di Roberto Ciccarelli
Riformare la scuola dell’infanzia, tornare al tempo scuola prima della riforma Gelmini, attuare il tempo pieno alla primaria, quindi incrementare l’orario settimanale. E, per attutire gli effetti dell’esodo forzato a cui il governo sta costringendo i docenti si pensa a una doppia mossa: trasformare l’organico di fatto in organico di diritto e ricorrere all’assegnazione provvisoria anche su organico di fatto, per il secondo anno. Sono le misure a cui starebbe pensando il governo, un’ammissione esplicita del flop del sistema, al netto della campagna razzista contro gli insegnanti meridionali condotta sui maggiori giornali e in Tv.
Ma per realizzare la maggior parte di questi provvedimenti servono tempo e fondi. E, infatti, si parla dell’anno scolastico 2017/2018. Senza contare che sabato 13 sono attesi gli esiti delle fasi B, C e D della mobilità riferita alla scuola secondaria di secondo grado. E allora il caos potrebbe diventare una tempesta perfetta. Nel frattempo il Cdm ieri ha approvato l’assunzione di 32.419 docenti (25.198 su posto comune), 10.294 Ata e 285 presidi a copertura del turn-over e provenienti in parte dal concorso in svolgimento. Immancabilmente presentati come «investimenti», in realtà si tratta di posti necessari coperti da docenti già abilitati e costretti a un nuovo concorso. Per la ministra Giannini l’«esodo» è «la prassi, l’80% dei docenti è meridionale e i posti sono al Nord». Al sud ci sono pochi studenti, ha ribadito ieri il Corriere della Sera in un nuovo attacco agli insegnanti che protestano (prossima data: domani a Palermo). La campagna diffamatoria, già vista tra il 2008 e il 2010 al tempo del mega taglio da 10 miliardi di euro all’istruzione mentre si parlava di «meritocrazia», ha rimossoun dato: i tagli Gelmini hanno eliminato quasi 100 mila cattedre in tutti i gradi delle scuole, dalla materna alle superiori. È aumentato il rapporto tra insegnanti e alunni nelle «classi pollaio». E poi c’è stato l’accorpamento delle scuole per ragioni di bilancio. Risultato: le cattedre non ci sono più e gli insegnanti meridionali over 40-50 neoassunti sono costretti a migrare.
Ma per realizzare la maggior parte di questi provvedimenti servono tempo e fondi. E, infatti, si parla dell’anno scolastico 2017/2018. Senza contare che sabato 13 sono attesi gli esiti delle fasi B, C e D della mobilità riferita alla scuola secondaria di secondo grado. E allora il caos potrebbe diventare una tempesta perfetta. Nel frattempo il Cdm ieri ha approvato l’assunzione di 32.419 docenti (25.198 su posto comune), 10.294 Ata e 285 presidi a copertura del turn-over e provenienti in parte dal concorso in svolgimento. Immancabilmente presentati come «investimenti», in realtà si tratta di posti necessari coperti da docenti già abilitati e costretti a un nuovo concorso. Per la ministra Giannini l’«esodo» è «la prassi, l’80% dei docenti è meridionale e i posti sono al Nord». Al sud ci sono pochi studenti, ha ribadito ieri il Corriere della Sera in un nuovo attacco agli insegnanti che protestano (prossima data: domani a Palermo). La campagna diffamatoria, già vista tra il 2008 e il 2010 al tempo del mega taglio da 10 miliardi di euro all’istruzione mentre si parlava di «meritocrazia», ha rimossoun dato: i tagli Gelmini hanno eliminato quasi 100 mila cattedre in tutti i gradi delle scuole, dalla materna alle superiori. È aumentato il rapporto tra insegnanti e alunni nelle «classi pollaio». E poi c’è stato l’accorpamento delle scuole per ragioni di bilancio. Risultato: le cattedre non ci sono più e gli insegnanti meridionali over 40-50 neoassunti sono costretti a migrare.
Fonte: il manifesto
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