di Paolo Andreozzi
Com'era facilmente prevedibile il 2016 della politica si caratterizza fin da subito, e sempre più lo sarà, come l'anno della grande contesa tra Renzi, governo, PD e maggioranza e organi di informazione mainstream da una parte, e costituzionalisti, formazioni partitiche e organizzazioni socioculturali di sinistra e persone per bene e avvedute in generale dall'altra, sul grande tema della riforma costituzionale rispetto alla quale il popolo italiano sarà chiamato in autunno a esprimersi nel referendum confermativo.
Nel corso dell'anno si parlerà di poco altro, dal punto di vista politico. Io stesso, per un moto quasi automatico a difesa del poco che resta dello spirito costituente figlio della Resistenza e della Liberazione e anche in coerenza con qualche iniziativa promossa già tra 2013 e 2014 contro le prime avvisaglie di Italicum, ho subito aderito al Comitato per il No allestito in previsione del suddetto referendum dai soliti benemeriti.
Questo imbuto concettuale, della lotta del bene – noi anti-riforma – contro il male, ingoierà molto probabilmente qualsiasi altra istanza politica: dalle amministrative di primavera (a proposito, aspettiamoci un rinvio sine die del voto per il Comune di Roma) alla nascita del fatidico soggetto della sinistra, dall'infinito crepuscolo della destra a guida Berlusconi e sue varianti possibili all'incipiente rivelazione della natura politichese di ciò che fu spacciato per il movimento dei grillini.
Dall'imbuto resterà fuori, a disposizione della pubblica opinione perché non si pensi davvero ad altro, il tema prediletto dal potere quando è a caccia del consenso di massa reso problematico dalla crisi economica: la sicurezza. Terrorismo, quindi, e immigrazione – e così anche le altre maschere del proscenio nazionale, Salvini e i post-fascisti vari, avranno battute assicurate in copione.
Chi non fa parte della sceneggiatura preparata – cioè chi non è Renzi o il governo o il PD o la maggioranza o gli organi di informazione mainstream o i tasselli del puzzle del battesimo eterodiretto della sinistra-che-manca o la destra ancora a guida Berlusconi o post-satrapica o il vecchio-nuovo partito di Grillo e Casaleggio o i razzisti securitari da salotto o i fascisti da marciapiede e da borgata – ebbene, potrà soltanto stare a guardare.
A meno che.
A meno che non si riesca a bucare lo schermo, a superare la soglia dell'attenzione/indifferenza del pubblico, con un qualche scandalo della ragione – non saprei come altro chiamarlo, poiché il torto ovunque è assurto a guida della nostra vita collettiva, tanto che lo introiettiamo ormai anche individualmente (e la prova è che quasi tutti, a domanda, rispondono di trovarsi pro o contro uno dei soggetti degli antagonismi sopra menzionati, ma quasi nessuno è sfiorato dall'urgenza di collocarsi nel conflitto realmente strutturale e originario tra capitale e lavoro, per oscurare il quale esiste ed opera appunto il teatro della politica e della sicurezza).
Allora ecco il mio scandalo. Abroghiamo direttamente la Costituzione Italiana.
Formalmente ciò non è impossibile, stante che Padri e Madri Costituenti se hanno normato i criteri di revisione costituzionale circoscritta (Art. 138) e vietato espressamente la rimessa in discussione della forma repubblicana stessa (Art. 139), nulla prevedevano in proposito alla cancellazione della Costituzione in sé; a ovviamente, giacché proprio non si poteva immaginare che il popolo italiano potesse venire condotto a tanto, nei fatti. Ma è proprio per questo che nel conflitto secolare tra capitale e lavoro sta vincendo il primo, perché le forze del lavoro – con la vittoria contro il nazifascismo, la scrittura mirabile di carte costituzionali come la nostra e la creazione del modello di Stato Sociale europeo – credettero di aver guadagnato un vantaggio incolmabile, e smisero di tutelarsi per l'avvenire (di pensarlo, perfino, il futuro), e invece le forze del capitale si rimboccarono subito le maniche, immaginarono un avvenire in cui potessero tornare a dominare, misero a punto strategia e tattica per realizzarlo (dal consumismo allo spettacolo, dalla privatizzazione alla globalizzazione, dal terrorismo alla guerra), e lo hanno fatto.
Ma ormai è inutile piangere sul latte versato.
Quindi, abroghiamo la Costituzione Italiana.
Sia questa la campagna davvero ostinata e contraria che dà voce a chi è rimasto senza alcun ruolo nel copione in corso di svolgimento. Tanto, che sia ampiamente inapplicata – la nostra Carta Costituzionale – è ritornello così suonato e cantato che si confonde col rumore diffuso.
Certo, mi rendo conto che la proposta sembra un poco strana in bocca a uno che da anni dice e scrive dappertutto che se una formazione politica o sociale o civica di sinistra vera e propria avesse seriamente intenzione di nascere ed agire, non dovrebbe cercare altro menù di intenti che l'implementazione di tutto il socialismo possibile in Italia a Costituzione vigente così che il nemico di classe (il governo, il potere, Confindustria, le banche, i ricchi, l'Europa, il G20 – chiamatelo come volete) sia costretto a infrangere esso stesso quei principi formali di legalità e democrazia dietro cui nasconde i propri soprusi, e poi vediamo che succede quando il popolo è costretto ad aprire gli occhi.
Ma – uno deve pure a un certo punto rendersi conto della natura solida dei fatti, della trama storica reale refrattaria ai desideri per quanto buoni e giusti. La fase, come si dice, è quel che è.
E allora – ribadisco – proviamoci un po' così, a spararla più grossa ancora di quanto già non ne sparino, o spareranno nel corso dell'appena nato 2016, sul fronte delle riforme italiche o su quello della schermaglia califfesca o su quello della guerra tra Potenze: abroghiamo la Costituzione Italiana.
Formiamo un comitato, prepariamo un quesito referendario semplice semplice, raccogliamo le firme, portiamole alla Suprema Corte. Le televisioni ci si litigheranno, la stampa anche estera non parlerà d'altro.
Vinceremo facile.
E diamo un taglio a tutta questa Storia. Che non amiamo, evidentemente; che non abbiamo mai capito; e che forse nemmeno meritavamo.
Madri e Padri Costituenti, Caduti per la Resistenza e per la Liberazione, compagne e compagni di ogni tempo e luogo, gente per bene, lavoratori, poeti – scusate.
Fonte: controlacrisi.org
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.