di Micaela Bongi
«Non capisco, so’ alfabeta». Vera Casamonica è vera e finta, c’è e ci fa, «scusi, mia zia non è andata a scuola molto…», la spalleggia il nipote Vittorino accanto a lei. «Lasci perdere, è come se avesse preso cinque lauree», lo liquida sornione Vespa. I giornalisti in studio sono veri e autorevoli, il direttore del Messaggero Virman Cusenza e Fiorenza Sarzanini del Corriere della sera. Provano a incalzare, a contraddire, Cusenza vorrebbe anche riportare la serata alla promessa del titolo, «Perché quel funerale da padrino?», insomma «Bruno, stiamo parlando di un clamoroso naufragio di istituzioni…» di quella che «la Dia descrive come la famiglia malavitosa più radicata nel Lazio, o i telespettatori non ci seguono più».
Invece seguono eccome: lo show dei Casamonica batte lo show di Renzi, dice l’Auditel. Perché la serata «fa notizia» fin dal lancio della puntata, con la figlia e il nipote del «boss» accomodati sulle poltroncine bianche della «terza camera», proprio i parenti prossimi di Vittorio, celebrato in morte sulle note del Padrino. E Vespa è troppo abile e smagato per non sapere dove andrà a parare, furibonde polemiche del giorno dopo comprese.
La confezione è impeccabile, due giornalisti esperti a affiancare il conduttore dell’ammiraglia, un caso che ha fatto clamore anche sulla stampa internazionale. E due «protagonisti negativi» con l’avvocato, a rendere conto del perché di quella parata che ha «oltraggiato Roma», come ieri hanno ripetuto in tanti, ora sgomenti perché Porta a Porta avrebbe sommato oltraggio.
Oppure: Vespa ha fatto solo il suo mestiere di giornalista? Perché c’è chi parla di «assenza di contraddittorio», quando lo stesso conduttore fino all’ultimo confutava la favoletta del «papa buono» e di quei funerali che «noi li facciamo sempre così»? Perché inevitabilmente la scena se l’è presa Vera Casamonica, con i suoi grandi orecchini pendenti e i lunghi capelli da «zingara». Sul suo personaggio Vespa ha costruito la forza della trasmissione, intorno a lei e alle sue due spalle, il nipote cantautore e l’avvocato, ha montato uno spettacolo dai tempi perfetti, risate comprese. Il «contraddittorio» — quello sempre reclamato nei talk fotocopia — ha ceduto il passo, perché un dibattito è plausibile se gli interlocutori usano lo stesso linguaggio.
E’ stata una serata consacrata all’informazione, all’inchiesta «vecchio stile»? No. È Porta a Porta, bellezza. La cronaca e la politica, da Cogne al dramma dei profughi, da Meredith all’Imu, calati nell’intrattenimento tv a costo di esaltare gli aspetti più raccapriccianti in un caso, propagandistici nell’altro. Vere e finte, come Vera. E certo non con sguardo innocente. Non è servizio pubblico? Lo è da anni, e non è innocente nemmeno chi adesso grida allo scandalo. Dopo i funerali «spegnere i riflettori sarebbe stato meglio», dice l’assessore alla legalità Sabella. Accenderli prima sarebbe stato meglio ancora.
Approfondimento: Siamo mostri, mostriamoci
Intervista a Carlo Freccero di Daniela Preziosi
«Faccio una premessa: martedì sera ho visto Ballarò. E poi ho visto Sky per sapere che effetto faceva senza le reti Mediaset. Perché la notizia del giorno per me è il fatto che Mediaset, scendendo da Sky, avrebbe perso il 3 per cento. Vuol dire che la battaglia Sky-Mediaset si inasprisce in vista dell’investimento sulla Champions League. E ora vedremo quanto valgono le partite, ora che anche la Juve è in crisi e anche il matrimonio di Agnelli pare non vada tanto bene».
Ieri, mentre infuriava l’attacco contro la Rai sull’intervista di Bruno Vespa a Vera Casamonica, il neoconsigliere Carlo Freccero era in treno, più propenso a ragionare di scenari satellitari, nel pieno di un tour di lavoro: in serata al festival di Mestre a parlare della comunicazione di Renzi, oggi a Camogli, in Liguria, al festival di Umberto Eco per un dibattito dal titolo «La Rai fa servizio pubblico?». Che poi è l’argomento del giorno.
Sulla Rai è scoppiata una bufera. L’intervista-show della signora Casamonica a Porta a Porta ha scatenato un’iradiddio. Secondo lei è stato giusto invitarla in tv?
