di Loredana De Pretis
Il decreto Minniti-Orlando sull'immigrazione che il Senato si appresta a votare è inutile e inadeguato a fronteggiare la situazione, perché improntato alla solita logica emergenziale e non certo di governo del fenomeno. Il suo solo obiettivo è limitare al massimo il numero delle richieste di asilo accolte, in modo da aumentare le espulsioni. Ma non c'è solo questo. Il decreto incide profondamente su una quantità di diritti costituzionali, dal diritto d'asilo al giusto processo, e ovviamente sulle norme di diritto internazionale. In particolare viola drasticamente il principio cardine per cui "La legge è uguale per tutti".
Se queste norme, alle quali peraltro difettano le caratteristiche di necessità e urgenza che dovrebbero essere indispensabili per prendere la scorciatoia della decretazione, verranno approvate, quel principio in Italia non sarà più valido. Nessuno può dire dove porterà quella strada, una volta imboccata a cuor leggero pur di "fare presto".
Per i procedimenti in materia di protezione internazionale, infatti, si dà vita a una sorta di diritto speciale, che riduce radicalmente le garanzie processuali. In base al decreto, i richiedenti asilo e protezione internazionale potranno fare ricorso contro la decisione negativa o parzialmente negativa della commissione territoriale a un giudice monocratico la cui decisione assunta in sede camerale senza contraddittorio potrà essere impugnata, ovviamente solo per motivi puramente formali trattandosi di ricorso in Cassazione.
Verrà infatti eliminato l'appello, uno dei tre gradi di giudizio che in Italia, giustamente, sono garantiti in tutti gli altri casi. Si tratta di una scelta il cui impatto sarà enorme e imprevedibile. C'è da restare sbigottiti vedendo la superficialità con il governo Gentiloni ha deciso di fare un passo simile nonostante l'allarme e le proteste dell'Anm e dei costituzionalisti.
Purtroppo nel decreto c'è molto di più. I diritti della difesa verranno drasticamente abbattuti. Verranno costituite 14 sezioni specializzate, neppure una per capoluogo di Regione, violando il principio di prossimità del Giudice naturale. Si renderà così molto più difficile l'esercizio della difesa, dal momento che gli avvocati d'ufficio dovranno spostarsi in molti casi per centinaia di km.
Queste 14 sezioni, peraltro, non potranno occuparsi di alcuni questioni determinanti in materia di immigrazione, come per esempio i provvedimenti amministrativi di espulsione o le revoche e i rinnovi dei permessi di soggiorno. Più che una specifica materia, tratteranno dunque una specifica categoria di persone, sulla base della loro nazionalità. Il che confligge con il divieto costituzionale di istituire giudici speciali.
Il giudice monocratico non dovrà ascoltare direttamente il soggetto in causa. Potrà limitarsi a visionare la videoregistrazione del colloquio tra il richiedente asilo e la commissione. In questo modo, verrà a mancare l'elemento fondamentale di un giusto processo: il contraddittorio.
Non bisogna dimenticare che violare così i diritti della difesa è tanto più grave in quanto in questi casi il prezzo di un errore o di una superficialità può essere enorme. Negare a torto la qualifica di rifugiato politico significa infatti esporre il soggetto che viene espulso non solo al rimpatrio ma alla morte, al carcere, alla tortura.
Il governo, nonostante la massa di critiche e censure anche internazionali, ha inoltre deciso non solo di mantenere ma di moltiplicare i Cie, limitandosi a cambiarne il nome in Cpr. Da 6 che erano diventeranno 20. La capienza attuale, che sta tra le 600 e le 700 persone, arriverà a 2000 reclusi. Per il resto non cambierà niente. Il tetto resterà di 90 giorni prorogabili. I termini saranno allungati per coloro che hanno già scontato un periodo in carcere. Nessun cambiamento neppure per quanto riguarda gli hotspot, che continuano a sottrarsi a ogni regola.
Nel complesso l'intero decreto è improntato a una logica puramente repressiva già dimostratasi del tutto fallimentare. Dovrebbe essere ormai evidente che bisogna invece intervenire sui canali d'accesso: fino a che non verranno creati percorsi di ingresso regolari, che sono stati cancellati non essendoci più né flussi né quote né altri percorsi sostitutivi, il ricorso di massa alla richiesta d'asilo sarà inevitabile e non saranno certo i Cpr a dissuadere chi fugge dalla fame e dalla miseria, motivazioni non meno disperate e urgenti di quelle che spingono chi fugge dalla dittatura o dalla guerra.
Dovrebbe essere chiaro anche che un intervento non condizionato dalle necessità propagandistiche dovrebbe da un lato garantire maggiore stabilità ai ricorsi, dall'altro incentivare i rimpatri volontari.
Il decreto Minniti-Orlando, in conclusione, non rende affatto più facile affrontare quella che è oggi la principale emergenza in tutta Europa. In compenso, oltre a rendere più difficile la vita di migliaia di esseri umani che già vivono in condizioni difficilissime, ferisce a fondo la nostra civiltà giuridica e crea un precedente pericolosissimo.
Per questo mi auguro che il decreto immigrazione sia modificato profondamente in aula e ritengo che nessun parlamentare che si ritenga e si definisca di sinistra possa approvare una simile vergogna.
Fonte: Huffington Post - blog dell'Autrice
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