La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 18 agosto 2015

Prova di greco per Merkel

di Jacopo Rosatelli
L’appuntamento a Ber­lino con il voto del Bun­de­stag è fis­sato per domani, ma forse già sta­sera si cono­scerà la noti­zia che è attesa in molte can­cel­le­rie d’Europa: quanti demo­cri­stiani tede­schi dis­si­denti vote­ranno con­tro il «piano di sal­va­tag­gio» della Gre­cia. Alle 19 dovrebbe riu­nirsi il gruppo par­la­men­tare Cdu/Csu per ascol­tare le comu­ni­ca­zioni della can­cel­liera Angela Mer­kel e pro­ba­bil­mente — è una prassi comune da que­ste parti — verrà effet­tuata una «vota­zione di prova». Subito dopo il dram­ma­tico «accordo» di Bru­xel­les furono 60 i depu­tati demo­cri­stiani a disob­be­dire a Mer­kel e al mini­stro Wol­fgang Schäu­ble (che ieri ha invi­tato con una let­tera i par­la­men­tari a votare sì), rifiu­tan­dosi di auto­riz­zare il governo a intra­pren­dere le for­mali trat­ta­tive per l’intesa con Atene che vale 86 miliardi di cre­diti e una pesante lista di «riforme». Ora c’è chi ipo­tizza che il numero di oppo­si­tori interni possa essere ulte­rior­mente cresciuto.
L’approvazione del cosid­detto «pac­chetto di aiuti» è, in ogni caso, più che scon­tata: la mag­gio­ranza di grosse Koa­li­tion, che com­prende ovvia­mente anche i social­de­mo­cra­tici della Spd, dispone di un mar­gine enorme sull’opposizione for­mata da Linke e Verdi (504 con­tro 127). Quel che conta, però, è il dato poli­tico, legato soprat­tutto alla discus­sione in corso sull’alleggerimento del debito elle­nico — uno degli obiet­tivi prin­ci­pali di Ale­xis Tsi­pras. Il Fondo mone­ta­rio rac­co­manda di alleg­ge­rire i greci da un debito inso­ste­ni­bile, rifiu­tan­dosi in caso con­tra­rio di par­te­ci­pare al finan­zia­mento di Atene. L’ultra-ortodosso Schäu­ble è con­tra­ris­simo, men­tre la can­cel­liera appare timi­da­mente dispo­ni­bile a pren­dere in con­si­de­ra­zione l’ipotesi. Un’estesa fronda nelle pro­prie file, però, potrebbe ren­derle più com­pli­cato per­cor­rere quella strada.
Se la que­stione del debito greco è il tema prin­ci­pale, qual­che franco tira­tore potrebbe agire mosso anche da altre logi­che: Mer­kel, al decimo anno da can­cel­liera, lea­der indi­scussa senza forti rivali interni, per una parte del mondo demo­cri­stiano è troppo poco «con­ser­va­trice» e guarda troppo a sini­stra. Non è fan­ta­po­li­tica pen­sare che i set­tori più di destra di Cdu e Csu stiano comin­ciando a desi­de­rare un suo inde­bo­li­mento, che possa even­tual­mente indurla a rinun­ciare a pre­sen­tarsi, nel 2017, per un quarto man­dato alla guida del governo.
Un dibat­tito, quello sulla can­di­da­tura a can­cel­liere, che a dire il vero attra­versa soprat­tutto la Spd, dove regna per ora molta incer­tezza. Il lea­der del par­tito e vice­can­cel­liere, Sig­mar Gabriel, ha da poco assol­dato un nuovo con­su­lente stra­te­gico: una noti­zia che non meri­te­rebbe grande atten­zione se non fosse che lo spin doc­tor in que­stione, Tho­mas Hüser, era fino all’anno scorso iscritto alla Cdu di Mer­kel. Al di là dell’imbarazzante aned­doto, quel che più conta è la sostanza poli­tica: il nuovo con­si­gliere è un fiero soste­ni­tore di una «svolta al cen­tro» dei social­de­mo­cra­tici. Il modello? La poli­tica dell’ex can­cel­liere Gerhard Schrö­der, quello delle «riforme» dello stato sociale e del mer­cato del lavoro.
Forti cri­ti­che alla scelta di Gabriel si levano dalla sini­stra del par­tito, e grande irri­ta­zione tra­pela anche dall’entourage di Han­ne­lore Kraft, la gover­na­trice del Nordreno-Westfalia, pro­ba­bil­mente la figura attual­mente più popo­lare fra i social­de­mo­cra­tici. La linea che sug­ge­ri­sce il nuovo con­si­gliere di Gabriel è, ovvia­mente, di chiu­sura verso l’ipotesi di alleanza con Linke e Verdi: oltre l’intesa con gli eco­lo­gi­sti non si può andare.
Al di là delle idee dell’ineffabile spin doc­tor Hüser, una coa­li­zione pro­gres­si­sta «rosso-rosso-verde» è una pos­si­bi­lità che, ad oggi, risulta effet­ti­va­mente molto remota: la vicenda greca non ha fatto che acuire le ten­sioni e aumen­tare le distanze, in par­ti­co­lare fra social­de­mo­cra­tici e Linke. L’orizzonte del 2017, tut­ta­via, è ancora lon­tano e le carte potranno ancora spa­ri­gliarsi: due anni, in poli­tica, sono un’eternità.

Fonte: Il manifesto

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.