"Da direttore di rete io la censura l’ho vissuta sulla pelle. Quindi da consigliere di amministrazione non farò mai il censore di Vespa. Proprio no. Vespa si sceglie gli ospiti che vuole. Certo, trovo surreale che dopo Renzi abbia chiamato Vera Casamonica. Ma è il talk postmoderno che crea queste assonanze. E i Casamonica hanno anche fatto più audience di Renzi. Un dato molto interessante."
Un invito in tv a un’esponente di una famiglia molto indagata e protagonista del famoso funerale con i cavalli non rischia di trasformarsi in una tribuna per persone non precisamente specchiate?
"Ma un giornalista deve indagare, fare inchiesta, mostrare, fare domande anche ai protagonisti anche delle malefatte. La trasmissione è stato un secondo corteo con i petali che scendevano dal cielo? Sarebbe stato disastroso per lo stesso conduttore. Piuttosto mi chiedo perché Vespa non abbia mai voluto intervistare per esempio Daniele Luttazzi, una vittima della tv, oppure Corrado e Sabina Guzzanti. È un giornalista abile a mettere sotto i riflettori tutto, ma nelle sue trasmissioni manca sempre una parte, quella degli sconfitti. Forse i Casamonica sono stati invitati perché alla fine sono dei vincitori."
Comunque secondo lei Vespa è stato corretto.
"Ripeto, non ho visto la puntata, la guarderò. Tocca al direttore generale della Rai verificare se è stata corretta, se hanno parlato delle indagini o se agli intervistati è stato steso un tappeto rosso sotto i piedi. Ma in studio c’erano Fiorenza Sarzanini e Virman Cusenza, due ottimi giornalisti. Immagino che abbiano fatto la loro parte. Spero che sia stata un’intervista appuntita."
Appuntita o no, il consiglio comunale di Roma, a partire dal sindaco Marino, parla di «sfregio alla città», di «vergogna», di «errore grave della Rai».
"Non capisco: un giornalista non dovrebbe mai intervistare un delinquente? Invece è interessante far vedere come i Casamonica sono diventati i padroni di Roma e anche dei protagonisti. E vedendoli, si capisce perfettamente in che stato è la città. Un clan di zingari che conquista Roma non è una notizia? E come è stato possibile? Chi li ha protetti? Il clan della politica dovrebbe interrogarsi sul clan dei Casamonica, anziché censurare. Non si può chiedere alla tv di nascondere la polvere sotto il tappeto. La colpa semmai è di chi gli ha permesso quel corteo regale. E mi auguro che questo clamore costringa politici e inquirenti a mettere queste persone sotto una lente di ingrandimento. Non facciano come Andreotti che chiedeva di lavare i panni sporchi in casa. Non chiedano a noi di censurare. Siamo mostri, quindi dobbiamo mostrarci."
Sa che anche la ‘sua’ sinistra è tutta contro la Rai?
"È un’indignazione facile. Scandaloso è come pezzi di Roma siano controllati da una massa di cialtroni. E ora i politici fanno i moralisti dicendo che sbaglia la tv. La colpa è sempre della tv. È indecente, è cattiva coscienza. Invece la tv arriva per ultima. Non mi fa effetto che i Casamonica si siano seduti sulle sedie bianche, anche perché molte persone che si sono sedute sulle sedie bianche da incensurate poi sono finite in galera. Le sedie bianche non sono un passaporto di onestà."
Gli ascolti del resto hanno premiato la scelta: più di un milione e trecento spettatori, share al 14 per cento. Numeri ragguardevoli, una performance superiore a quella della puntata con Renzi.
"Vuol dire che ormai la cronaca nera fa più ascolti della politica perché la politica non è inchiesta ma solo propaganda, quindi non funziona. La tv funziona se c’è il disvelamento, se accende una luce nel buio. E siccome la politica è autoreferenziale, vince la cronaca nera, che invece è una narrazione forte, o l’infotainment. La prova di quello che dico è che Vespa, che è uno che di tv capisce parecchio, divide il suo programma in tre parti: una di politica, una di infotainment e una di cronaca nera. Una puntata di solo talk politico non riesce più a farla perché la nostra politica ha fatto corto circuito, non è credibile, appare come una bega comunale di fronte a problemi che ormai sono globali. Oggi in televisione dovremmo invitare Angela Merkel. E invece, ha visto Ballarò?, continuiamo a inseguire Salvini."
