La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

domenica 16 agosto 2015

Migranti nel Mediterraneo tra l'incudine e il martello

di Belen Fernandez
In un recente rapporto la Commissione di inchiesta dell’ONU per i Diritti Umani in Eritrea, ha trovato che tali diritti sono infrequenti nella nazione africana. Rilevando un contesto complessivo di totale mancanza di norma giuridica,” la Commissione ha suggerito che le violazioni del governo eritreo “nelle aree di esecuzioni extragiudiziali, la tortura (compresa quella di tipo sessuale), il servizio nazionale e il lavoro forzato possono costituire crimini contro l’umanità.”
Il servizio militare nazionale che è “indefinito” per durata e che quindi favorisce “pratiche di tipo schiavista,” significa che lo stato ha un gruppo permanente di individui che possono essere messi a lavorare con la forza. A causa di questa penosa situazione nazionale, l’ONU stima che 5.000 persone al mese fuggano dall’Eritrea, e molte di queste attraversano l’Etiopia, il Sudan e la Libia e poi salgono a bordo di imbarcazioni decrepite dirette in Europa (o, a seconda dei casi, verso il fondo del mare). Il governo eritreo, d’altra parte, ha un’opinione leggermente diversa delle cose. Secondo il ministero degli Esteri del paese, l’esodo è una conseguenza non di violazioni arbitrarie dei diritti umani, ma piuttosto di progetti di traffico di esseri umani: “Il principale obiettivo di questo crimine organizzato è di impedire che l’Eritrea e la sua gente difendano la loro sovranità disperdendo e indebolendo le loro risorse umane.”
Inoltre, secondo la posizione ufficiale, la cifra di 5.000 migranti al mese è esagerata – e parte dell’esagerazione presumibilmente si deve ad altri tipi di migranti africani che sostengono di essere di nazionalità eritrea allo scopo di avere asilo politico. Il mese scorso la Reuters ha riferito che l’Ambasciatore eritreo Tesfamicael Gerahtu ha detto a loro che “c’era una ‘cospirazione’ internazionale per ‘macchiare’ l’Eritrea, dicendo che le nazioni occidentali erano state in parte influenzate ad agire contro di essa dai rivali nella regione.”
L’Italia, per prima cosa, sembra che stia facendo proprio il gioco dei cospiratori dato che il ministero degli esteri registra un totale di 34.329 arrivi di eritrei sulle spiagge del paese l’anno scorso. Nei primi sei mesi di quest’anno sono stati contati 18.676 eritrei in entrata.
Collegato a questo: La creazione della crisi dell’immigrazione. Durante una mia recente visita a Roma, ho avuto l’occasione di visitare il Centro Baobab vicino alla stazione ferroviaria Tiburtina, una struttura che provvede alle necessità dei migranti eritrei in transito verso l’Europa settentrionale. Ero accompagnata da Ahmad Al Rousan, mediatore culturale che opera con Medici Senza Frontiere (MSF) che fornisce un primo soccorso psicologico ai migranti traumatizzati, oltre ad altri servizi. Da maggio, MSF ha contribuito a salvare la vita di oltre 11.000 immigrati con operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo.
Al Rousan mi ha detto che, secondo i volontari che gestiscono il Centro Baobab, il luogo è destinato a ospitare tra le 170 e le 180 persone, ma talvolta ne alloggia fino a 800. Quando l’ho visitato, tra le persone ospitate c’era un neonato di due settimane, che si dice sia nato su una spiaggia in Libia poco prima di salpare per l’Europa, e una giovane donna che piangeva in maniera irrefrenabile perché aveva appena saputo che suo fratello era stato rapito mentre tentava di mettersi in viaggio per l’Italia. Il rapimento è un ostacolo normale per i migranti diretti in Europa e spesso costa alle famiglie migliaia di dollari liberare il viaggiatore dalla prigionia. Tra le altre normali caratteristiche del processo di migrazione ci sono: la tortura, le percosse, e la violenza sessuale – particolari specialità nei centri libici di detenzione degli immigrati. All’inizio di quest’anno Amnesty International ha citato la testimonianza di un detenuto che ha descritto la morte di una donna incinta provocata dalle botte che le avevano dato i funzionari del centro di detenzione.
Però la vera vittima dell’intero panorama è, naturalmente, il governo eritreo le cui “risorse umane” vengono “disperse e indebolite” dalle cospirazioni internazionali. Come osserva la Reuters, l’Eritrea ha “da lungo tempo accusato il suo vicino molto più grande, l’Etiopia…e altri paesi nella regione di tentare di destabilizzarla.”
Sembrerebbe, tuttavia, che il regime Eritreo stia facendo un lavoro piuttosto buono di destabilizzazione. A Roma ho parlato con “Jerry”, un immigrato eritreo ventenne che è arrivato in Sicilia nel 2013 dopo un viaggio straziante attraverso il Mediterraneo. Facendo delle osservazioni sull’impossibilità di programmare un futuro quando si è condannati a un’eternità di servizio militare, Jerry sosteneva che “l’unica cosa che si può sperare è andare via.”
E mentre gli italiani e altri europei si lamentano, si disperano e si fanno prendere da attacchi di rabbia per la percepita invasione di immigrati nello spazio concesso loro da Dio, è importante ricordare che la tendenza di questa migrazione è radicata in secoli di comportamento militare ed economico destabilizzante delle – tra gli altri – componenti della “Fortezza Europa.” Dopo tutto, il saccheggio coloniale e imperiale di un continente comporta necessariamente ripercussioni a lungo termine. Sfortunatamente, certi tipi di memoria collettiva e di auto consapevolezza tendono a essere a breve termine – è il motivo per cui si finisce con il trovarsi in una situazione in cui gli ex colonizzatori europei criminalizzano sfacciatamente il movimento umano in direzione opposta.
Riguardo all’attuale era di saccheggio superficialmente più gentile, noto come globalizzazione, Jesse A. Myerson scrive sul Jacobin Magazine: “Gli accordi multinazionali di libero commercio, le istituzioni finanziarie sovranazionali, e le imprese transnazionali assicurano che il capitale possa fluttuare tra le nazioni con tutta la facilità di una farfalla Monarca. Il lavoro, d’altra parte, rimane sotto la giurisdizione degli stati ossessionati dai confini.”
Ma poiché i lavoratori vogliono ancora fare normali cose umane come mangiare e sperare, inevitabilmente sfideranno le frontiere imposte, con innumerevoli migranti che periranno per nessun altro reato se non quello di essere nati dalla parte sbagliata della recinzione. Per questa realtà criminale, i governi violenti e i contrabbandieri di esseri umani non sono certo le uniche entità da incolpare. Anche i confini sono una violazione dei diritti umani.

Originale : teleSUR English
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2015 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0

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