La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

mercoledì 2 dicembre 2015

Il Presepe arruolato in guerra

di Giorgio Cremaschi 
Sono ateo e padre di figlie non battezzate, ma ho sempre fatto il Presepe. Come Luca Cupiello nella commedia di Eduardo, il Presepe mi piace perché trovo bello guardarlo e soprattutto costruirlo. Ora sono in dubbio se farlo ancora. Ho visto un presepe brandito come arma da Matteo Salvini davanti alla scuola di Rozzano. Ho visto l'onorevole Gelmini cantare "Tu scendi dalle stelle"come inno di lotta sempre davanti alla stessa scuola. Ho letto il commento del sottosegretario all'istruzione Faraone, indignato per la rinuncia ai nostri valori. Mi pare cha Matteo Renzi abbia usato toni simili. Una crociata politico mediatica ha così occupato il centro dei talkshow.
Su un fatto praticamente inesistente, il normale rifiuto di un preside a due mamme di organizzare fuori orario e fuori programma canti di Natale, non dunque la cancellazione della celebrazione della festa, si è costruito uno scenario di guerra.
Ora non mi stupisce che i Mass media italiani siano capaci di costruire autentici falsi e di far ruotare attorno ad essi tutto il confronto politico e di opinione pubblica che loro stessi alimentano. Nelle guerre la macchina del falso è la prima a mettersi in moto. Così i manifestanti per l'ambiente a Parigi sono stati accusati di profanare il sacrario delle vittime del terrorismo, quando è stata la polizia di Hollande a caricarli brutalmente e a calpestare i fiori. Ci sono video e foto che documentano questo ma il nostro giornale e telegiornale unico ha titolato sulla vergogna degli oltraggi perpetuati dai manifestanti. Franti rise al racconto dei funerali del re, racconta il libro Cuore con lo stesso sdegno.
Lo stessa macchina del falso ha dunque prodotto il caso di Rozzano, chiarendo subito che lo scopo era quello di aprire un dibattito sui nostri valori e sul coraggio di difenderli. Di fronte ai terroristi che uccidono gridando Allah Akbar non festeggiare il Natale come si deve diventa cedimento di fronte al nemico, collaborazionismo persino. Il figlio di Luca Cupiello, che nella già citata commedia afferma più volte che il Presepe non gli piace, diventa l'archetipo del traditore.
Il Presepe diventa così un'arma della guerra identitaria che si scatena in difesa della nostra civiltà, arma che si può imbracciare senza scandalo. Il vescovo segretario della Cei Nunzio Galantino è abituato ad usare toni forti ed è subito sceso in campo in difesa del Natale minacciato. Ma non ha sentito il bisogno di dire nulla contro questo uso violento del Presepe. Ma come, l'invenzione di S. Francesco viene usata per bassa speculazione politica ed elettorale e il vescovo Galantino non ha il coraggio di dire: giù le mani dal Presepe?
Tutto questo mi spaventa e non tanto perché così si fa distrazione di massa dai problemi veri. Questo è ovvio, ma a me spaventa proprio ciò verso cui il regime mediatico sta orientando l'opinione pubblica: si vuole prepararla alla necessità e alla inevitabilità della guerra: “Vogliono abolire il Natale per farci festeggiare il Ramadan e vorremmo cedere come il vile preside di Rozzano? Oppure vogliamo combattere per i nostri valori?”. Sono i nostri mostri di sempre che vengono così evocati e a me dispiace molto che cerchino di nasconderli tra le statuette del Presepe.
I terroristi legati all'Isis, per quanto feroci, non hanno certo la forza per far regredire alle guerre di razza e di religione le nostre società. Se questa regressione si manifesta lo stesso, è per cause sociali politiche e culturali che stanno tutte qui da noi e la caccia alle streghe di Rozzano lo dimostra.

Fonte: MicroMega online - blog dell'Autore 

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