Fonte: il manifesto
«Non capisco, so’ alfabeta». Vera Casamonica è vera e finta, c’è e ci fa, «scusi, mia zia non è andata a scuola molto…», la spalleggia il nipote Vittorino accanto a lei. «Lasci perdere, è come se avesse preso cinque lauree», lo liquida sornione Vespa. I giornalisti in studio sono veri e autorevoli, il direttore del Messaggero Virman Cusenza e Fiorenza Sarzanini del Corriere della sera. Provano a incalzare, a contraddire, Cusenza vorrebbe anche riportare la serata alla promessa del titolo, «Perché quel funerale da padrino?», insomma «Bruno, stiamo parlando di un clamoroso naufragio di istituzioni…» di quella che «la Dia descrive come la famiglia malavitosa più radicata nel Lazio, o i telespettatori non ci seguono più».
Invece seguono eccome: lo show dei Casamonica batte lo show di Renzi, dice l’Auditel. Perché la serata «fa notizia» fin dal lancio della puntata, con la figlia e il nipote del «boss» accomodati sulle poltroncine bianche della «terza camera», proprio i parenti prossimi di Vittorio, celebrato in morte sulle note del Padrino. E Vespa è troppo abile e smagato per non sapere dove andrà a parare, furibonde polemiche del giorno dopo comprese.
La confezione è impeccabile, due giornalisti esperti a affiancare il conduttore dell’ammiraglia, un caso che ha fatto clamore anche sulla stampa internazionale. E due «protagonisti negativi» con l’avvocato, a rendere conto del perché di quella parata che ha «oltraggiato Roma», come ieri hanno ripetuto in tanti, ora sgomenti perché Porta a Porta avrebbe sommato oltraggio.
Oppure: Vespa ha fatto solo il suo mestiere di giornalista? Perché c’è chi parla di «assenza di contraddittorio», quando lo stesso conduttore fino all’ultimo confutava la favoletta del «papa buono» e di quei funerali che «noi li facciamo sempre così»? Perché inevitabilmente la scena se l’è presa Vera Casamonica, con i suoi grandi orecchini pendenti e i lunghi capelli da «zingara». Sul suo personaggio Vespa ha costruito la forza della trasmissione, intorno a lei e alle sue due spalle, il nipote cantautore e l’avvocato, ha montato uno spettacolo dai tempi perfetti, risate comprese. Il «contraddittorio» — quello sempre reclamato nei talk fotocopia — ha ceduto il passo, perché un dibattito è plausibile se gli interlocutori usano lo stesso linguaggio.
E’ stata una serata consacrata all’informazione, all’inchiesta «vecchio stile»? No. È Porta a Porta, bellezza. La cronaca e la politica, da Cogne al dramma dei profughi, da Meredith all’Imu, calati nell’intrattenimento tv a costo di esaltare gli aspetti più raccapriccianti in un caso, propagandistici nell’altro. Vere e finte, come Vera. E certo non con sguardo innocente. Non è servizio pubblico? Lo è da anni, e non è innocente nemmeno chi adesso grida allo scandalo. Dopo i funerali «spegnere i riflettori sarebbe stato meglio», dice l’assessore alla legalità Sabella. Accenderli prima sarebbe stato meglio ancora.
Approfondimento: Siamo mostri, mostriamoci
Intervista a Carlo Freccero di Daniela Preziosi
«Faccio una premessa: martedì sera ho visto Ballarò. E poi ho visto Sky per sapere che effetto faceva senza le reti Mediaset. Perché la notizia del giorno per me è il fatto che Mediaset, scendendo da Sky, avrebbe perso il 3 per cento. Vuol dire che la battaglia Sky-Mediaset si inasprisce in vista dell’investimento sulla Champions League. E ora vedremo quanto valgono le partite, ora che anche la Juve è in crisi e anche il matrimonio di Agnelli pare non vada tanto bene».
Ieri, mentre infuriava l’attacco contro la Rai sull’intervista di Bruno Vespa a Vera Casamonica, il neoconsigliere Carlo Freccero era in treno, più propenso a ragionare di scenari satellitari, nel pieno di un tour di lavoro: in serata al festival di Mestre a parlare della comunicazione di Renzi, oggi a Camogli, in Liguria, al festival di Umberto Eco per un dibattito dal titolo «La Rai fa servizio pubblico?». Che poi è l’argomento del giorno.
Sulla Rai è scoppiata una bufera. L’intervista-show della signora Casamonica a Porta a Porta ha scatenato un’iradiddio. Secondo lei è stato giusto invitarla in tv?
