La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 24 settembre 2015

La speculazione perduta del giovane rentier sulla vita

di Andrea Capocci
Da semi-sconosciuto al pub­blico, è diven­tato «l’uomo più odiato da Inter­net» in poche ore. E dif­fi­cil­mente gli si può voler bene: si chiama Mar­tin Shkreli e a soli 32 anni ha già un note­vole cur­ri­cu­lum da spre­giu­di­cato (e fal­li­men­tare) mana­ger di fondi di inve­sti­mento. Già pro­ces­sato per insi­der tra­ding e per le minacce ai suoi dipen­denti, attual­mente è ammi­ni­stra­tore dele­gato della Turing Phar­ma­ceu­ti­cal, una start-up che di inno­va­tivo ha ben poco. La sua spe­cia­lità, infatti, è la ven­dita a prezzi esor­bi­tanti di far­maci com­prati da altre case far­ma­ceu­ti­che a prezzi strac­ciati. L’ultima «pro­dezza» di Shkreli riguarda un far­maco deno­mi­nato Dara­prim, uti­liz­zato con­tro malat­tie gravi come toxo­pla­smosi e mala­ria. Per deci­sione di Shkreli, lo scorso wee­kend il prezzo di una pil­lola di Dara­prim è salito da 13,5 a 750 dol­lari. Nel 2014, le ven­dite di Dara­prim in far­ma­cia hanno sfio­rato i dieci milioni di dol­lari. Il mana­ger ha giu­sti­fi­cato l’aumento con la neces­sità di inve­stire mag­gior­mente in ricerca.
Par­ziale dietrofront
La comu­ni­ca­zione non è la spe­cia­lità di Shkreli. L’impennata del Dara­prim, infatti, non è pas­sata inos­ser­vata, e ha sca­te­nato la pro­te­sta delle asso­cia­zioni dei malati di Aids, tra i quali la toxo­pla­smosi ha un’elevata inci­denza, e dei media Usa di ogni orien­ta­mento poli­tico. Nel giro di quarantott’ore, Shkreli ha dovuto comu­ni­care in prima serata tele­vi­siva un par­ziale die­tro­front, anche se non ha saputo spe­ci­fi­care il nuovo prezzo del Daraprim.
Il lieto fine però non chiude la vicenda, per­ché il caso della Turing Phar­ma­ceu­ti­cals non è affatto iso­lato. La pra­tica di innal­zare improv­vi­sa­mente il prezzo dei far­maci «tra­scu­rati» dal mer­cato era già nel mirino di un’azione par­la­men­tare volta a chia­rire altri aumenti sospetti da parte di altre case far­ma­ceu­ti­che. Sotto esame un anti­bio­tico salito da 500 a 10800 dol­lari (Subito dopo l’annuncio di Shkreli, i depu­tati demo­cra­tici Ber­nie San­ders (sfi­dante di sini­stra alle pri­ma­rie per la can­di­da­tura pre­si­den­ziale) e Eli­jah Cum­mings ave­vano annun­ciato un’azione anche nei con­fronti della Turing Phar­ma­ceu­ti­cals. La que­stione del prezzo dei far­maci è finita così al cen­tro della cam­pa­gna elettorale.
L’affaire Shkreli, infatti, dimo­stra il fal­li­mento del libero mer­cato nel garan­tire la mas­sima dif­fu­sione di un bene essen­ziale come un far­maco. Per una volta, però, non è colpa dei bre­vetti: il Dara­prim è un far­maco in com­mer­cio dal 1953, e il bre­vetto sulla sua pro­du­zione è sca­duto da decenni. Dun­que, qua­lun­que azienda potrebbe met­tere in cir­co­la­zione un far­maco gene­rico a prezzi più con­ve­nienti. Ma la stra­te­gia per elu­dere la con­cor­renza esi­ste, e si chiama «distri­bu­zione controllata».
Uffi­cial­mente serve a limi­tare la cir­co­la­zione di medi­cine poten­zial­mente peri­co­lose. Invo­cando la stessa clau­sola per il Dara­prim, però, la Turing Phar­ma­ceu­ti­cals rie­sce a impe­dire che le società con­cor­renti acqui­stino cam­pioni del far­maco neces­sari per i test com­pa­ra­tivi pre­li­mi­nari alla com­mer­cia­liz­za­zione di un gene­rico. Se que­sta pra­tica sia in accordo con le leggi anti-trust verrà pre­sto deciso dalla corte distret­tuale del New Jer­sey, chia­mata a scio­gliere una con­tro­ver­sia ana­loga tra altre due far­ma­ceu­ti­che, Mylan e Cel­gene. A causa della cre­scita costante dei prezzi dei far­maci, secondo alcune stime circa cin­quanta milioni di ame­ri­cani hanno dovuto rinun­ciare alle medi­cine per il loro costo eccessivo.
Secondo alcuni media, la vicenda rap­pre­senta una vit­to­ria poli­tica di San­ders, che in piena cam­pa­gna elet­to­rale ha visto i media e l’intero arco poli­tico dar­gli ragione con­tro un avver­sa­rio sim­bo­lico come Mar­tin Shkeli. San­ders è anche il fir­ma­ta­rio di una pro­po­sta di riforma del mer­cato far­ma­ceu­tico che, secondo la rivi­sta «Time», avvi­ci­ne­rebbe il sistema sta­tu­ni­tense a quello euro­peo che (almeno in teo­ria) garan­ti­sce un accesso alle cure più uni­ver­sale. San­ders punta a creare un’agenzia che negozi con le case far­ma­ceu­ti­che il prezzo dei far­maci a nome dei milioni di cit­ta­dini ame­ri­cani assi­stiti dallo stato per­ché non pos­sono per­met­tersi un’assicurazione sanitaria.
Il sol­lievo della lobby
Presa in con­tro­piede, anche Hil­lary Clin­ton (can­di­data alla pre­si­denza ben più accre­di­tata di San­ders) si è pre­ci­pi­tata ad annun­ciare un suo pro­getto di legge che limiti il prezzo dei far­maci. Tra le pro­po­ste, c’è quella di con­sen­tire l’importazione dall’estero di far­maci ven­duti a prezzi più bassi. Si tratta di una stra­te­gia attuata finora soprat­tutto dai paesi in via di svi­luppo stroz­zati dalle cor­po­ra­tion, e fa pen­sare che ora se ne parli a pro­po­sito degli Stati Uniti. Seb­bene più mode­rata di quella di San­ders, la pro­po­sta di Clin­ton è bastata ad allar­mare i mer­cati. Le società bio­tec­no­lo­gi­che quo­tate a Wall Street hanno perso in media quasi il 5% in un giorno.
Non festeg­giano, però, solo i soste­ni­tori demo­cra­tici e le asso­cia­zioni dei pazienti. Anche la Phar­ma­ceu­ti­cal Research and Manu­fac­tu­rers of Ame­rica, la lobby che rac­co­glie le case far­ma­ceu­ti­che più impor­tanti, ha tirato un sospiro di sol­lievo dopo il passo indie­tro di Shkreli. La spa­rata del gio­vi­na­stro aveva atti­rato nuove ire su Big Pharma, che non ha certo biso­gno di cat­tiva pub­bli­cità visti gli scan­dali quasi quo­ti­diani che la coin­vol­gono. Vedere asso­ciata la pro­pria imma­gine a quella di Shkreli sarebbe stato un enne­simo brutto colpo. Ora si tratta solo di far cal­mare le acque. E di met­tere al lavoro i lob­by­sti di Washington.

Fonte: il manifesto 

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