Intervista a Francesco Boccia di Giuseppe Colombo
L’Italia ha bisogno di una “strambata” per non naufragare nel mare impervio agitato da un Pil che non cresce e da un debito pubblico che ha toccato un nuovo record. Francesco Boccia, deputato Pd e presidente della commissione Bilancio della Camera, traccia un’analisi della ‘Renzinomics’ in un’intervista all’Huffington Post, alla luce dei dati resi noti oggi dall’Istat e della Banca d’Italia. Alla difesa del Tesoro, che si dice non sorpreso dal dato sulla crescita zero, Boccia replica: “Eviterei di aggrapparmi agli specchi parlando di Brexit e di terrorismo: non mi pare che la Germania non sia in Europa e non abbia problemi di terrorismo. Eviterei di mettere una toppa peggiore del buco”.
I dati sul Pil e sul debito pubblico parlano chiaro. Crescita zero nel secondo semestre e nuovo massimo storico per il debito.
“Non sono sorpreso per i dati sul Pil e sul debito pubblico. Per ridurre il debito è necessario crescere. Chi si illude che facendo qualche zero virgola di privatizzazioni o qualche decreto, sbaglia”.
Il debito è una zavorra atavica. Il governo ha ribadito in più di un’occasione che inizierà a calare, ma il trend non si inverte. Ricetta sbagliata?
“La litania di Padoan è sempre stata: il debito si abbasserà grazie alla spending e alle privatizzazioni. È evidente che la ricetta non ha funzionato. Le privatizzazioni fatte così servono a fare un po’ di cassa, ma non incidono sulla riduzione del debito. Gutgeld non è riuscito a dare a se stesso i numerosi consigli che dava ai suoi predecessori”.
Renzi ha provato a smuovere le acque giocando in Europa la partita della flessibilità. E’ sufficiente?
“Io ho condiviso questa battaglia, ma è evidente che non basta. Noi abbiamo bisogno di investimenti veri”.
Per gli investimenti c’è il piano Juncker
“Quel piano si è rivelato modesto, uno strumento di garanzia per stimolare investimenti privati che stanno facendo grandi e grandissime imprese. Noi abbiamo bisogno, subito, di vedere le gru nei porti, di vedere risorse sulla ricerca nelle università, di reti ovunque. Se ti siedi su un marciapiede al centro di una città del Vietnam hai il wi-fi, a Roma e Milano no. In termini di investimenti noi siamo ancora stabilmente al 2% del Pil: abbiamo bisogno di portarci al 3,5 per cento”.
Il governo rivendica un impegno senza precedenti sulle tasse. La strada è quella giusta?
“La testardaggine di Renzi di insistere nella riduzione della pressione fiscale è positiva, ma con un limite: non aver creduto, dal 2013, che per abbassarle ancora di più era necessario considerare anche la base imponibile erosa del digitale. Ha detto che dal primo gennaio 2017 ci sarà la digital tax: lo esorto ad andare avanti”.
Perché è così strategica la digital tax?
“La base imponibile erosa è di oltre 30 miliardi di euro: se si recupera quel gettito fiscale si può continuare ad abbassare le tasse a imprese e lavoratori. Che la chiami come vuole, Renzi: il dato è che c’è una parte del fisco che paga tanto, cioè i contribuenti, i lavoratori dipendenti e gli autonomi che dichiarano, e una parte crescente, le multinazionali, che non pagano nulla”.
Su questo tema si può cercare una via in Parlamento?
“I 5 Stelle, su ordine di Grillo, sul digitale restano in silenzio. Confondono la base imponibile erosa con i tweet e i Google-glass. Diciamo che perdono la passione per la lotta all’evasione fiscale”.
Cosa manca alle scelte del governo in campo economico?
“Un autentico concetto di Stato. Se c’è una critica che posso fare a Renzi è sui fondamentali: il fatto di arrivare quasi al limite di vergognarsi dall’utilizzare lo Stato quando c’è un fallimento dell’economia”.
Serve una maggiore presenza dello Stato?
“Sì. E’ necessaria una forte azione regolatrice dello Stato, sia in Italia che in Europa. Coglierei questo spunto del Pil per non mettere la testa sotto la sabbia. Lo Stato deve mettere le mani dove l’economia non funziona o dove concentra ricchezza”.
E’ una battaglia di sinistra
“La sinistra deve fare la sinistra. Ipotizzare un congresso subito dopo il referendum non è lesa maestà, ma è semplicemente serio”.
La fotografia dell’economia italiana oggi è per lo meno deprimente...
“Di più non si poteva ottenere con le scelte fatte. Siamo usciti dalla recessione, ma galoppare è un’altra cosa, necessita di vigore, di un’idea collettiva. Serve una strambata”.
Fonte: Huffington Post
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