di Donata Columbro
Almeno a scuola, è parità. Le bambine hanno raggiunto i bambini nell'accesso all’istruzione primaria. Il terzo obiettivo del Millennio, quello che ha impegnato i governi nella promozione dell'uguaglianza di genere e l'empowerment delle donne, può contare su un dato positivo: nel 2010 c'erano 97 ragazze su 100 ragazzi iscritte a un ciclo di studi elementari, rispetto alle 91 ragazze su 100 ragazzi nel 1999. Quel tre per cento mancante è comunque un dato da non trascurare, ma a livello globale il risultato è stato raggiunto.
Uno dei motivi che hanno reso possibile il raggiungimento dell’obiettivo è sicuramente l'aumento dell'accesso a scuola in Africa subsahariana, passato dal 58 per cento al 76 per cento tra il 1999 e il 2010 e in Medio Oriente, dove nel 1990 era del 82,96 per cento nel 1990 al 95,61 nel 2013.
Tasso di iscrizione alla scuola primaria, bambine in % rispetto ai bambini
Sono dati positivi a livello globale, ma in tre quarti degli stati non è stata raggiunta la parità e gli iscritti maschi superano le femmine. Da qui si apre il rischio per una disparità permanente tra bambini e bambine che comincia nella scuola elementare e prosegue per tutto il percorso scolastico, ma anche nell’accesso al mercato del lavoro.
Parità di genere nella scuola primaria. biettivo raggiunto
Qual è stato l’impegno dei governi per il raggiungimento di questo obiettivo?
Esempi positivi non mancano: in Tanzania le tasse scolastiche sono state abolite e sono stati introdotti sussidi per aiutare le organizzazioni di donne nell’agricoltura. I governi di Cambogia, Costa Rica, Mauritius e Sri Lanka hanno ridotto la spesa pubblica nel settore militare e aumentato il fondo per la protezione sociale, investimenti che aiutano indirettamente le donne nel loro lavoro quotidiano di assistenza e cura alla famiglia. In Bolivia e in Botswana i guadagni delle risorse naturali sono usati per fondi pensione universali.
Ma alla conferenza di Addis Abeba dello scorso luglio, dove i capi di stato e i leader della società civile si sono riuniti per discutere di come sostenere economicamente i prossimi Obiettivi, è stato sollevato il problema del finanziamento dei progetti sulla parità di genere: Phumzile Mlambo-Ngcuka, direttrice esecutiva di Un Women, agenzia delle Nazioni Unite per l'Uguaglianza di Genere e l'Empowerment Femminile, ha denunciato una mancanza di fondi per i progetti mirati a sostenere il terzo obiettivo del millennio. Solo il 5 per cento degli aiuti stanziati dai paesi Ocse tra il 2012 e il 2013 sono stati utilizzati per abbattere le disuaglianze in ambito scolastico, e quando si parla di emancipazione delle donne in ambito economico la percentuale scende al 2 per cento.
Non stupisce che nessun paese abbia raggiunto una vera parità di genere, anche se ci sono stati diversi progressi. Nella politica per esempio: dal 1990 il numero di parlamentari donne è quadruplicato in Medio oriente e in Nord Africa. Anche se in generale nel mondo solo un deputato su 5 è donna e la popolazione femminile continua a essere sottorappresentata nei processi decisionali più importanti.
In ambito economico, la battaglia per la parità dei salari coinvolge tutto il mondo. Negli Stati Uniti la campagna #equalpaynow è stata promossa dallo stessa amministrazione Obama, ma i risultati sono lontani: a livello globale le donne sono pagate il 24 per cento in meno che gli uomini. L’accesso al mercato del lavoro rimane altamente impari e in nessun luogo raggiunge un rapporto di 100 su 100. Nelle regioni in via di sviluppo il 95 per cento dell’occupazione delle donne è nel settore informale, dove l’impiego non è protetto da leggi sul lavoro che garantiscano protezione sociale.
% di donne nella forza lavoro, in rapporto agli uomini
Negli obiettivi di sviluppo sostenibile la parità di genere è il numero 5: realizzare l’eguaglianza, l’empowerment delle donne e delle ragazze ovunque. Ai governi il lavoro non manca.
Fonte: Vita.it
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