La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

domenica 12 marzo 2017

La nostra Europa: decomposizione o metamorfosi? Un saggio di Morin e Ceruti

di André-Yves Portnoff
“La maggior parte degli uomini politici non sa ascoltare. Peggio ancora, mancano loro i modelli mentali necessari per capire la complessità della crisi che stiamo vivendo e quella dell’Europa”. Mauro Ceruti non ha peli sulla lingua. Quello che Edgar Morin chiama il suo fratello spirituale italiano, ha partecipato alla creazione del Partito Democratico ed è stato cinque anni senatore, fino al 2013. “Un’esperienza deludente”. Ora insegna filosofia della scienza alla Libera Università di lingue e comunicazione di Milano (IULM), ma il professore non ha ridotto il suo impegno civico. Perché teme un imminente crollo dell’Europa. “Questo timore ci ha decisi, Edgar e me, a scrivere La nostra Europa” e a spiegare cos’è l’Europa della quale “i politici e gli economisti non parlano più”. Gli avvenimenti confermano ogni giorno di più l’analisi della situazione descritta nel libro.
Scegliere la nostra Europa e il nostro umanesimo
Mauro Ceruti e Edgar Morin ci ricordano che l’identità e l’unità europee si sono costruite a colpi di divisioni e di conflitti, creando la più grande diversità culturale esistente nel mondo. Ma risultano anche da interazioni positive costanti tra le regioni europee e i contributi esterni.
L’Europa è sempre stata doppia e contraddittoria, civilizzata e barbara: ha portato i diritti umani, la democrazia, la misura; culturalmente policentrica, ha onorato la diversità del suo “retaggio alla volta greco, romano, ebreo e cristiano”. Ma ha anche sviluppato l’arbitrio, l’oppressione, l’eccesso. Ha inventato lo stato-nazione, che ha sviluppato due malattie: “all’interno, la purificazione etnica, linguistica, religiosa, culturale; all’esterno, la sacralizzazione delle frontiere”.
Mauro Ceruti e Edgar Morin sottolineano che anche l’umanesimo ha due facce. Quella “che esalta la dignità di ogni essere umano, i diritti delle donne, la libertà-uguaglianza-fratellanza”. Ma anche quella dell’arrogante “proprietario della natura, occidentalocentrico”, giustificando lo sterminio di altre civiltà. “Dobbiamo abbandonare questo secondo umanesimo.”
Il peggio è possibile
La crisi è “strumentalizzata da populismi, nazionalismi, autoritarismi, localismi e vari razzismi” tutti anti-europei. “L’Unione europea non esercita un controllo efficace sulle regressioni anti-democratiche”. Come in Ungheria. E si cercano dei capri espiatori: islam, zingari, ebrei…
“L’Europa meta-nazionale è nata dalla resistenza alle barbarie naziste e staliniste, e dalla difesa della democrazia”; oggi, “la resistenza alla barbarie costituisce il nucleo originario di una comunità di destino”, ma dobbiamo andare oltre il pentimento, riconoscere pienamente la barbarie europea e mondiale; quella di tutti i genocidi del passato. Si è voluto giustificare il macello di Hiroshima col confronto distorto tra i numeri di vittime della bomba e di quelle, ipotetiche, di un proseguimento del conflitto. “Attraversiamo condizioni storiche, politiche e sociali che rendono il peggio immaginabile.” Mauro Ceruti ricorda che siamo le prime generazioni capaci di provocare un suicidio mondiale: una guerra mondiale non avrebbe che vinti.
I politici e i loro consiglieri economici sono prigionieri di un pensiero quantitativo, lineare, che frammenta tutto e impedisce la percezione globale di una realtà complessa. “Politiche e governi, deplora Mauro Ceruti, si sono messi nelle mani dei tecnocrati ultra specializzati, impregnati dalla scienza economica la più cieca che abbiamo conosciuto perché ignora l’umano. Si cifra tutto, si coltivano le razionalizzazioni fino alla paranoia!”
Persa, la sovranità democratica!
Il paradigma ultra-finanziario si è imposto. La classe dirigente conserva soltanto le cerimonie della democrazia. Lascia la sovranità del potere democratico perdersi a beneficio di tecnocrati legati a interessi particolari, che cercano i profitti a molto breve termine. Da qui, corruzione. L’economia dominante produce disuguaglianze, miseria, devastando l’ambiente antropologico ed ecologico. Al termine, anche i privilegiati saranno minacciati, “perché siamo solidali di fatto, che lo vogliamo o no.”
La nostra Europa abbozza un programma: colmare un deficit democratico, instaurare la sovranità popolare e l’equilibrio dei poteri nell’Unione, costruire una difesa, una politica di sicurezza unitarie, reinventare un modello economico, civile e politico, governare la transizione energetica, salvaguardare la biodiversità, “resuscitare le città là dove si espandono agglomerati anonimi e ibridi”, moltiplicare gli spazi dedicati alla cultura, alla vita pubblica, rivitalizzare i vecchi borghi, regolare il trionfo della mercificazione.Liberare le intelligenze.
Tutto ciò richiede “un pensiero politico che non si limita esclusivamente a ciò che è economico e quantitativo […], un pensiero coraggioso, in grado di collegare i problemi tra di loro, d’integrare la conoscenza delle parti e la conoscenza del tutto”.
Siamo ancora lontani da questa “riforma del pensiero e dell’educazione”. Secondo Mauro Ceruti, l’università italiana, affascinata dal modello americano, vive una profonda crisi. L’importante non è di gonfiare i programmi, ma di aiutare gli studenti a crescere, a collegare le loro conoscenze a quelle degli altri e di valorizzare le diversità. Dobbiamo passare da una meritocrazia proclamata a un reale riconoscimento dei meriti personali, garanzia per “ognuno” del pieno esercizio della sua intelligenza. Dappertutto, dobbiamo sostituire delle azioni win-win ai giochi a somma zero.
Queste osservazioni valgono per tutta l’Europa. Mauro Ceruti è più che mai convinto che l’Europa possa diventare per il mondo un laboratorio di costruzione dell’unità umana attraverso la valorizzazione delle diversità. “La nostra salvezza è altrettanto improbabile di quanto è stata la nascita dell’Europa. Ma rimane possibile se riusciamo a mettere da parte la faccia oscura dell’Europa e dell’umanesimo. “

Questo articolo è stato pubblicato in francese dalla rivista Futuribles
Fonte: ytali.com 

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