La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

domenica 16 agosto 2015

Il lato negativo della mobilità della manodopera

di Paul Krugman
La teoria delle aree monetarie ottimali (OCA) è una di quelle parti vecchio stile della macroeconomia – come l’IS-LM, il concetto della trappola della liquidità e la teoria della stagnazione secolare – che si è rivelata estremamente rilevante e utile al mondo dopo il 2008. Dunque questa è una versione del motto di Mark Thoma che un nuovo pensiero economico implica la lettura di libri vecchi (o, in questo caso, articoli). Tuttavia qualche cosa nuova in effetti la impariamo. E ciò che abbiamo imparato di recente, è il mio parere, è che la mobilità della manodopera – che era ritenuta un bene e un prerequisito per l’unione monetaria – è in realtà molto più problematica di quanto sapevamo.
Nella mia storia intellettuale piuttosto stilizzata dobbiamo la teoria delle OCA a tre protagonisti principali: Robert Mundell, Ron McKinnon e Peter Kenen. Tutti e tre assumevano, realisticamente, che salari e prezzi erano vischiosi e che dunque fissare il proprio tasso di cambio o adottare una moneta condivisa impone costi in termini di una maggior difficoltà di adeguamento a “shock asimmetrici” che deprimono la propria economia in rapporto con quella di partner commerciali.
Questi costi devono essere confrontati con i vantaggi del rendere più agevole e più certo fare affari attraverso i confini. La questione diviene allora come le caratteristiche di un’economia incidono su tale compromesso.
Nella versione originale di Mundell la questione chiave era la mobilità della manodopera: se i lavoratori si muovevano liberamente e rapidamente da regioni di discesa e regioni in crescita, gli shock asimmetrici diventavano un problema molto minore. Uno degli argomenti utilizzati dagli euroscettici statunitensi era che l’Europa era meno adatta a una moneta unica perché non disponeva dell’estrema mobilità interstatale della manodopera degli Stati Uniti.
McKinnon offriva un criterio diverso: la quota dei beni commerciabili a distanza nella produzione; fondamentalmente ciò richiedeva che gli aggiustamenti relativi di prezzo fossero minori in economie aperte e anche che un maggior numero di transazioni avrebbe accresciuto i benefici di una moneta comune.
Infine Kenen sosteneva che l’integrazione fiscale, o la sua assenza, era cruciale; che era molto importante che le regioni depresse godessero di ammortizzatori sotto forma di minori tasse e di ricezione di maggiori facilitazioni dal centro.
Dunque che cosa abbiamo imparato? Direi che abbiamo imparato che Kenen batte Mundell, che in assenza di un’efficace integrazione fiscale la mobilità della manodopera rende un’unione monetaria peggiore, non migliore.
L’ho già detto, ma sembra valga la pena di sottolinearlo di nuovo alla luce di questo articolo del Financial Timessulla “tempesta demografica perfetta” del Portogallo. La crisi debitoria in Portogallo, risulta, appare in modo allarmante come un innesco di una spirale economica mortale: un’economia depressa sta determinando un’emigrazione su vasta scala di portoghesi in età lavorativa (e anche una bassa fertilità, anche se essa richiederà più tempo per incidere significativamente), indebolendo la base fiscale e rendendo ancor più difficile un’uscita dalla crisi. Non è facile come ciò finisca prima di restare con una nazione superstite di vecchi senza alcuna risorsa per averne cura.
Le economie regionali degli Stati Uniti sono meno vulnerabili a questo genere di cose anche se la nostra integrazione fiscale imperfetta può ancora far sì che si verifichino in una certa misura: Puerto Rico è anch’esso in una specie di spirale mortale di emigrazione e di tensione fiscale, ma il grado di difficoltà è molto minore grazie alla rete nazionale di sicurezza.
Ma il punto è che l’Atto Unico Europeo che, tra altre cose, doveva preparare il terreno alla moneta condivisa, può in realtà aver interagito con il fallimento nell’integrare le questioni fiscali, in modo tale da creare un genere interamente nuovo di catastrofe.
Il vostro allegro pensierino sull’euro della giornata.

Originale: http://krugman.blogs.nytimes.com/?_r=0
traduzione di Giuseppe Volpe
Traduzione © 2015 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0

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