La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 10 settembre 2015

È Porta a Porta, bellezza. Una Rai indecente

di Micaela Bongi
«Non capi­sco, so’ alfa­beta». Vera Casa­mo­nica è vera e finta, c’è e ci fa, «scusi, mia zia non è andata a scuola molto…», la spal­leg­gia il nipote Vit­to­rino accanto a lei. «Lasci per­dere, è come se avesse preso cin­que lau­ree», lo liquida sor­nione Vespa. I gior­na­li­sti in stu­dio sono veri e auto­re­voli, il diret­tore del Mes­sag­gero Vir­man Cusenza e Fio­renza Sar­za­nini del Cor­riere della sera. Pro­vano a incal­zare, a con­trad­dire, Cusenza vor­rebbe anche ripor­tare la serata alla pro­messa del titolo, «Per­ché quel fune­rale da padrino?», insomma «Bruno, stiamo par­lando di un cla­mo­roso nau­fra­gio di isti­tu­zioni…» di quella che «la Dia descrive come la fami­glia mala­vi­tosa più radi­cata nel Lazio, o i tele­spet­ta­tori non ci seguono più».
Invece seguono eccome: lo show dei Casa­mo­nica batte lo show di Renzi, dice l’Auditel. Per­ché la serata «fa noti­zia» fin dal lan­cio della pun­tata, con la figlia e il nipote del «boss» acco­mo­dati sulle pol­tron­cine bian­che della «terza camera», pro­prio i parenti pros­simi di Vit­to­rio, cele­brato in morte sulle note del Padrino. E Vespa è troppo abile e sma­gato per non sapere dove andrà a parare, furi­bonde pole­mi­che del giorno dopo com­prese.

La con­fe­zione è impec­ca­bile, due gior­na­li­sti esperti a affian­care il con­dut­tore dell’ammiraglia, un caso che ha fatto cla­more anche sulla stampa inter­na­zio­nale. E due «pro­ta­go­ni­sti nega­tivi» con l’avvocato, a ren­dere conto del per­ché di quella parata che ha «oltrag­giato Roma», come ieri hanno ripe­tuto in tanti, ora sgo­menti per­ché Porta a Porta avrebbe som­mato oltraggio.
Oppure: Vespa ha fatto solo il suo mestiere di gior­na­li­sta? Per­ché c’è chi parla di «assenza di con­trad­dit­to­rio», quando lo stesso con­dut­tore fino all’ultimo con­fu­tava la favo­letta del «papa buono» e di quei fune­rali che «noi li fac­ciamo sem­pre così»? Per­ché ine­vi­ta­bil­mente la scena se l’è presa Vera Casa­mo­nica, con i suoi grandi orec­chini pen­denti e i lun­ghi capelli da «zin­gara». Sul suo per­so­nag­gio Vespa ha costruito la forza della tra­smis­sione, intorno a lei e alle sue due spalle, il nipote can­tau­tore e l’avvocato, ha mon­tato uno spet­ta­colo dai tempi per­fetti, risate com­prese. Il «con­trad­dit­to­rio» — quello sem­pre recla­mato nei talk foto­co­pia — ha ceduto il passo, per­ché un dibat­tito è plau­si­bile se gli inter­lo­cu­tori usano lo stesso linguaggio.
E’ stata una serata con­sa­crata all’informazione, all’inchiesta «vec­chio stile»? No. È Porta a Porta, bel­lezza. La cro­naca e la poli­tica, da Cogne al dramma dei pro­fu­ghi, da Mere­dith all’Imu, calati nell’intrattenimento tv a costo di esal­tare gli aspetti più rac­ca­pric­cianti in un caso, pro­pa­gan­di­stici nell’altro. Vere e finte, come Vera. E certo non con sguardo inno­cente. Non è ser­vi­zio pub­blico? Lo è da anni, e non è inno­cente nem­meno chi adesso grida allo scan­dalo. Dopo i fune­rali «spe­gnere i riflet­tori sarebbe stato meglio», dice l’assessore alla lega­lità Sabella. Accen­derli prima sarebbe stato meglio ancora.

Approfondimento: Siamo mostri, mostriamoci
Intervista a Carlo Freccero di Daniela Preziosi


