di Alessandro Dal Lago
Come ha chiarito Renzi, il rinvio dell’abolizione del reato di immigrazione clandestina ha un significato «psicologico». In un momento in cui la presenza degli immigrati è collegata dall’opinione pubblica alla violenza contro le donne o al terrorismo, l’abolizione del reato farebbe perdere consensi a favore della Lega, di Grillo e persino dell’agonizzante Forza Italia. Non importa che il reato sia giuridicamente dubbio e penalmente ininfluente e che i tecnici che dovrebbero applicare la relativa norma, cioè i magistrati, la considerino controproducente. Quella che conta è la «percezione dell’insicurezza», cioè un’emozione. La psicologia vince. La realtà perde.
D’altra parte, questa è la dimensione dell’irresistibile ascesa di Trump a candidato repubblicano negli Usa, dei bombardamenti di Hollande e dello stato permanente di eccezione in Francia, della chiusura delle frontiere nell’Europa dell’est e della xenofobia che monta dovunque: la psicologia, la percezione, il panico. Ma di che parliamo? Di un sentimento diffuso, empiricamente avvertibile, reale, che produce un discorso collettivo – o di un discorso mediale che produce la sensazione collettiva? La differenza c’è, ed è tra senso della realtà e spirale incontrollabile di allarmismo e luoghi comuni xenofobi, tra gestione di un fenomeno complesso e scorciatoie forcaiole, tra nervi saldi e grida di vendetta («Non avete voluto fare la guerra all’Isis? Ed ecco che pagano le nostre donne!», questa è l’acuta analisi di un ex gauchiste nostrano su un giornale di destra).
Se parliamo di qualche centinaio di mentecatti, in grande maggioranza stranieri, tra cui alcuni rifugiati (sembra), che nella notte di San Silvestro a Colonia, hanno lanciato petardi ad altezza d’uomo, scippato e molestato sessualmente decine di donne, e violentato due – ebbene stiamo parlando di realtà (che sarà ovviamente verificata in sede giudiziaria). Ed è più o meno quella emersa, in questi giorni, sulla stampa tedesca, che in generale, tranne i giornali più populisti, è stata molto attenta a non scambiare l’emozione del momento per politica sull’immigrazione. Ma se si parla, come è avvenuto a caldo in Italia, di «decine di donne stuprate», di «migliaia di immigrati ubriachi che imperversano davanti alla cattedrale di Colonia», di «orrende notizie che non vorremmo dare» (ma che vengono date con evidente soddisfazione), non si fa un buon servizio né al giornalismo né alla realtà. E tanto meno alla libertà delle donne.
Che oggi, in Europa, abitata da poco meno di 500 milioni di abitanti, di cui più o meno la metà appartiene al genere femminile, le donne non siano più libere di uscire la sera, per la presenza di immigrati, ovviamente musulmani, è un’idiozia enorme, che pure è capitato di leggere. Ma un’idiozia pericolosa, anche se minoritaria Perché comporta il rifiuto della realtà, e non il suo cambiamento. Porta a vedere nel «nordafricano», nell’«medio-orientale» ecc. non un essere che magari ha difficoltà di adattarsi al nostro mondo, come è del tutto comprensibile, ma un alieno da cacciare. E questo non lo aiuta quando è tra noi, e non aiuta noi con lui.
Rispettare la libertà delle donne è un dovere per chiunque, per lui come per noi. Ma fa francamente ridere, anzi piangere, che oggi a straparlare di immigrati violentatori e di diritti delle donne siano giornalacci specializzati nel gossip più abietto e in natiche femminili.
Quando Angela Merkel, oggi sulla graticola, ha aperto le porte ai rifugiati siriani, senza coordinarsi con gli stati europei confinanti, ha probabilmente sottovalutato l’impatto che l’iniziativa avrebbe avuto sul suo stesso paese e sul resto d’Europa. Ma resta il fatto che l’apertura ai rifugiati sarà difficilmente revocabile, nonostante i fatti di Colonia. E dunque la realtà resta, anche se è offuscata dalla violenza di alcuni e dal montare del panico alimentato da una certa opinione pubblica.
Bloccando o rimandando l’abolizione del reato di immigrazione clandestina, Renzi, evidentemente preoccupato dai sondaggi, mostra di ignorare i fatti e di cedere all’opinione. Questo è comprensibile per un affabulatore che sembra aver perso da tempo il senso della realtà, come il suo predecessore Berlusconi. Ma i problemi restano e prima o poi chiederanno il conto al gioviale statista di Rignano sull’Arno.
Fonte: il manifesto
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