di Francesco Erspamer
La democrazia non è né un obbligo né una necessità e tanto meno un’abitudine; è una scelta, ossia richiede la volontà e la capacità di scegliere. Scegliere è cosa diversa da decidere; le decisioni si prendono anche senza pensarci, passivamente, per default; le scelte comportano informazione, riflessione, valutazione e solo alla fine di questo processo una decisione. I tifosi non scelgono; a un certo punto decidono di tenere per una squadra, generalmente quella dei genitori o degli amici o che li ha colpiti in un momento critico della loro adolescenza, e poi le restano fedeli, senza mai metterla in discussione, senza mettersi in discussione. Si sentono anche virtuosi per la coerenza con cui esultano quando un calciatore milionario al servizio di un’impresa miliardaria fa un gol che gli frutterà più di quanto un qualsiasi lavoratore potrà risparmiare in una vita di sacrifici.
Neppure i consumatori scelgono, piuttosto sono scelti dalla martellante pubblicità mediatica; loro si limitano a decidere quale prodotto comprare fra quelli preselezionati dalle multinazionali.
Neppure i consumatori scelgono, piuttosto sono scelti dalla martellante pubblicità mediatica; loro si limitano a decidere quale prodotto comprare fra quelli preselezionati dalle multinazionali.
La democrazia invece richiede continua attenzione, interesse, vigilanza, senso della responsabilità; non consente distrazioni o vacanze. Soprattutto è incompatibile con l’indifferenza. E c’è sempre indifferenza dietro la stupidità di chi si fa persuadere dalle cazzate dei politici o dei giornalisti; indifferenza e pigrizia. Milioni di indifferenti e di pigri si sono fatti convincere da Berlusconi, poi da Renzi, e continuano a farsi convincere da discorsi senza senso che però non richiedono sforzi, impegno, che non richiedono tempo.
Platone diceva che la politica la possono fare solo i ricchi, ossia quelli che ai suoi tempi avevano tempo da sottrarre al lavoro, o che più spesso non lavoravano affatto; gli artigiani, i soldati, i contadini erano troppo occupati a sopravvivere per occuparsi di politica. Platone era un reazionario, che teorizzava l’impossibilità di una vera democrazia; ma descriveva una situazione reale. Oggi tutti avrebbero tempo per la politica; la gente non ha più scuse per la propria ignavia. Ma i reazionari la stanno convincendo che anche il tempo libero non è disponibile per la politica: le vacanze sono sacre, la partita di calcio quotidiana, se non due, in diretta o registrata sul DVR, come rinunciarci?; e poi la spesa, lo shopping, i talk show, i social e gli sms, i videogame, la passeggiata con il cane o l’aperitivo rinforzato, la palestra e poi la movida: tutte attività legittime, tutte più importanti.
Tanto le scelte le fanno sempre gli altri, è la scusa. Ma non è vero. Semplicemente abbiamo scelto di non scegliere, dunque di rinunciare alla democrazia. Per cui, almeno, evitiamo di accusare il destino cinico e baro. Qualunque cosa ci accada ce la saremo meritata e comunque, meritata o non meritata, ci capiterà lo stesso.
Fonte: La Voce di New York
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