La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

lunedì 30 novembre 2015

Da Lampedusa a Calais, a Marsiglia tre giorni No Borders

di Daniela Galié e Giulio Morucci
Da quando l’Europa ha iniziato a rafforzare le proprie frontiere per controllare e contenere il flusso di migranti, provenienti perlopiù dalla Siria, in ogni luogo di confine si sono create delle reti solidali e dei movimenti di lotta in supporto ai transitanti. In questo contesto si è inserito il movimento No Borders che ha avuto il suo momento di massima diffusione in Europa nel pieno della crisi migratoria e dei nuovi conflitti in Medio Oriente.
Marsiglia è la prima delle grandi città francesi sulla rotta di transito dopo Ventimiglia e da mesi vive il passaggio di migliaia di rifugiati dall’Italia. Il Collectif de Soutien migrant 13 si è costituito con l’obbiettivo di trovare una soluzione pratica e immediata per fronteggiare il problema dell’accoglienza e con l’idea di creare un percorso geografico e politico con le altre realtà No Borders.
Il collettivo marsigliese ha invitato quindi ad un incontro internazionale di 3 giorni diversi attivisti francesi, italiani, tedeschi e spagnoli per confrontarsi sulle rispettive pratiche di intervento solidale e organizzare una rete di lavoro comune a livello transnazionale sul tema dell’apertura delle frontiere e dell’accoglienza.
L’invito è stato raccolto dai No Borders italiani di Roma, Napoli, Genova, Milano e Ventimiglia e dai francesi di Parigi, Calais, Grenoble, Dijon, Mentone e Lione, oltre a Berlino e Madrid.
L’incontro si è svolto dal 20 al 22 novembre, all’interno del Manba, “la sorgente” in Sudanese, spazio occupato da migranti e marsigliesi nei mesi scorsi, e sotto sgombero già da diverse settimane. In Francia, infatti, è molto difficile creare degli spazi sociali capaci di possano resistere a lungo, al di fuori degli squat abitativi. La discussione si è articolata su più fronti nel tentativo di migliorare le connessioni reciproche, partendo dall'idea che una lotta contro le frontiere non possa essere organizzata solo a livello locale. Dagli interventi sono emerse diverse proposte, tra cui le più interessanti sono la creazione di un giornale transfrontaliero che sia una piattaforma di monitoraggio sul flusso migratorio da Lampedusa a Calais e l’istituzione di diversi Free Spot, in contrapposizione agli Hot Spot voluti dall’UE.
Uno dei momenti centrali della tre giorni è stato il corteo antirazzista organizzato dal Collectif de soutien migrant 13 che, nonostante le forti incertezze della vigilia dovute allo stato d’emergenza proclamato dopo gli attentati di Parigi, è stato il più partecipato degli ultimi anni a Marsiglia, dando un forte segnale a chi crede che la soluzione al clima di terrore sia la militarizzazione delle città.
Il corteo, dopo aver attraversato le vie del centro, è giunto nella periferia nord di Marsiglia, davanti al CRA, Centro di Detenzione Amministrativa, corrispettivo dei CIE italiani, dimostrando solidarietà ai reclusi. Il CRA è un luogo emblematico di questo periodo poiché, da un mese a questa parte, vi vengono rinchiusi gruppi di rifugiati arrestati a Calais, che il governo francese deporta in altre città della Francia, tra cui Marsiglia. Nei CRA vengono poi processati nell’arco di 2 giorni e immediatamente gli viene comunicato l’obbligo di lasciare il paese. Una forte azione repressiva attuata tramite la detenzione amministrativa e successivamente l'espulsione.
Il meeting è stato un importante momento di confronto tra realtà eterogenee che in Europa si stanno impegnando per creare pratiche di accoglienza e di assistenza efficaci, fuori dalle logiche statali. L'incontro di Marsiglia è il primo incontro di una rete che vuole allargarsi non solo a livello di azione pratica e di partecipazione, ma anche di analisi politica, con lo scopo di individuare i piedi d’argilla di un sistema cieco, che non vede nella migrazione una risorsa ma un problema da arginare.

Fonte: dinamopress.it

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