La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 24 settembre 2015

Orbán in Baviera ospite della Csu

di Marco Bascetta
L’inventore della «demo­cra­zia illi­be­rale», Vic­tor Orban, gra­dito ospite nel Libero Stato di Baviera accusa la Ger­ma­nia di eser­ci­tare un «impe­ria­li­smo morale». La tri­buna che gli è stata offerta per il suo affondo con­tro la poli­tica migra­to­ria di Ber­lino è il con­clave dell’Unione cri­stiano sociale (Csu), fra­tello bava­rese della Cdu gui­data da Angela Mer­kel. E’ da tempo che nella Csu mon­tava il malu­more con­tro un pre­sunto sbi­lan­cia­mento a sini­stra della Can­cel­liera, acuito dalla crisi dei migranti. E’ in que­sto clima che matura la pro­vo­ca­zione dell’invito rivolto al discusso lea­der unghe­rese. Men­tre il governo fede­rale si batte in Europa per imporre il prin­ci­pio delle quote obbli­ga­to­rie nell’accoglienza dei rifu­giati, la Baviera ascolta, annuendo, quello che ne è stato il più deciso avver­sa­rio, anche se oggi per­se­gue altre e più ambi­ziose stra­te­gie di chiusura.
Ce n’è abba­stanza per­ché dalla Spd, a diversi livelli, fede­rali e regio­nali, si levi una indi­gnata pro­te­sta per la «pugna­lata alle spalle» sfer­rata dal lea­der della Csu Horst See­ho­fer. Quest’ultimo accre­dita a Vic­tor Orban la difesa delle regole euro­pee (i trat­tati di Dublino e Schen­gen) che la svolta di Angela Mer­kel avrebbe rimesso in que­stione e mani­fe­sta la volontà della Baviera di alli­nearsi a que­sta poli­tica.
Tanto da lasciar inten­dere che se il ver­tice di Bru­xel­les e l’incontro di oggi tra il governo fede­rale e i Laen­der doves­sero con­clu­dersi con un nulla di fatto, la Baviera potrebbe eser­ci­tare in pro­prio la sua fedeltà alle regole euro­pee e magari bloc­care l’accoglienza dei migranti. «Una deci­sione tede­sca – dichiara See­ho­fer – ha sospeso le norme esi­stenti in Europa».
Così il governo di Ber­lino si ritrova para­dos­sal­mente accu­sato di anti­eu­ro­pei­smo men­tre quello stesso Orban che aspira a rein­tro­durre la pena di morte e tacita senza tanti com­pli­menti le voci di oppo­si­zione, si pro­pone come intran­si­gente difen­sore del diritto euro­peo. Natu­ral­mente con il suo stile e i suoi cri­teri. Si tratta insomma, per l’uomo forte di Buda­pest, di for­ti­fi­care tutte le fron­tiere esterne dell’Unione, sul modello dei suoi muri di con­fine, e i paesi che non ne sareb­bero capaci, come per esem­pio la Gre­cia, dovreb­bero gen­til­mente invi­tare altre forze euro­pee a pre­si­diare i pro­pri con­fini. L’Ungheria sarebbe la prima a rispon­dere all’appello. A que­sto si aggiunge la solita richie­sta di sele­zio­nare pro­fu­ghi e migranti prima che giun­gano ai con­fini dell’Ue, non­ché la bar­zel­letta fan­ta­po­li­tica delle «quote mon­diali». Forse Horst See­ho­fer non punta tanto allo scon­tro finale con Mer­kel, ma fa la voce grossa per meglio gio­care sul tavolo in cui si deci­derà la ripar­ti­zione delle risorse desti­nate all’accoglienza, ma certo il cre­dito e la visi­bi­lità offerti al meno demo­cra­tico gover­nante dell’Unione è una mossa pesante. Mili­tanti della Spd, della Linke, dei Verdi hanno con­te­stato Orban e il Comi­tato Inter­na­zio­nale dei soprav­vis­suti di Ausch­witz ha pro­te­stato per l’ascolto con­cesso a un poli­tico in odore di antisemitismo.
L’attacco con­tro la poli­tica di acco­glienza di Ber­lino arriva anche dal par­la­mento euro­peo da dove il capo­gruppo del Ppe Man­fred Weber (anch’egli della Csu) invita a sua volta alla intran­si­gente difesa dei trat­tati e delle fron­tiere, se neces­sa­rio con gli stessi sistemi di Orban.
Da tutta que­sta vicenda emerge una indi­ca­zione inquie­tante. La cri­tica dell’egemonia ger­ma­nica sulle poli­ti­che dell’Unione, che nel corso della crisi greca aveva avuto una pro­ve­nienza da sini­stra, senza mai rinun­ciare, però, a una impo­sta­zione deci­sa­mente euro­pei­sta, ora incombe da destra con una tona­lità ine­qui­vo­ca­bil­mente nazio­na­li­sta, lad­dove la difesa dei trat­tati è del tutto stru­men­tale a quella delle sovra­nità nazio­nali. Il “demo­cra­tico illi­be­rale” lo dice, come è solito, nella maniera più schietta: «Siamo unghe­resi e non pos­siamo che pen­sare con teste ungheresi».

Fonte: il manifesto 

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