di Enrico Euli
L’Europa, dopo aver contribuito a re-islamizzarla rifiutando il suo accesso nell’Unione, ora corteggia la Turchia, in funzione anti Isis (che peraltro la Turchia sostiene sottobanco) e anti russa (con cui peraltro la Turchia ha un traffico economico non da poco). Proprio nel momento in cui Erdogan il sultano fa fuori opposizione e curdi come non mai, arresta giornalisti e chiude giornali, si erge a dittatore unico della patria in armi, proprio ora la Turchia ci serve: a fare la nuova Libia, a fare da muro e protezione per noi, contro le invasioni di terroristi e migranti. A fare da barriera di respingimento per i profughi. E paghiamo profumatamente questi carcerieri d’oriente.
La Turchia farà la fine della Libia e, quando Erdogan non ci servirà più, farà la fine di Gheddafi. Non impariamo niente, non vogliamo imparare niente; la ragion di stato, i soldi e la convenienza a breve termine restano gli unici parametri contemplati e sicuri.
Ma se ne vedranno gli effetti collaterali, come sempre, nel medio periodo.
Ma se ne vedranno gli effetti collaterali, come sempre, nel medio periodo.
L’economia, checchè ne dicano le solite ochette starnazzanti, non riparte. Il terrorismo ha gelato i timidissimi segnali di fiducia dei mesi scorsi. Produzione e acquisti, se non di lusso, in coma.Inflazione che non sale, cattivo segno per la finanza, buon per noi. E allora si spera che Mario Draghi prosegua e insista con il megatrucco del quantitative easing: 60 miliardi di euro al mese (nostri) vengono attualmente già sperperati per ricreare liquidità e far ripartire il mercato. In realtà foraggiano ancora una volta solo banche e finanza. Ma la Banca centrale eurooea si impegnerà ancora, farà ancora di più. Metodi eterodossi, li chiama Pier Carlo Padoan. Ci si attacca proprio a tutto, ma non funzionerà.
A Parigi-Bourget è iniziato il Cop (che peraltro, in inglese, vuol dire poliziotto), il vertice sul clima della Nazioni unite. L’ennesima festa truccata in maschera per mitigare i cambiamenti climatici. Funziona così: arrivano centocinquanta capi di stato, fanno mirabolanti e suggestivi discorsetti su quanto amano il pianeta che si concludono con la speranza che questa sia la buona volta; poi continuano a far parlare in pubblico scienziati ed ecologisti, mentre i loro tecnici si incontrano nelle segrete stanze a litigare, a raggiungere faticosissimi accordi con mille clausole scritte in piccolissimo, a fare un’interminabile melina su quel che gli interessa e che li tocca. Poi, i governi realizzeranno infine solo una parte di quel poco che si è deciso lì. Ma, di volta in volta, il trucco funziona: per le nostre pigre opinioni pubbliche, ovviamente. Non certo per il pianeta, che continua a degradare e a lessarsi.
E ri-lessiamoci tutti, allora!
Fonte: comune-info.net
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