di Valeria Chichi
C’è il No in nome del padre partigiano, il No perché la Costituzione, seppur anzianotta, è ancora bella. Il No di chi intravede dietro la riforma, la mano lunga della finanza e delle multinazionali. Attori, attrici, registi, cantanti, avvocati, studiosi, medici, magistrati. Abbiamo raccolto voci autorevoli della società civile, personaggi eccellenti di destra e di sinistra, schierati contro la riforma voluta dal presidente del Consiglio Matteo Renzi e dalla ministra Maria Elena Boschi. Chiedendo le ragioni del loro No. Pronunciamenti sentiti e sofferti, ma che dimostrano quanto ormai il Paese è diviso. Ecco nel dettaglio le ragioni dei nostri interpellati.
BRUTTO IMPICCIO Fernando Aiuti, immunologo. «Voterò no perché questa riforma, che viene a costare un sacco di soldi, è una riforma a metà che non riduce i costi e limita soltanto il potere democratico dei cittadini. Politici di destra e di sinistra lo dicono: ancora una volta, un impiccio».
IMPOSIZIONE DITTATORIALE Anna Bernardini De Pace, avvocato matrimonialista. «Ciò che non mi fa amare questa riforma è che sa tutto di puzzle strategico politico, tutto il contrario di come dovrebbe essere una riforma della Costituzione. Io da liberale, sono disorientata. Certo siamo di fronte a un’iniziativa messa a punto da una formazione governativa e non parlamentare e quindi espressione solo di una parte politica, mentre la Costituzione deve esprimere il pensiero e il sentimento di tutto un popolo. Questa imposizione dall’alto non mi sembra né leale, né rispettosa, mi sembra un’imposizione dittatoriale».
SOTTO RICATTO Rossella Brescia, conduttrice, ballerina. «Voto No perché c’è gente che è morta per la nostra Costituzione e credo che se si procede a una riforma, questa debba essere comunicata nel modo più corretto possibile ai cittadini. Invece mi accorgo che i contenuti di questa legge sono assolutamente in secondo piano, rispetto al ricatto di far cadere il Governo, che terrorizza tanti cittadini».
NON C’E’ DA FIDARSI Rosita Celentano, attrice, conduttrice. «Io sono grillina nel midollo, io di Renzi non mi fido e non lo stimo e non sono contenta di questa riforma. Mi sento presa per il culo. Sono sempre andata a votare e andrò a votare anche questa volta e voterò No».
POVERI ANIMALI Roberto Faenza, regista. «Non tutta la proposta governativa è da buttare, ma se si voleva fare una vera riforma, allora bisognava abolire del tutto il Senato. Voterò No soprattutto per il motivo che mi fanno orrore le argomentazioni di chi parla di veri partigiani, di gufi e civette, in attesa che si prendano di mira anche le galline e i maiali».
OCCHIO AI FASCI Carlo Freccero, autore televisivo, consigliere della Rai. «Il Governo vuole oggi “rottamare” la Costituzione. Ma il fatto che non esistano più nel panorama politico parlamentare partiti che possano definirsi ideologici, non significa che la nostra libertà non corra dei rischi. Il fascismo storico è morto. Ma quando Mussolini prese il potere, azzerò i partiti e sostituì i sindacati con le corporazioni, lo fece invocando gli stessi concetti di efficientismo e pragmatismo che autorizzano oggi il fronte del Sì a richiedere il disarmo della nostra Costituzione. Oggi non si tratta più di combattere il fascismo storico, ma lo strapotere delle multinazionali, il TTIP, la militarizzazione che ci ha fatto superare, il divieto esplicito nella nostra Costituzione, a fare la guerra. Oggi più che mai le minoranze parlamentari devono avere diritto di parola».
