La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 12 gennaio 2016

Ho perso il lavoro e trovato un’occupazione

di Liam Barrington-Bush 
I lavoratori greci hanno dimostrato che i padroni e i proprietari non sono necessari per garantire lavoro e sostenibilità. La fabbrica occupata della VIOME è sotto attacco, ma i lavoratori hanno dimostrato di avere una strategia efficace per combattere l’austerità e la recessione. 
Nel 2011, lo slogan del movimento Occupy ‘Ho perso il lavoro e trovato un’occupazione’ efficacemente connetteva la disoccupazione diffusa dopo il crollo finanziario con la rivendicazione degli spazi pubblici al centro dei movimenti globali. Durante il Movimento Occupy le occupazioni sono diventate la base per una critica più ampia al fallimento del sistema capitalista. Per altri, tuttavia - come per i lavoratori della fabbrica VIOME di Salonicco in Grecia – l’occupazione significa letteralmente ‘occupazione’.
La VIOME produceva colle industriali. Nel 2011, mentre prendeva piede il movimento globale Occupy e con il tracollo dell’economia greca, la famiglia Filipou [ndr] proprietaria della VIOME ha dichiarato bancarotta lasciando dozzine di lavoratori a casa. Episodi simili sono accaduti in tutta la Grecia, ma la risposta dei lavoratori della VIOME è diventata un segnale di luce e speranza e una possibilità concreta per i lavoratori di tutto il mondo, collettivamente devastati dalle conseguenze della recessione e delle politiche di austerità. La storia della VIOME essenzialmente è quella di lavoratori che hanno occupato il loro luogo di lavoro per far ripartire la produzione. Ma hanno fatto vari fondamentali cambiamenti rispetto alla precedente fallimentare gestione. Per prima cosa hanno stabilito che a loro non servono dei padroni; le decisioni vengono prese collettivamente in assemblee aperte e lo stipendio è uguale per tutti. Inoltre, hanno deciso di non produrre più colle industriali e dannose per l’ambiente e hanno riadattato i macchinari per produrre detersivi ecologici, migliori per la salute dei lavoratori e per l’ambiente. Questi prodotti alternativi sono stati venduti a prezzi popolari ai lavoratori con poco reddito a partire da febbraio 2013. I lavoratori della VIOME sono riusciti a migliorare le loro condizioni di vita, portando vitalità nell’economia locale, diminuendo l’impatto sull’ambiente e rendendo dei prodotti di base più accessibili. Questo modello ha ottenuto molti successi ma forse, senza troppe sorprese, non ha avuto il sostegno di amici potenti.
Nonostante il sostegno ai lavoratori della VIOME durante la campagna elettorale, da quando è salito al potere il governo guidato da Syriza non è riuscito ad inserire la fabbrica guidata dai lavoratori nell’agenda politica. Al contrario, il destino della fabbrica è stato lasciato in mano ai tribunali greci. I lavoratori hanno fatto presente che al tempo della bancarotta i proprietari dovevano ai lavoratori 1.5 milioni di Euro di stipendi non pagati. Il tribunale ha tuttavia rifiutato di prendere in considerazione il debito preesistente e il terreno su cui è costruita la fabbrica è stato messo all’asta senza nemmeno valutare i benefici che il lavoro collettivo di recupero e riconversione ha prodotto. 
A fine novembre, 250 lavoratori e sostenitori di VIOME hanno manifestato e sono riusciti ad impedire l’asta che è stata però solo rimandata. Un aggiornamento sulle ultime vicende lo trovate qui
Per default, Syriza, come molti altri governi di altri colori politici, ha scelto di sostenere il diritto alla proprietà privata come elemento assolutamente superiore a tutto il resto. La retorica da campagna elettorale senza alcun intervento concreto ha di nuovo lasciato i lavoratori della VIOME a dover contare sulle proprie forze, su un’ampia comunità a Salonicco e sulla solidarietà internazionale per mantenere il proprio lavoro.
Tuttavia la questione di come vogliamo considerare la proprietà privata deve essere affrontata e messa al centro della discussione politica. I lavoratori della VIOME hanno un chiaro credito insoluto, ma la questione è più profonda, si tratta dell’accettare o meno la fabbrica come compenso per ripagare un debito. Piuttosto, si tratta di capire se terra e proprietà dovrebbero essere lasciate vuote o in abbandono in tempo di bisogno. 
“La nostra proposta è diretta all’intera società” - ha dichiarato un lavoratore della VIOME in un recente documentario - "[...] abbiamo dimostrato che possiamo autogovernare una fabbrica, che possiamo farlo noi stessi, ma la nostra proposta è che collettivamente possiamo autogovernare le nostre vite” 
Altre informazioni sulla VIOME si possono trovare qui: viome.org

[1] Traduzione a cura della redazione. L’articolo completo si può trovare a questo link

Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 22 di Novembre-Dicembre 2015 "System Change NOT Climate Change", scaricabile qui

Fonte: Attac Italia 

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