La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

domenica 13 settembre 2015

Renzi si dà al tennis per vincere facile

di Roberto Ciccarelli
Il colpo di scena era atteso. Per non affron­tare una giunta regio­nale tar­gata Pd che ha votato il ricorso alla Con­sulta con­tro la riforma della scuola e mar­tedì uffi­cia­liz­zerà la par­te­ci­pa­zione al fronte refe­ren­da­rio delle 5 regioni meri­dio­nali con­tro le tri­vel­la­zioni in Adria­tico e in Basi­li­cata, ieri Mat­teo Renzi ha diser­tato l’inaugurazione della 79° edi­zione della Fiera del Levante a Bari ed è scap­pato a New York per assi­stere alla finale dello Us Open tra Roberta Vinci e Fla­via Pennetta.
Nello sto­ry­tel­ling del poli­tico vin­cente, la spet­ta­co­lare fuga da un con­flitto che dan­neg­gerà il governo ha il sapore di una «scom­messa win-win». In ogni caso, la finale di ten­nis ha avuto una vin­ci­trice ita­liana. Ha vinto il made in Italy, quindi Renzi che ha iden­ti­fi­cato il pro­prio ruolo in quello del mana­ger o ven­di­tore di «eccel­lenze» ita­liane nel mondo: dalla cre­scita del Pil alle mac­chine agli spor­tivi fino ai pro­dotti caseari, ripete: «Siamo in Cham­pions Lea­gue»; «Lo dico senza pro­blemi e lo dico in base ai numeri: l’Italia ha svol­tato. Punto». E così via eccel­lendo, usando la reto­rica spor­tiva, meta­fora della com­pe­ti­zione sul mer­cato e della meritocrazia.
L’importante è tenersi lon­tano dalla «sfiga»: disoc­cu­pa­zione, povertà, dalle con­te­sta­zioni annun­ciate, dai meri­dio­nali «chia­gni e fotti», dai numeri da bri­vidi scritti nero su bianco dall’anticipazione del rap­porto Svi­mez pub­bli­cato in estate. Per essere sma­glianti nella società dello spet­ta­colo non biso­gna attar­darsi a spie­gare per­ché al Sud il governo taglia 3,5 miliardi di euro di fondi per finan­ziare gli incen­tivi alle imprese per il Jobs Act; impone lo Sblocca Ita­lia basato sul capi­ta­li­smo estrat­tivo, le ener­gie fos­sili, le grandi opere; obbliga 7 mila docenti pre­cari meri­dio­nali a emi­grare nelle regioni del Nord.
Troppi det­ta­gli, troppi con­te­nuti. Renzi ha accen­nato a 15 accordi ter­ri­to­riali con altret­tante isti­tu­zioni locali, basati su un mec­ca­ni­smo pre­miale: «Si elen­cano le cose da fare, come, chi, quando e con quali risorse». Nulla più di que­sto. Il master­plan per il Sud pro­messo ad ago­sto resta un lon­tano annun­cio estivo.
Il nuovo epi­so­dio dell’epopea «Renzi scappa» — una mappa com­pleta si può tro­vare su Giap!, il sito del col­let­tivo degli scrit­tori bolo­gnesi WuMing — è stato accolto con iro­nico fair-play dal gover­na­tore pugliese Michele Emi­liano che si è unito all’elogio dell’italianità vin­cente, decli­nan­dola sul genus loci pugliese: «Sic­come io non potevo andare a New York — ha iro­niz­zato — ho chie­sto a Renzi se mi poteva sosti­tuire per soste­nere le nostre due atlete». L’assenza del pre­mier? «Il governo è imper­so­nale, noi col­la­bo­riamo con il governo, il che non signi­fica cieca obbe­dienza. Renzi è un amico, ha fatto bene ad andare a New York: è una que­stione di Stato». Poi uno slan­cio d’orgoglio, applau­dito dalla pla­tea: «Come la recu­pe­riamo la que­stione meri­dio­nale? Atten­diamo che la pro­messa del governo di esen­tare i cofi­nan­zia­menti dal patto di sta­bi­lità sia imme­dia­ta­mente man­te­nuta. Que­sta cosa la dob­biamo fare!».
Il sot­to­se­gre­ta­rio Clau­dio De Vin­centi ha defi­nito «ridi­cole» le pole­mi­che di Sal­vini, Fitto o della Cgil Puglia sull’assenza di Renzi. Si è detto d’accordo con chi vuole che il Frec­cia­rossa rag­giunga entro il 2018 anche Lecce da Milano e ha difeso il gasdotto Tap: «Un’opera stra­te­gica». A quel punto i sin­daci di Ver­nole o Melen­du­gno si sono alzati e hanno lasciato la sala. «Sono pro­vo­ca­zioni. Vogliamo modelli di svi­luppo alter­na­tivi» gli hanno rispo­sto.
Que­sto è uno dei pro­blemi del Sud che aspet­tano Renzi al ritorno dalle vit­to­rie ten­ni­sti­che altrui. La Puglia si trova inol­tre al cen­tro dell’opposizione delle regioni meri­dio­nali con­tro lo Sblocca Ita­lia. Mar­tedì 15 i capi­gruppo sono stati con­vo­cati dal pre­si­dente del Con­si­glio regio­nale Mario Loizzo (Pd) per deci­dere sull’approvazione della deli­bera sul refe­ren­dum abro­ga­tivo dello Sblocca Ita­lia. Così faranno anche Veneto, Abruzzo, Molise, Mar­che, Sici­lia, Basi­li­cata e Calabria.
La con­ferma che Emi­liano stia pro­ce­dendo in dire­zione con­tra­ria a Palazzo Chigi e al Pd di Renzi è venuta in serata quando la giunta regio­nale riu­nita alla fiera del Levante ha con­fer­mato che impu­gnerà la riforma della scuola davanti alla Corte Costi­tu­zio­nale. Se non è una dichia­ra­zione di guerra, le asso­mi­glia. Fin­ché ci riu­scirà Emi­liano con­ti­nuerà a inter­pre­tare un dop­pio ruolo: un giorno «amico» del pre­si­dente del con­si­glio, un altro «nemico» che insi­dia il ruolo del segre­ta­rio di par­tito, e vice­versa. La sin­tesi popu­li­sta dell’uomo di lotta e di governo.

Fonte: il manifesto

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