Il presidente della Bolivia, Evo Morales, ha denunciato venerdì 26 che l’omicidio del viceministro dell’Interno, Rodolfo Illanes, per mano di cooperativisti minerari, è parte di una cospirazione politica contro il governo di questa nazione sudamericana. Gli assassini hanno sequestrato, torturato ed ucciso Illanes giovedì 25 nella località di Panduro, a 186 chilometri da La Paz, quando il viceministro si era presentato da loro cercando di stabilire un dialogo. “Siamo di fronte a un complotto permanente”, ha dichiarato Morales in una conferenza stampa tenuta nel Palazzo del Governo.
I punti di discordia
I principali punti di attrito dei padroni delle “cooperative” che hanno assassinato il viceministro sono in primo luogo la difesa da parte del Governo boliviano della Costituzione del paese, che proibisce la vendita di sfruttamenti minerari al capitale privato, mentre i padroni delle “cooperative” chiedono che questo punto sia cancellato affinché possano negoziare le loro concessioni anche con società transnazionali; inoltre, una legge proposta dal governo permetterà che i lavoratori delle cooperative possano creare dei sindacati. “Noi lottiamo per le risorse naturali e queste appartengono ai boliviani, si tratta di una provocazione e il popolo non cederà, non consegneremo le nostre ricchezze alle imprese straniere”, ha assicurato Morales. “Speriamo”, ha affermato, “che gli autori materiali e i mandanti dell’assassinio del viceministro dell’Interno ne rispondano davanti alla giustizia, speriamo che ciò accada per coloro che chiedono la privatizzazione. Vogliono usare il maquillage delle cooperative, forma associativa esente dal regime impositivo, per attrarre imprese transnazionali e consegnare loro le risorse minerarie che appartengono al popolo”, ha dichiarato Evo Morales. “Inoltre pretendono ulteriori privilegi per le cooperative minerarie, come la totale eliminazione delle imposte per l’importazione di macchinari e strumentazioni, sovvenzione statale per il consumo elettrico, eliminazione degli obblighi ambientali e allargamento delle aree di attività per poter sottoscrivere contratti di associazione con imprese straniere”, ha denunciato il Presidente.
I media hanno fomentato l’odio
Evo Morales ha indicato come responsabili alcuni organi di stampa che si sono uniti alla corrente di menzogne sorta dal principio di questa situazione, “che ha portato con sé il lutto nella famiglia boliviana”. Questi organi informativi contribuiscono a scuotere il paese, ha dichiarato il primo presidente indigeno della nazione andina-amazzonica. Morales ha qualificato falsi dirigenti gli impresari minerari travestiti da leader del settore che hanno ingannato i veri rappresentanti delle cooperative minerarie.
Pestaggio
Venerdì sono inoltre stati divulgati i risultati preliminari dell’autopsia su Rodolfo Illanes. Secondo il promotore della Pace, Edwin Blanco, il viceministro ha subito un trauma cerebrale e toracico oltre ad avere le costole fratturate. “È stata una scena molto dura che ha mostrato un vero pestaggio”, ha affermato il promotore.
I lavoratori condannano l’assassinio
Il leader della Federazione Sindacale dei Lavoratori Minerari della Bolivia (FSTMB), Orlando Gutiérrez, ha condannato l’assassinio. “A nome della FSTMB condanniamo l’idea stessa di togliere la vita ad un essere umano. È deplorevole questa barbarie quando proprio il compagno Illanes, coraggiosamente, era venuto per risolvere il conflitto, volendo cercare un dialogo con il settore”, ha ribadito Gutiérrez ieri notte in dialogo con Bolivia TV. Il dirigente sindacale ha parlato dello scontro suscitato dalla direzione della Federazione delle Cooperative Minerarie della Bolivia (Fencomin) che ha esortato al blocco delle strade e all’uso della dinamite, azione che in questa settimana ha lasciato decine di feriti, alcuni gravi, e che ha anche causato la morte di due lavoratori del settore. “In un dato momento abbiamo fatto presente che, invece di chiamare alla pacificazione, la Fencomin se ne usciva con discorsi incendiari. Questo atteggiamento la condanna di fronte al popolo boliviano”, ha aggiunto. Inoltre, ha deplorato posizioni che “non hanno ormai alcun senso rivendicativo e attentano contro la democrazia in maniera diretta”. “Questo è ormai fuori controllo. Molti di noi dirigenti nazionali di settori sindacali al livello nazionale ripudiano questa situazione. È necessario difendere la stabilità del paese, invece di generare altri scuotimenti, che hanno il solo effetto di danneggiare i lavoratori del settore cooperativo”, ha sottolineato. Nell’Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Rivoluzionari dell’America Latina e dei Caraibi i rappresentanti del Partito Comunista della Bolivia hanno denunciato il “barbaro assassinio” come parte dell’offensiva conservatrice che tenta di destabilizzare il governo di Evo Morales.
Articolo pubblicato su Resistência com Prensa Latina e Telesul.
Traduzione di Barbara Fiorellino
Fonte: Rifondazione.it
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