di Antonio Sciotto
Le multinazionali, queste sconosciute. Danno lavoro, vendono merci e servizi, influenzano con il loro peso le politiche dei governi: ma spesso sono inaccessibili, e se un consumatore, un’associazione ambientalista o un sindacalista vuole comunicare con loro l’impresa può essere quasi impossibile. Così il sindacato europeo – in un progetto finanziato dalla Ue che ha come capofila l’italiana Filcams Cgil – ha aperto Open Corporation: un sistema di ranking dei principali gruppi mondiali dove vengono misurate accessibilità, trasparenza, rispetto dei lavoratori, delle diversità e dell’ambiente, responsabilità sociale. I dati vengono pubblicati periodicamente sui social e sono sempre disponibili sulla piattaforma Openpolis.
PER IL MOMENTO la valutazione è stata attivata su 50 multinazionali – tra loro Eni, Enel, Carrefour, Ikea, Unicredit, Nestlé – ma entro aprile si punta ad arrivare a cento. Il ranking viene costruito in diverse fasi, ma una parte fondamentale del lavoro consiste nel contattare gli stessi gruppi e invitarli a collaborare. Potrà essere quindi l’amministratore delegato in prima persona a compilare le 120 domande della griglia di valutazione approntata dal sindacato con un team di supporto: il WWF per l’ambiente, Tata per la tutela di bambini e disabili, un avvocato esperto di diversity e diritti civili, esperti giuridici, di bilanci e finanza, di bilanci sociali.
La prima fase in assoluto, comunque – che ha già prodotto alcune classifiche – consiste nel misurare l’accessibilità dei dati e la trasparenza in base a quanto si può reperire nelle banche dati pubbliche: è quindi lo stesso sindacato a compilare la scheda con le 120 domande, basandosi su quello che le aziende dichiarano nei propri siti Internet o nei bilanci sociali.
Nello stesso tempo, si contattano i diversi gruppi, spiegando che si trovano sotto «osservazione» e che in una seconda fase potranno loro stessi – accedendo tramite apposita password alla propria scheda in Openpolis – verificare quanto già compilato dal sindacato ed eventualmente cambiare i dati che non ritengono corretti. Chi darà disponibilità a fare un check della propria griglia avrà già per questo un punteggio più alto.
I PRIMI INDICI già pubblicati si possono trovare sui profili Facebook (Open Corporation Ranking) e Twitter (@CorporationOpen) del progetto: quanto al web transparency index (indice di accessibilità delle informazioni sul web) ad esempio compaiono tra le migliori Schneider Electric, Volkswagen e Eni, mentre nella parte bassa della classifica troviamo Siemens e Mondelez. Il social reporting transparency index (misura le informazioni rese disponibili nella rendicontazione sociale delle aziende) vede in alto Enel, Dupont e Accor, e in fondo Manpower e Elior.
Ma è solo la prima fase: manca ancora la seconda – l’autocompilazione da parte delle stesse imprese – e una terza fase, dove il check viene fatto dai sindacalisti dei Cae (comitati aziendali europei) o dalle associazioni che collaborano. Questi soggetti segnalano eventuali altri fatti che possono arricchire la valutazione (alto indice di infortuni, sentenze di condanna per inquinamento o altri reati) e dopo un’ulteriore passaggio con l’azienda, si arriva al ranking finale.
SOLO CHE LE multinazionali sono difficili da raggiungere: «Delle 50 sotto osservazione – spiega Gabriele Guglielmi, che per la Filcams Cgil coordina Open Corporation – soltanto 25 hanno la mail sul sito, mentre per le altre 25 abbiamo dovuto compilare un form che è sempre uguale per tutti, dai giornalisti ai consumatori. Form da cui spesso arrivano feedback in automatico, del tutto slegati dal quesito che hai posto. Per ora ci hanno risposto solo in sette – cinque via mail e due dai form – e supponiamo che stiano compilando le nostre schede. I grossi gruppi a volte sembrano come le cassaforti di Houdini: sono davvero impenetrabili».
Fonte: Il manifesto
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