di Miguel Calzada
Il risultato delle elezioni spagnole ha lasciato sopra il tavolo un mucchio di numeri e calcoli di fronte al quale tutti i contendenti, nessuno di loro un grande matematico, vorrebbero far piazza pulita. Ecco, dove si trova il tasto “try again? Come fare un reset elettorale e tornare al voto per ottenere dei risultati diversi? Questa sembra essere oggi la domanda principale di tutte le forze.
Il Partido Popular (PP, la destra) vince l’elezioni con 7,2 milioni di voti, il 28,7% che la legge elettorale trasforma nel 35% dei seggi (123). Vittoria amara perché tanto lontana dalla maggioranza assoluta (176) della quale godevano dal 2011. Negli ultimi 4 anni il PP ha perso 3,6 milioni di voti e 63 seggi.
I socialisti del PSOE salvano la faccia e conservano il secondo posto con 5,5 milioni di voti, il 22% che la legge elettorale trasforma nel 25,7% dei seggi (90). Sono al minimo storico e hanno perso 1,4 milioni di voti e 20 seggi rispetto a 2011, quando dicevano di aver toccato il fondo. Ma negli ultimi tempi hanno capito che per loro le profonditá sono assai piú abissali.
Podemos, partito alla sinistra del PSOE fondato due anni fa, é la terza forza, in buona misura grazie ai voti presi in Galicia, Cataluña e Comunidad Valencia tramite alleanze fatte con i nazionalisti di sinistra. É cosí che raccolgono 5,1 milioni di voti, il 20,6% che la legge elettorale trasforma nel 19,7% dei seggi (69).
I liberisti di Ciudadanos pigliano 3,5 milioni di voti, il 13,9% che la legge elettorale trasforma nel 11,4% dei seggi (40).
Queste due nuove forze mettono fine al bipartitismo. Il fatto é che fino al 2011 praticamente il 75% dei votanti sceglieva PP o PSOE. Oggi c’é un 50% che non vuole piú sapere di nessuno dei due.
Poi ci ritroviamo la solita giungla dei partiti nazionalisti. Gli independentisti catalani prendono 17 seggi, 9 per ERC (sinistra, 600.000 voti) e 8 per Democracia i Llibertat (destra, antica CiU, il partito del president Artur Mas, poco piú di mezzo milioni di voti). I nazionalisti baschi di destra (PNV) 6 seggi e 300.000 voti; quelli di sinistra (Bildu) 2 seggi e 200.000 voti circa. Alle Isole Canarie il sempiterno partitino clientelare (Coalición Canaria) ce la fa come sempre con pochi voti (80.000) che valgono un seggio a Madrid.
La triste commediola si chiude con quello che é rimasto del partito comunista, un tempo denominato Izquierda Unida, oggi Unidad Popular. Perde 700.000 voti rispetto a 2011, tocca il suo minimo storico e viene ulteriormente schiacciato dalla legge elettorale. I suoi 900.000 voti sono un 3,6% che diventa un 0,5% in seggi, quindi soltanto 2 parlamentari. Se fossero andati coalizzati con Podemos i risultati sarebbero stati molto migliori per tutta la sinistra in quanto avrebbero ootenuto 14 seggi in piú di quelli attuali, togliendone 9 al Pp, 2 al Psoe e 4 a Ciudadanos.
Come si fa adesso? Nessuno lo sa. Le ostilitá sono così forti che rendono impossibile persino pensare a un governo di minoranza guidato dal Pp (quasi tutti voterebbero contro quasi tutte le proposte). Soltanto due coalizioni a 2 partiti hanno la maggioranza: una impossibile (PP+Podemos) e un’altra molto improbabile (PP+PSOE, cioé il suicidio finale del socialismo spagnolo). Se parliamo invece di coalizioni a 3, c’é la possibilitá anti-PP (PSOE+Podemos+Ciudadanos) che non si realizzerà soprattutto per il “problema catalano” (Podemos é favorevole a un referéndum consultivo, Ciudadanos contrario). Sarebbe possibile che il PSOE cambiasse posizione, accettando il referéndum in Cataluña per garantire a Pedro Sánchez il ruolo di presidente, attraverso i voti di Podemos+ERC+Democracia e Llibertat? Si tornerá a votare divisi in due grandi blocchi (PP+Ciudadanos VS PSOE+Podemos) togliendo cosí ogni senso alla esistenza stessa di Podemos e Ciudadanos (quelli che venivano per abbatere il bipartitismo)?
Come si é visto negli ultimi mesi, tutto puó cambiare in fretta (e tutti i sondaggi possono sbagliarsi). Ma oggi come oggi, la Spagna pare ingovernabile. La strategia della destra é sicuramente questa: alcuni mesi di non-governo sui temi caldi come la Catuña e nuovi elezioni… Se si realizzasse questo piano, il PP, molto probabilmente, otterrebbe una vittoria con il margine necessario per governare, perché farebbe passare il messaggio che la nuova politica produce solo disordine, che il sistema si sta “italianizzando” (diversi giornali e TV l’hanno giá detto) e che solo il PP puó mettere ordine (sicuramente tramite alleanza con Ciudadanos).
Quale deve essere la strategia della sinistra? Prima fare i compiti malfatti in passato: Podemos e Izquierda Unida devono essere uno, qualsiasi altra scelta é puro infantilismo politico. Poi, valutare se il futuro si trova sognando che il PSOE possa cambiare oppure avendo un po’ piú di pazienza e cercando accordi puntuali su temi specifici, sia con il PSOE (sanitá, educazione) sia con Ciudadanos (riforma della legge elettorale). Vada come vada, con i numeri di adesso queste opzioni neanche ci sono.
Fonte: ParolaPolitica
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