La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

domenica 20 settembre 2015

Una Syriza per l’Europa

di Dimitri Deliolanes
Atene ha accolto la vigi­lia del voto con una splen­dida gior­nata di sole che ha offerto agli ate­niesi la ten­ta­zione di fug­gire dalla cam­pa­gna elet­to­rale verso un bagno risto­ra­tore nel golfo Saro­nico. Chi aveva deciso di aste­nersi pro­lun­gherà la breve eva­sione anche oggi, a urne aperte. La per­cen­tuale degli asten­sio­sni­sti deci­derà anche il vin­ci­tore di que­ste ele­zioni per­ché si sa che la mag­gior parte di loro sono ex elet­tori di Syriza delusi e sco­rag­giati dal brutto esito della trat­ta­tiva. Lo sa anche Ale­xis Tsi­pras, che si è speso come non mai in que­sta cam­pa­gna pur di farli tor­nare da lui.
La mani­fe­sta­zione di chiu­sura a Syn­tagma, venerdì sera, ha dimo­strato che non è stato tutto vano. La piazza era piena. Non pie­nis­sima come alla vigi­lia del refe­ren­dum ma sicu­ra­mente ha visto la più grande par­te­ci­pa­zione di tutta la cam­pa­gna elet­to­rale. Una parte con­si­stente del suo elet­to­rato è tor­nato a dare fidu­cia a Syriza. La vit­to­ria è a por­tata di mano, anche se l’obiettivo della mag­gio­ranza asso­luta sem­bra lontano.
I greci sono testardi e orgo­gliosi. Se uno vuole farli infu­riare basta che fac­cia cenno alla loro pre­sunta «imma­tu­rità poli­tica» e alla con­se­guente neces­sità che si lascino gui­dare da forze «respon­sa­bili» per­ché ispi­rate da cen­tri stra­nieri. Ecco in breve il ritratto della destra in cerca di rivin­cita, alzando la ban­diera dell’«unità nazio­nale». Un espe­diente made in Ger­many per neu­tra­liz­zare per sem­pre gli anta­go­ni­sti. No, il gioco è tal­mente sco­perto che nes­suno ci è cascato. Nuova Demo­cra­zia ha recu­pe­rato alcuni elet­tori, ma erano voti suoi che a gen­naio si erano presi una libera uscita: non segnano uno spo­sta­mento a destra dell’elettorato.
La sini­stra può aver sba­gliato, essere uscita scon­fitta nel nego­ziato, ma è sem­pre quella che ha tenuto testa ai dik­tat di Bru­xel­les e di Ber­lino, è quella che ha dato bat­ta­glia, men­tre la destra si inchi­nava ser­vile di fronte alla Mer­kel. Cose ben vive nella memo­ria col­let­tiva. Tsi­pras lo sa e per que­sto è apparso ieri rilas­sato e sor­ri­dente al tra­di­zio­nale incon­tro «Un ouzo con il capo» con i gio­vani di Syriza, in un locale alter­na­tivo di Mona­sti­raki, il quar­tiere tra­di­zio­nale sotto l’Acropoli. Nes­suna dichia­ra­zione pre­let­to­rale (la legge lo proi­bi­sce) ma una chiac­chie­rata con i pochi stu­denti rima­sti nel par­tito dopo la defe­zione di tutta l’organizzazione gio­va­nile verso Unità Popo­lare. Domanda: «Pre­si­dente sarà ridotto il ser­vi­zio mili­tare?», ora della durata di 9 mesi. Rispo­sta sor­ri­dente di Tsi­pras: «Andate a difen­dere la patria, sfac­cen­dati». Risata generale.
Il distacco di Syriza rispetto alla destra sarà di almeno quat­tro punti. Me lo con­ferma il diret­tore dell’agenzia di stampa ate­niese Micha­lis Psi­los, oss­ser­va­tore neu­trale ma dispo­sto a scom­met­tere anche in favore di una scon­fitta ancora più umi­liante per la destra. Che in que­sti ultimi giorni ha mostrato il suo volto peg­giore: venerdì era il secondo anni­ver­sa­rio dell’assassinio di Pavlos Fys­sas e il fuh­rer di Alba Dorata Micha­lo­lia­kos ha riven­di­cato pub­bli­ca­mente la «respon­sa­bi­lità poli­tica» per l’uccisione. Alla fine di una delle tante mani­fe­sta­zioni