La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 18 agosto 2015

Effetto memorandum: tagliate le pensioni minime

di Angelo Mastrandrea
Primo effetto col­la­te­rale del nuovo Memo­ran­dum impo­sto dai cre­di­tori alla Gre­cia è una cir­co­lare del vice­mi­ni­stro per la Pre­vi­denza sociale Pavlos Hai­ka­lis che taglia le pen­sioni minime di quasi cento euro: da 486 euro a 392,7, quasi cento euro in meno e una bato­sta per il 2015, visto che i pen­sio­nati se le vedranno decur­tare retroat­ti­va­mente dal primo gen­naio. Così, una delle «linee rosse» poste dall’esecutivo a difesa di quel po’ che rimane dello Stato sociale elle­nico viene supe­rata. Non che sia tutta farina del sacco della Syriza di governo: si tratta dell’applicazione di una norma del 2010 che solo ora viene appli­cata. Ma è chiaro che l’aria è cam­biata e si tratta solo di «un assag­gio di quello che acca­drà a otto­bre, quando sarà pre­sen­tato il pro­getto di riforma del wel­fare», come scrive il gior­nale To Vima (orien­tato verso il cen­tro­de­stra e dun­que non esat­ta­mente filo­go­ver­na­tivo), che ha tirato fuori la cir­co­lare.
Ma prima biso­gnerà vedere se e in che modo il governo gui­dato da Ale­xis Tsi­pras arri­verà a otto­bre. Pro­prio ieri il pre­mier ha chie­sto il voto di fidu­cia, pre­vi­sto venerdì, dopo che il Paese sarà stato messo in sicu­rezza: appro­vato il nuovo Memo­ran­dum dal Bun­de­stag tede­sco e dagli altri Par­la­menti euro­pei che lo hanno messo al voto, arri­ve­ranno i soldi che ser­vi­ranno a pagare un’altra rata da 3,5 miliardi alla Bce e a rica­pi­ta­liz­zare per 10 miliardi le ban­che elle­ni­che. La mag­gio­ranza si gioca sul filo di lana: per rag­giun­gere la soglia minima di 120 depu­tati dovrebbe recu­pe­rare un paio di dis­si­denti, ma comun­que vada il governo sarebbe desti­nato a bal­lare, vista l’esiguità dei numeri e i mal di pan­cia più estesi dell’area aper­ta­mente dis­sen­ziente. In ogni caso Tsi­pras sarebbe costretto a gover­nare aggrap­pato alla stam­pella dell’opposizione, che ha poca voglia di tor­nare al voto e assu­mersi l’onere di appli­care un Memo­ran­dum che, comun­que lo si con­si­dera, pre­vede misure sociali molto pesanti. I riflet­tori sono pun­tati su Syriza, e in par­ti­co­lare sulle due figure più deci­sive del momento: la Pre­si­dente del Par­la­mento Zoe Kon­stan­to­pou­lou (ieri difesa a spada tratta dalle donne del par­tito, che in un comu­ni­cato hanno denun­ciato attac­chi «ses­si­sti» con­tro di lei) e l’ex mini­stro delle Finanze Yanis Varou­fa­kis. Nes­suno dei due può essere arruo­lato nella mino­ranza interna che punta a costi­tuire una nuova coa­li­zione anti-Memorandum, ma se le posi­zioni dell’agguerrita avvo­cata per i diritti civili sono state molto apprez­zate dalla Piat­ta­forma di sini­stra (anche se lei non ha mai appog­giato l’uscita della Gre­cia dall’euro), per il secondo il discorso è diverso. Varou­fa­kis ha votato con­tro il Memo­ran­dum, ma non ha mai avuto un buon fee­ling con l’ex mini­stro dell’Energia Pana­gio­tis Lafa­za­nis (lea­der della mino­ranza) e ha sem­pre affer­mato di non voler nuo­cere a Tsi­pras, dando l’impressione di voler rima­nere a com­bat­tere la sua bat­ta­glia all’interno del par­tito, da posi­zioni anti-Memorandum.
Nella par­tita si è inse­rita ieri pure una voce auto­re­vole quale quella dell’ex par­ti­giano novan­ta­duenne Mano­lis Gle­zos. L’uomo che tirò giù la ban­diera nazi­sta dal Par­te­none, che già dopo l’Eurogruppo del 20 feb­braio rom­pendo con Tsi­pras si era «scu­sato» con i greci per­ché il governo aveva accet­tato di pro­se­guire le trat­ta­tive con la ex troika, ha esor­tato Syriza a «rin­sa­vire», a opporsi a un Memo­ran­dum che «lega i greci mani e piedi e li rende schiavi per interi decenni», e ha attac­cato dura­mente la stra­te­gia del governo, «volu­bile e vacil­lante», e la lea­der­ship del par­tito: «Ha can­cel­lato e distrutto spe­ranze e sogni». «Non lasciamo che la sini­stra diventi sol­tanto una paren­tesi di sette mesi», ha scritto in un appello che invita ad ascol­tare tutte le cor­renti di Syriza e a con­vo­care un con­gresso, con­vinto che «nono­stante le intense discus­sioni che ci saranno, una solu­zione si troverà».

Fonte: Il manifesto

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