"Da direttore di rete io la censura l’ho vissuta sulla pelle. Quindi da consigliere di amministrazione non farò mai il censore di Vespa. Proprio no. Vespa si sceglie gli ospiti che vuole. Certo, trovo surreale che dopo Renzi abbia chiamato Vera Casamonica. Ma è il talk postmoderno che crea queste assonanze. E i Casamonica hanno anche fatto più audience di Renzi. Un dato molto interessante."
Un invito in tv a un’esponente di una famiglia molto indagata e protagonista del famoso funerale con i cavalli non rischia di trasformarsi in una tribuna per persone non precisamente specchiate?
"Ma un giornalista deve indagare, fare inchiesta, mostrare, fare domande anche ai protagonisti anche delle malefatte. La trasmissione è stato un secondo corteo con i petali che scendevano dal cielo? Sarebbe stato disastroso per lo stesso conduttore. Piuttosto mi chiedo perché Vespa non abbia mai voluto intervistare per esempio Daniele Luttazzi, una vittima della tv, oppure Corrado e Sabina Guzzanti. È un giornalista abile a mettere sotto i riflettori tutto, ma nelle sue trasmissioni manca sempre una parte, quella degli sconfitti. Forse i Casamonica sono stati invitati perché alla fine sono dei vincitori."
Comunque secondo lei Vespa è stato corretto.
"Ripeto, non ho visto la puntata, la guarderò. Tocca al direttore generale della Rai verificare se è stata corretta, se hanno parlato delle indagini o se agli intervistati è stato steso un tappeto rosso sotto i piedi. Ma in studio c’erano Fiorenza Sarzanini e Virman Cusenza, due ottimi giornalisti. Immagino che abbiano fatto la loro parte. Spero che sia stata un’intervista appuntita."
Appuntita o no, il consiglio comunale di Roma, a partire dal sindaco Marino, parla di «sfregio alla città», di «vergogna», di «errore grave della Rai».
"Non capisco: un giornalista non dovrebbe mai intervistare un delinquente? Invece è interessante far vedere come i Casamonica sono diventati i padroni di Roma e anche dei protagonisti. E vedendoli, si capisce perfettamente in che stato è la città. Un clan di zingari che conquista Roma non è una notizia? E come è stato possibile? Chi li ha protetti? Il clan della politica dovrebbe interrogarsi sul clan dei Casamonica, anziché censurare. Non si può chiedere alla tv di nascondere la polvere sotto il tappeto. La colpa semmai è di chi gli ha permesso quel corteo regale. E mi auguro che questo clamore costringa politici e inquirenti a mettere queste persone sotto una lente di ingrandimento. Non facciano come Andreotti che chiedeva di lavare i panni sporchi in casa. Non chiedano a noi di censurare. Siamo mostri, quindi dobbiamo mostrarci."
Sa che anche la ‘sua’ sinistra è tutta contro la Rai?
"È un’indignazione facile. Scandaloso è come pezzi di Roma siano controllati da una massa di cialtroni. E ora i politici fanno i moralisti dicendo che sbaglia la tv. La colpa è sempre della tv. È indecente, è cattiva coscienza. Invece la tv arriva per ultima. Non mi fa effetto che i Casamonica si siano seduti sulle sedie bianche, anche perché molte persone che si sono sedute sulle sedie bianche da incensurate poi sono finite in galera. Le sedie bianche non sono un passaporto di onestà."
Gli ascolti del resto hanno premiato la scelta: più di un milione e trecento spettatori, share al 14 per cento. Numeri ragguardevoli, una performance superiore a quella della puntata con Renzi.
"Vuol dire che ormai la cronaca nera fa più ascolti della politica perché la politica non è inchiesta ma solo propaganda, quindi non funziona. La tv funziona se c’è il disvelamento, se accende una luce nel buio. E siccome la politica è autoreferenziale, vince la cronaca nera, che invece è una narrazione forte, o l’infotainment. La prova di quello che dico è che Vespa, che è uno che di tv capisce parecchio, divide il suo programma in tre parti: una di politica, una di infotainment e una di cronaca nera. Una puntata di solo talk politico non riesce più a farla perché la nostra politica ha fatto corto circuito, non è credibile, appare come una bega comunale di fronte a problemi che ormai sono globali. Oggi in televisione dovremmo invitare Angela Merkel. E invece, ha visto Ballarò?, continuiamo a inseguire Salvini."
Fonte: il manifesto
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