per l’anniversario, un gruppo di anar­chici ha assal­tato a colpi di molo­tov il com­mis­sa­riato di Exar­chia. Sette mino­renni fer­mati sono stati sel­vag­gia­mente pestati dai poli­ziotti. Ecco la destra elle­nica in tutta la sua magni­fi­cenza: pestaggi nei com­mis­sa­riati e gara con i nazi­sti su chi la spara più grossa nella reto­rica xeno­foba. Il lea­der di Nuova Demo­cra­zia Van­ge­lis Mei­ma­ra­kis aveva preso di mira anche l’ex mini­stra dell’Immigrazione Tasia Chri­sto­dou­lo­pou­lou, ren­den­dola un obiet­tivo visi­bile per le squa­dracce naziste.
All’incontro ha fatto la sua com­parsa anche l’ex mini­stro della Cul­tura Nikos Xida­kis, per tanti decenni respon­sa­bile delle pagine cul­tu­rali di Kathi­me­rini. E’ can­di­dato di Syriza ma non è mem­bro del par­tito. Anche lui è otti­mi­sta e mi espone con grande fer­vore la sua con­vin­zione che la sini­stra al governo greco può fare la dif­fe­renza in Europa.
Ad Atene tutti sono con­vinti che i nego­ziati con i cre­di­tori non sono per niente finiti. Il terzo memo­ran­dum, quello sot­to­scritto da Tsi­pras il 13 luglio, non segue alcuna logica eco­no­mica. E’ un testo messo su solo per ragioni poli­ti­che, per umi­liare e dele­git­ti­mare il governo di Atene. Ben pre­sto quindi dovrà essere rivi­sto, se non si vuole con­ti­nuare que­sto logo­rante brac­cio di ferro tra Atene e l’Ue per altri cin­que anni. Se Tsi­pras riu­scirà nel frat­tempo a por­tare avanti le riforme giu­ste, sarà in grado di rine­go­ziare gli aspetti più aspri. Con il van­tag­gio di aver otte­nuto anche una seria ristrut­tu­ra­zione del debito, nei nego­ziati che ini­ziano a ottobre.
Tsi­pras insieme con chi? Le alleanze al governo sono il quiz della vigi­lia. I Greci Indi­pen­denti, che hanno fatto la cam­pa­gna Tv di gran lunga più spi­ri­tosa, rischiano di non supe­rare la soglia del 3% e rima­nere fuori dal Par­la­mento. In que­sto caso, oppure nell’eventualità che nean­che i loro depu­tati siano suf­fi­cienti, ci sarebbe un accordo di mas­sima già pronto. Non è con To Potami, come tutti cre­de­vamo, cioè la for­ma­zione di pla­stica del pre­sen­ta­tore Tv Sta­vros Theo­do­ra­kis, ma con i socia­li­sti del Pasok. Secondo fonti di Syriza, la nuova lea­der Fofi Gen­ni­matà ha rice­vuto forti pres­sioni da alcuni par­titi socia­li­sti euro­pei per­ché pro­ce­desse verso una rifon­da­zione del socia­li­smo elle­nico. In pra­tica, met­tere da parte gli espo­nenti più espo­sti e più chiac­chie­rati, come l’ex lea­der Evan­ge­los Veni­ze­los, per poter col­la­bo­rare con il pre­mier Tsi­pras. Per la Gen­ni­matà, poli­tica ine­sperta e senza grande cari­sma, è un’occasione d’oro per affer­mare in pieno la sua lea­der­ship. Per Tsi­pras l’obiettivo sarebbe di con­di­zio­nare gli equi­li­bri interni del par­tito di cen­tro­si­ni­stra in modo da sgan­ciarlo dall’alleanza subal­terna con la destra libe­ri­sta europea.
E’ que­sta la poli­tica sotto l’ombra del Par­te­none, antica pas­sione dei greci, ora in mano a una sini­stra che aspira a gui­darla e con­di­zio­narla. Dal gen­naio scorso molta acqua è pas­sata sotto i ponti ma non inu­til­mente: «Scon­fitta non è cadere per terra, scon­fitta è non poter rial­zarsi», ha gri­dato Tsi­pras nel suo ultimo comi­zio, para­fra­sando Hum­ph­rey Bogart. Sta­sera si rial­zerà in piedi e get­terà di nuovo il suo guanto di sfida all’Europa dell’austerità.

Fonte: il manifesto 

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