La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

domenica 2 agosto 2015

Il Vietnam mezzo secolo dopo

di David Swanson
Jimmy Carter chiamava una guerra intrapresa in Vietnam dagli Stati Uniti – una guerra che ha ucciso 60.000 americani e 4 milioni di vietnamiti, senza che sia stata ridotta in cenere una sola città statunitense o una foresta – danno “reciproco”. Ronald Reagan la chiamava una “nobile” e “giusta causa.” Barack Obama promuove il mito del diffuso maltrattamento dei veterani di ritorno in patria, dichiara i vietnamiti “brutali” e ha lanciato un programma di propaganda di 13 anni e del costo di 65 milioni di dollari per glorificare quella che i vietnamiti chiamano Guerra Americana:
“Mentre commemoriamo il 50° anniversario della Guerra del Vietnam, riflettiamo con solenne riverenza sul valore di una generazione che ha militato con onore. Rendiamo omaggio ai più di 3 milioni di uomini e donne appartenenti alle forze armate che hanno lasciato le loro famiglie per servire con coraggio, in un mondo lontanissimo… .Si sono spinti avanti, attraverso giungle e risaie, il caldo, e i monsoni, combattendo eroicamente per proteggere gli ideali che ci sono così cari come americani.”
Che ideali possono essere stati quelli? Ricordate, questa è stata la guerra cattiva in confronto alla quale la Seconda Guerra Mondiale ha acquisito la ridicola etichetta di “guerra buona.” Il Pentagono, però, è deciso ad annullare qualsiasi preciso ricordo del Vietnam. I membri di quella meravigliosa organizzazione, Veterani per la Pace, nel frattempo hanno dato inizio alla loro campagna di formazione per controbattere al Pentagono, sul sito VietnamFullDisclosure.com e il Comitato per la Commemorazione della Pace in Vietnam ha fatto lo stesso sul sito LessonsOfVietnam.com.
Il Pentagono è stato già persuaso a correggere alcune delle sue affermazioni imprecise. Le prove della portata delle uccisioni in Vietnam, continuano a emergere, ed è diventato improvvisamente universalmente accettabile nel mondo accademico e nei media, riconoscere che il candidato alla presidenza Richard M. Nixon aveva sabotato in segreto i colloqui di pace nel 1968 che sembrava probabile avrebbero posto fine alla guerra, fino a quando è intervenuto. La conseguenza è stata che la guerra ha continuato a diffondersi e che Nixon ha vinto le elezioni promettendo di finire la guerra, cosa che non ha fatto. Sembrerebbe che ci sia in preparazione qui qualcosa tipo un limite di 50 anni per preoccuparsi del tradimento o dello sterminio. Immaginate che cosa potrebbe diventare accettabile dire sulle guerre attuali a 50 anni da adesso!
E, tuttavia, vengono dette molte bugie sul Vietnam, e molte verità sono troppo poco conosciute. Dopo che Nixon sabotò i negoziati di pace statunitensi, gli studenti americani e quelli vietnamiti negoziarono il loro proprio Trattato di Pace del Popolo, e lo usarono per fare pressioni su Nixon perché alla fine ne facesse uno suo.
Supponete che il Vietnam non avesse goduto di un movimento di solidarietà internazionale, particolarmente negli Stati Uniti,” scrive Madame Nguyen Thi Binh.
“Se fosse stato così non avremmo potuto far vacillare la volontà aggressiva di Washington.”
Il Trattato di Pace del Popolo iniziava così:
“Si sappia che i popoli americano e vietnamita non sono nemici. La guerra è portata avanti nel nome del popolo degli Stati Uniti e del popolo del Vietnam del Sud, ma senza il nostro consenso. Distrugge la terra e la gente del Vietnam. Esaurisce le risorse, i giovani e l’ onore dell’America.
“Con questo documento siamo d’accordo a mettere fine alla guerra in base ai seguenti termini, in modo che entrambi i popoli possano vivere nella gioia dell’indipendenza e possano dedicarsi a costruire una società basata sull’uguaglianza umana e sul rispetto perla Terra. Nel rifiutare la guerra rifiutiamo anche tutte le forme di razzismo e di discriminazione basate sul colore, la classe, il sesso, l’origine nazionale, e il raggruppamento etnico che formano la base delle politiche belliche passate e presenti, del governo degli Stati Uniti.
“1. Gli americani accettano l’immediato e totale ritiro di tutte le forze statunitensi dal Vietnam.
“2. I vietnamiti promettono che non appena il governo statunitense fisserà pubblicamente una data per il ritiro totale, parteciperanno ai colloqui per assicurare il rilascio di tutti i prigionieri americani, compresi i piloti catturati mentre bombardavano il Vietnam del Nord.”
Nove leader del movimento statunitense degli anni ’60 contro la guerra hanno annotato i loro pensieri attuali in un libro in via di pubblicazione intitolato: The People Make the Peace: Lessons from the Vietnam Antiwar Movement [Le persone fanno la pace: lezioni del Movimento contrario alla guerra in Vietnam]. Il movimento degli anni ’60 e dell’inizio degli anni ’70 era esteso e dinamico anche di più di ciò che sappiamo oggi. Faceva parte di una più ampia cultura di resistenza. Traeva vantaggio dalla novità della guerra trasmessa alla televisione e delle proteste trasmesse alla televisione. Beneficiava di una sicurezza economica enormemente difettosa, ma migliore di quella di oggi, di copertura mediatica e di sistemi di elezioni, dell’impatto del servizio militare e, naturalmente – della creatività e del coraggio e del duro lavoro dei pacifisti.
Coloro che hanno contribuito a questo libro e che di recente sono ritornati insieme in Vietnam, sono: Rennie Davis, Judy Gumbo, Alex Hing, Doug Hostetter, Jay Craven, Becca Wilson, John McAuliff, Myra MacPherson, e Nancy Kurshan. Le loro opinioni sulla guerra, la cultura vietnamita e la cultura statunitense e i movimento pacifista sono inestimabili.
Questa è stata una guerra per protestare contro la quale vietnamiti e americani si sono ammazzati. E’ stata una guerra in cui i vietnamiti hanno imparato ad allevare i pesci nei crateri provocati dalle bombe. E’ stata una guerra in cui i pacifisti americani andavano illegalmente in Vietnam per essere informati sulla guerra e a operare per la pace. Questa è una guerra in cui la gente muore ancora a causa degli ordigni che esplodono così tanti anni dopo o per i veleni che ci mettono così tanto tempo a uccidere. Le vittime di terza generazione con difetti alla nascita vivono nelle zone più contaminate della terra.
Nixon si è registrato mentre si agitava per il Trattato di Pace del Popolo con il suo staff. Due anni dopo, alla fine ha accettato termini analoghi. Nel frattempo morivano diecine di migliaia di persone.
E tuttavia i vietnamiti distinguono chiaramente, come hanno sempre fatto, i difensori statunitensi della pace dal governo americano belligerante. Amano e onorano Norman Morrison che è morto dandosi fuoco al Pentagono. Vanno avanti senza rancore, odio o violenza. La rabbia che ancora intorbidisce gli Stati Uniti a causa della Guerra Civile americana non è manifesta nella cultura vietnamita. Gli americani potrebbero imparare dagli atteggiamenti vietnamiti. Potremmo anche imparare la lezione della guerra – e non trattarla come una malattia che si chiama “sindrome del Vietnam” – la lezione che la guerra è immorale e anche anti-produttiva nei suoi propri termini. Riconoscere questo sarebbe l’inizio di una condizione di sanità.
Fonte: Znetitaly

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