«Fac­cio una pre­messa: mar­tedì sera ho visto Bal­larò. E poi ho visto Sky per sapere che effetto faceva senza le reti Media­set. Per­ché la noti­zia del giorno per me è il fatto che Media­set, scen­dendo da Sky, avrebbe perso il 3 per cento. Vuol dire che la bat­ta­glia Sky-Mediaset si ina­spri­sce in vista dell’investimento sulla Cham­pions Lea­gue. E ora vedremo quanto val­gono le par­tite, ora che anche la Juve è in crisi e anche il matri­mo­nio di Agnelli pare non vada tanto bene».
Ieri, men­tre infu­riava l’attacco con­tro la Rai sull’intervista di Bruno Vespa a Vera Casa­mo­nica, il neo­con­si­gliere Carlo Frec­cero era in treno, più pro­penso a ragio­nare di sce­nari satel­li­tari, nel pieno di un tour di lavoro: in serata al festi­val di Mestre a par­lare della comu­ni­ca­zione di Renzi, oggi a Camo­gli, in Ligu­ria, al festi­val di Umberto Eco per un dibat­tito dal titolo «La Rai fa ser­vi­zio pub­blico?». Che poi è l’argomento del giorno.
Sulla Rai è scop­piata una bufera. L’intervista-show della signora Casa­mo­nica a Porta a Porta ha sca­te­nato un’iradiddio. Secondo lei è stato giu­sto invi­tarla in tv?
"Da diret­tore di rete io la cen­sura l’ho vis­suta sulla pelle. Quindi da con­si­gliere di ammi­ni­stra­zione non farò mai il cen­sore di Vespa. Pro­prio no. Vespa si sce­glie gli ospiti che vuole. Certo, trovo sur­reale che dopo Renzi abbia chia­mato Vera Casa­mo­nica. Ma è il talk post­mo­derno che crea que­ste asso­nanze. E i Casa­mo­nica hanno anche fatto più audience di Renzi. Un dato molto interessante."
Un invito in tv a un’esponente di una fami­glia molto inda­gata e pro­ta­go­ni­sta del famoso fune­rale con i cavalli non rischia di tra­sfor­marsi in una tri­buna per per­sone non pre­ci­sa­mente specchiate?
"Ma un gior­na­li­sta deve inda­gare, fare inchie­sta, mostrare, fare domande anche ai pro­ta­go­ni­sti anche delle male­fatte. La tra­smis­sione è stato un secondo cor­teo con i petali che scen­de­vano dal cielo? Sarebbe stato disa­stroso per lo stesso con­dut­tore. Piut­to­sto mi chiedo per­ché Vespa non abbia mai voluto inter­vi­stare per esem­pio Daniele Lut­tazzi, una vit­tima della tv, oppure Cor­rado e Sabina Guz­zanti. È un gior­na­li­sta abile a met­tere sotto i riflet­tori tutto, ma nelle sue tra­smis­sioni manca sem­pre una parte, quella degli scon­fitti. Forse i Casa­mo­nica sono stati invi­tati per­ché alla fine sono dei vincitori."
Comun­que secondo lei Vespa è stato corretto.
"Ripeto, non ho visto la pun­tata, la guar­derò. Tocca al diret­tore gene­rale della Rai veri­fi­care se è stata cor­retta, se hanno par­lato delle inda­gini o se agli inter­vi­stati è stato steso un tap­peto rosso sotto i piedi. Ma in stu­dio c’erano Fio­renza Sar­za­nini e Vir­man Cusenza, due ottimi gior­na­li­sti. Imma­gino che abbiano fatto la loro parte. Spero che sia stata un’intervista appuntita."
Appun­tita o no, il con­si­glio comu­nale di Roma, a par­tire dal sin­daco Marino, parla di «sfre­gio alla città», di «ver­go­gna», di «errore grave della Rai».
"Non capi­sco: un gior­na­li­sta non dovrebbe mai inter­vi­stare un delin­quente? Invece è inte­res­sante far vedere come i Casa­mo­nica sono diven­tati i padroni di Roma e anche dei pro­ta­go­ni­sti. E veden­doli, si capi­sce per­fet­ta­mente in che stato è la città. Un clan di zin­gari che con­qui­sta Roma non è una noti­zia? E come è stato pos­si­bile? Chi li ha pro­tetti? Il clan della poli­tica dovrebbe inter­ro­garsi sul clan dei Casa­mo­nica, anzi­ché cen­su­rare. Non si può chie­dere alla tv di nascon­dere la pol­vere sotto il tap­peto. La colpa sem­mai è di chi gli ha per­messo quel cor­teo regale. E mi auguro che que­sto cla­more costringa poli­tici e inqui­renti a met­tere que­ste per­sone sotto una lente di ingran­di­mento. Non fac­ciano come Andreotti che chie­deva di lavare i panni spor­chi in casa. Non chie­dano a noi di cen­su­rare. Siamo mostri, quindi dob­biamo mostrarci."
Sa che anche la ‘sua’ sini­stra è tutta con­tro la Rai?
"È un’indignazione facile. Scan­da­loso è come pezzi di Roma siano con­trol­lati da una massa di cial­troni. E ora i poli­tici fanno i mora­li­sti dicendo che sba­glia la tv. La colpa è sem­pre della tv. È inde­cente, è cat­tiva coscienza. Invece la tv arriva per ultima. Non mi fa effetto che i Casa­mo­nica si siano seduti sulle sedie bian­che, anche per­ché molte per­sone che si sono sedute sulle sedie bian­che da incen­su­rate poi sono finite in galera. Le sedie bian­che non sono un pas­sa­porto di onestà."
Gli ascolti del resto hanno pre­miato la scelta: più di un milione e tre­cento spet­ta­tori, share al 14 per cento. Numeri rag­guar­de­voli, una per­for­mance supe­riore a quella della pun­tata con Renzi.
"Vuol dire che ormai la cro­naca nera fa più ascolti della poli­tica per­ché la poli­tica non è inchie­sta ma solo pro­pa­ganda, quindi non fun­ziona. La tv fun­ziona se c’è il disve­la­mento, se accende una luce nel buio. E sic­come la poli­tica è auto­re­fe­ren­ziale, vince la cro­naca nera, che invece è una nar­ra­zione forte, o l’infotainment. La prova di quello che dico è che Vespa, che è uno che di tv capi­sce parec­chio, divide il suo pro­gramma in tre parti: una di poli­tica, una di info­tain­ment e una di cro­naca nera. Una pun­tata di solo talk poli­tico non rie­sce più a farla per­ché la nostra poli­tica ha fatto corto cir­cuito, non è cre­di­bile, appare come una bega comu­nale di fronte a pro­blemi che ormai sono glo­bali. Oggi in tele­vi­sione dovremmo invi­tare Angela Mer­kel. E invece, ha visto Bal­larò?, con­ti­nuiamo a inse­guire Salvini."

Fonte: il manifesto

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