La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

lunedì 5 giugno 2017

Le contorsioni di Pd, M5s e Forza Italia sulla legge elettorale

di Giulio Marcon
Vedere in Commissione Affari Costituzionali (durante la discussione sulla legge elettorale) il Movimento 5 Stelle non votare a favore del voto disgiunto (tra candidato al collegio uninominale e lista proporzionale) come succede in Germania e non votare a favore delle preferenze (che a noi non piacciono, ma che sono state esaltate in questi anni dal movimento di Beppe Grillo) fa un certo effetto. E colpisce vedere i 5 Stelle dare il via libera al listino (che porterà in parlamento il 65% dei parlamentari), dopo avere sparato a palle incatenate contro i capilista bloccati. Dicono che "uno vale uno", ma per questa elegge elettorale "uno vale per tutti": il capo.
Dopo tante parole di condanna dei nominati dai partiti, 5 stelle, PD e Forza Italia si ritrovano insieme a respingere tutti gli emendamenti (molti di Sinistra Italiana-Possibile) che provavano ad avvicinare il testo dell'on. Fiano del PD al modello tedesco (che molti a parole vogliono, ma nei fatti evitano): il voto disgiunto (al candidato e alla lista), l'accesso alla quota proporzionale a chi vince tre collegi, la "sfiducia costruttiva" ed altro ancora. Dopo tante parole sulla partecipazione popolare e l'apertura della politica ai cittadini, 5stelle e PD si ritrovano insieme in una disposizione vessatoria sulla presentazione delle liste alle elezioni: serviranno (per chi non è già presente in parlamento) non meno di 120mila firme per presentare i candidati in tutti i collegi. È una norma contro la partecipazione dei cittadini che non fanno parte dei partiti tradizionali. Speriamo che la norma cambi e che il PD, 5 Stelle e Forza Italia non boccino i nostri emendamenti per ridurre il numero di firme necessario.
Ieri poi è stato approvato in Commissione un emendamento che è stato "venduto" da PD e 5stelle come il superamento dei capilista bloccati. Falso. Certo, molto meglio partire per l'assegnazione dei seggi dai collegi uninominali e poi passare al listino bloccato che non viceversa (com'era all'inizio: uno sconcio), ma ciò non basta e non toglie che il 65% degli eletti siano comunque dei nominati (nei listini) e l'altro 35% (nei collegi) in parte pure (la croce si mette sul simbolo del partito e non sul candidato). Il sistema elettorale sembra sempre di più un fritto misto di modello tedesco e "provincellum" con qualche spruzzata di porcellum.
Quello che è certo, però, è che questo nuovo sistema in discussione in commissione decreta la fine del maggioritario (miseramente fallito in questi 25 anni e che ha distorto la politica e la democrazia in Italia) e apre le porte ad un impianto proporzionale della legge elettorale. E questo è un bene. Era ora: è questo un modo per ridare spazio ad una visione corretta della rappresentanza. Ma il diavolo si nasconde nei dettagli. E le prossime ore - con il dibattito in aula alla Camera - ci chiariranno se andiamo verso un modello accettabile di sistema proporzionale (che non sarà certamente il tedesco, di cui ha solo lo sbarramento al 5%) con garanzie, trasparenza e vero rispetto della rappresentanza o se il traguardo sarà quello di un pasticcio giuridico e politico con norme sbagliate e dagli esiti imprevedibili.
Di certo non ha aiutato la forzatura sui tempi. Abbiamo aspettato per 5 mesi il dibattito e le primarie del PD e ora in pochi giorni bisogna approvare con fretta compulsiva (solo per anticipare le elezioni di qualche mese) una legge fondamentale per la democrazia del nostro paese ed il funzionamento delle istituzioni. E questo è stato un grave errore.

Fonte: Huffington Post - blog dell'Autore 

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