di Guy Mettan
Due anni dopo l'inizio del conflitto in Ucraina, è venuto il momento di fare un bilancio provvisorio. La polvere degli eventi è caduta a sufficienza perché si possa ricostruirne la trama. Un po' alla volta, grazie alle inchieste realizzate dagli osservatori accorti, come il giornalista che ha denunciato l'Irangate e premio Pulitzer Robert Parry, la verità comincia ad emergere. E come d'abitudine, questa non è molto esaltante. La bella storia della rivoluzione popolare che abbatte un regime odiato e corrotto, appare ora in tutta la sua cruda realtà: non era che una finzione, una favola abilmente tessuta per ingannare un pubblico avido di racconti che finiscono con un lieto fine.
Vi ricordate dell'abbattimento dell'aereo MH 17 che ha fatto circa 300 morti nel luglio 2014 e che ha seminato il terrore nel mondo intero, che John Kerry dichiarò essere stato abbattuto da un missile “probabilmente russo” e che servì da pretesto per il secondo turno di sanzioni economiche contro la Russia? A due anni, ancora nessuna prova nonostante tutte le promesse. I risultati dell'inchiesta non sono mai stati pubblicate e gli Stati Uniti, i cui satelliti spia riescono a leggere le targhe delle nostre auto, rifiutano di dare le proprie immagini agli inquirenti, mentre la SBU, il servizio segreto ucraino, moltiplica le attenzioni verso gli esperti occidentali incaricati dell'inchiesta.
Vi ricordate dei famosi tiri di fucile della polizia che avevano decimato i manifestanti “pacifici” in Piazza Maidan in febbraio 2014? Anche qui si era promessa un'inchiesta. Anche qui senza risultati. Gli alberi e gli arredi urbani che avevano ricevuto dei colpi di pallottola e che avrebbero permesso di risalire all'origine degli spari sono stati distrutti dal nuovo regime, quando alcuni video mostrano che questi colpi miravano tanto ai manifestanti quanto ai poliziotti che li combattevano, con l'obiettivo di spingere questi ultimi a reagire e a sparare sulla folla che avevano di fronte. Al primo esame, viene fuori che il procuratore e i responsabili del servizio di polizia incaricati dell'inchiesta sono degli agenti zelanti del nuovo potere e vecchi militanti dei movimenti di estrema destra attivi nel servizio d'ordine del Maidan. Chi sa che Andriy Paruby, oggi capo del Servizio di Sicurezza Ucraino e che manifestava come un grande democratico davanti alle telecamere occidentali, in qualità di capo del “servizio di autodifesa” del Maidan, è il cofondatore del Partito Nazional-Socialista d'Ucraina che ha fatto nascere il partito di estrema destra Svoboda nel 2004? E che la sua organizzazione della gioventù, Patrioti Ucraini, è una componente del movimento paramilitare Settore Destro?
Di fatto, appare ormai che il movimento del Maidan, lungi dall'essere l'espressione democratica e spontanea di un popolo in collera, è stato inquadrato, gestito e organizzato dai capi delle reti ultranazionaliste originari dell'ovest dell'Ucraina. La maggior parte dei suoi membri sono stati formati nei campi della gioventù d'estrema destra che hanno proliferato negli anni 2000 e trasportati dai pullman fino a Kiev. Le fotografie e i film censurati delle manifestazioni del Maidan mostrano un'abbondanza di simboli e di insegne e di immagini dei nazionalisti eredi dei partiti che hanno diretto lo Stato Ucraino messo in piedi dai nazisti. Quanto ai riferimenti antisemiti, ancora numerosi all'inizio del movimento, sono stati accuratamente epurati per non disturbare i neo conservatori americani, vicini ad Israele e i media occidentali.
Allo stesso modo, il passato compromettente delle nuove autorità è stato cancellato al fine di dargli una nuova verginità. Chi si ricorda che il presidente Poroshenko, presentato come un semplice uomo d'affari di successo, è stato ministro tanto del governo corrotto del tandem Yuschenko-Timoshenko quanto in quello del presidente Yanukovich? Non c'è solo Stalin che ritocca le foto...
Di fatto, la formazione ideologica degli eroi del Maidan che occupano oggi i posti più in vista del governo si ispirano direttamente agli ultranazionalisti degli anni 20-40 e ai collaborazionisti del regime ucraino che ha sterminato gli ebrei ed i polacchi del Volhynie nel 41-44 – Armata insurrezionale di Ucraina (UPA), organizzazione dei nazionalisti ucraini di Stepan Bandera (OUN-B) – e ai teorici razzisti come Taroslav Stetsko, vecchio primo ministro dello stato ucraino nel 1941 e sostenitore dei “metodi tedeschi di spopolamento ebreo che esclude la loro assimilazione”.
Le ricerche mostrano che un gran numero di questi dirigenti nazionalisti sono emigrati in Europa e negli Stati Uniti alla fine della Seconda Guerra Mondiale e che hanno in seguito servito come collegamenti con i gruppi di pressione occidentali fino alla loro presa del potere nel 2014. Si possono citare come esempi la moglie del vecchio presidente “arancione” Yuschenko e Nadia Diuk, vice presidente del National Endowment for Democracy e vicina all'attuale segretario di stato americano Victoria Nuland, quella che ha messo al potere ex primo ministro Yatseniuk dopo il Maidan.
Ma fermiamoci qui. La cosa più spiacevole di tutto questo affare non è quella di esser stati ingannati né che ci siano stati venduti dei manifestati fascisti come dei buoni democratici – dopotutto tutti possono cambiare – ma che nulla sia cambiato nel paese. Fino a quando sopporteremo che gli oligarchi e la corruzione continuino a imperversare, che l'attuale presidente rinneghi la sua promessa di vendere le proprie imprese, che dei mortai continuino a colpire popolazioni civili nel Donbass sotto il pretesto delle “provocazioni dei ribelli”? È giunto il momento che i media e i dirigenti europei mettano fine a questa stupefacente ipocrisia.
Articolo pubblicato su lecourrier.ch
Traduzione di Lorenzo Battisti per Marx21.it
Fonte: Marx21.it
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