Intervista a Herman Koch di Guido Caldiron
Tra i maggiori scrittori olandesi degli ultimi anni, Herman Koch è noto anche al pubblico internazionale grazie a romanzi di grande successo quali La cena, di cui è in arrivo nelle sale italiane la versione cinematografica già apprezzata al festival di Berlino, Villetta con piscina, Odessa Star e Caro signor M., tutti pubblicati da Neri Pozza, in cui ha svelato l’ipocrisia e la rabbia che cova sotto la cenere di una società a lungo considerata tra le più aperte e accoglienti d’Europa ma dove la destra razzista si appresta a diventare la grande protagonista alle elezioni politiche di domani.
Nel suo ultimo romanzo, Caro signor M., due personaggi riflettono sul fatto che la società olandese si mostra sempre più attratta dalle idee dell’estrema destra. Le elezioni andranno così?
"In realtà gli olandesi sono sempre stati fieri, e lo sono ancora oggi in maggioranza, della loro visione tollerante. Il problema è che questa stessa tolleranza in momenti di difficoltà o di spaesamento, quando le cose vanno male, può finire per apparire come una sorta di lusso. Perciò, sì, credo che l’estrema destra arriverà in testa in molte parti del Paese, anche se, in mancanza di alleati politici, non riuscirà fortunatamente ad arrivare al potere."
Nel dialogo del libro si colgono anche i limiti di un’idea di tolleranza che sembra essersi basata a lungo su una sorta di senso di superiorità rispetto alle altre culture. È cosi?
"Per certi versi sì. Per troppo tempo ci siamo congratulati con noi stessi per la nostra tolleranza, ma solo perché questo ci faceva sentire migliori: in realtà le cose sono sempre state più complesse. Da sempre la maggior parte degli europei e degli occidentali si sente superiori agli immigrati. Siamo sempre stati più intolleranti di quanto amiamo ammettere, solo che prima non c’era sul mercato politico chi volesse sfruttare tutto ciò."
In romanzi come La cena e Odessa Star lei ha criticato l’ipocrisia borghese anche attraverso la ricerca della trasgressione da parte dei suoi personaggi. Come valuta il fatto che la critica radicale al “politicamente corretto”, dietro cui si nasconde spesso il nuovo razzismo, trova sostenitori giocando proprio sull’idea di compiere un atto dissacrante, per certi versi di violare un tabù?
"Temo che il politicamente corretto abbia fatto il suo tempo. In molti ora si dicono stufi del fatto che il dibattito pubblico è monopolizzato solo da alcuni e pretendono di poter fare invece la loro parte nella lotta per il potere. Da questo punto di vista l’affermazione di un personaggio come Donald Trump ci ha fatto per certi versi un favore: ha reso evidente quale sia lo stato d’animo di una parte della popolazione, ha tolto la maschera a ciò che pensano davvero coloro che si identificano in posizioni come la sua. E questo sia in America che in Olanda o nel resto d’Europa."
Il leader dell’estrema destra olandese, Geert Wilders, è un personaggio provocatorio, più simile a una star dello spettacolo, non a caso spopola su twitter, che a un politico. Cosa lo ha reso così popolare?
"Prima di tutto, per capire il successo di Wilders non lo si deve sottovalutare, nel senso che si tratta di un persona molto abile e ironica che si impone facilmente nei dibattiti pubblici. Ma, soprattutto, la sua forza risiede nel fatto di mettere insieme elementi diversi che lo rendono difficilmente etichettabile sul piano ideologico, almeno a prima vista. Sul piano sociale, per esempio, il suo programma di difesa del welfare appare perfino più a sinistra di quello del Socialistische Partij (il partito socialista olandese) che è addirittura di formazione maoista, ed è uno dei politici che difende in modo più strenuo i diritti degli omosessuali. Dall’altra parte, su islam e immigrati, le sue posizioni sono simili a quelle di Donald Trump."
Ne La cena lei ha mosso una critica molto precisa al mondo politico olandese: sono i partiti tradizionali, di centrodestra come di centrosinistra, i maggiori responsabili dell’ascesa dell’estrema destra?
"Senza dubbio. Non hanno fatto nulla mentre vedevano arrivare il pericolo, continuando a ripetersi che i loro elettori erano tutti e soltanto delle “persone ragionevoli”. Nel frattempo, la popolazione era sempre più arrabbiata e quando ha visto che questo sentimento non era capito e che non si faceva niente per offrire delle risposte, ha trovato nuovi leader cui offrire il proprio consenso. In molti sentono di non essere presi sul serio dai vecchi politici e perciò si rivolgono a personaggi come Wilders."
Lei viene da una famiglia socialista ed è cresciuto in un paese aperto. Se osservata dall’esterno l’Olanda di oggi appare molto diversa da quella progressista di un tempo. C’è qualcosa che nel resto d’Europa non abbiamo capito delle trasformazioni del suo Paese?
"Vorrei tranquillizzare tutti: siamo ancora una società aperta e progressista, solo che c’è una parte crescente dell’elettorato olandese che comincia a pensarla in modo diverso. Il punto è che proprio grazie alla nostra cultura aperta e tollerante dobbiamo cercare di rispettare anche loro, di ascoltare il loro malessere e non mostrarci sordi nei loro confronti. E soprattutto, se vogliamo evitare che le cose precipitino davvero, dobbiamo smettere di agire come se non esistessero."
Fonte: Il manifesto
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