NERVI SCOPERTI Claudio Gioè, attore. «Sto seguendo il dibattito e ho le idee chiare: voterò No perché questa riforma attacca pericolosamente i nervi e la struttura della Costituzione che è basata sull’equilibrio dei poteri. Oltretutto trovo allucinante il rischio che i rappresentanti dei poteri locali insediati al Senato, guadagnino l’immunità parlamentare. Un pericoloso scudo magico».
CARTA A FETTE Leo Gullotta, attore. «Non si può fare a fette la Costituzione come fosse un formaggino. Non mi convince la sicumera di questo Governo che dovrebbe mettersi a disposizione per un confronto e invece fa passare solo il messaggio che, se voti No, sei contro il Governo. Per questo voto No».
BRUTTI VIZI Monica Guerritore, attrice. «A me non va che una legge raffazzonata diventi la mia Costituzione. Vivendo accanto a un costituzionalista (Roberto Zaccaria n.d.r.), so che questa riforma genererà una serie di vizi nelle procedure e di necessità di verifiche, per cui l’iter di approvazione delle leggi, al contrario di quanto si dice, si complicherà e allungherà. per questo sono contraria».
COSE BELLE Rosetta Loy scrittrice. «Sono convinta per il No per una ragione fondamentale: la Costituzione è una delle poche cose belle che ci restano e i principi col tempo non si deteriorano, perché la morale pubblica, cambia».
DOVEROSAMENTE CONTRO Paolo Maddalena, magistrato. La riforma, unitamente all’Italicum, rende possibile a una minoranza di elettori di diventare magicamente maggioranza. Insomma, anche contro la volontà di tutto un Paese, diventa possibile modificare anche i diritti fondamentali contenuti nella prima parte della Costituzione. I nostri politici non vogliono capire la realtà, si rendono strumento dello strapotere della finanza e delle multinazionali, che per le loro logiche di mercato e a sfavore dei cittadini, perseguono l’indebolimento delle costituzioni e degli Stati nazionali. A ottant’anni, in pensione da giudice della Corte Costituzionale, mi sento di dire: guardate che vi stanno raccontando delle menzogne. Il No è un dovere civico».
APPLICARLA, NON CAMBIARLA Citto Maselli, regista. «Innanzitutto non può essere un Governo che cambia la Costituzione e per di più a colpi di maggioranza. Serve un Parlamento che rappresenti il Paese reale, come fu quello eletto con il proporzionale, che scrisse la nostra Costituzione. Che intanto andrebbe applicata, prima di pensare a cambiarla. Questo sarebbe un fatto quasi “rivoluzionario”».
BRUTTA RIFORMA Giuliano Montaldo, regista. «Questa riforma non mi piace. Ritengo che l’attuale bicameralismo sia un po’ un ping pong, ma le novità che sono introdotte da questa riforma non convincono. Dopo tanti anni di lotte, di amore e di fede, sono deluso. Togliatti, Nenni, De Gasperi, non stavano sempre davanti ai microfoni come fanno attualmente i politici, amavano molto di più questo Paese».
QUESTIONE DI MODI Piergiorgio Odifreddi matematico e saggista. «Voto No, perché non mi piacciono i modi del Presidente del Consiglio che controlla un Parlamento che è stato Eletto da una legge incostituzionale e che si prende la briga di fare riforme addirittura sulla Costituzione. E’ vero che formalmente la cosa è possibile, ma un governo così, per decenza dovrebbe limitarsi a occuparsi dell’ordinaria amministrazione».
DERIVA AUTORITARIA Moni Ovadia, attore, drammaturgo. «Dire No al referendum significa arginare la deriva autoritaria. Questa classe politica proterva, vive sulla delegittimazione dell’avversario: gli altri sono tutti parrucconi, conservatori, rosiconi. Distingue fra partigiani veri e partigiani falsi, enfatizza il cambiamento e un giovanilismo frusto, con argomentazioni retoriche. Avevamo bisogno di reiterare l’articolo 3, quello sull’uguaglianza, altro che riformare il meccanismo della Costituzione».
IN NOME DEL PADRE Alba Parietti conduttrice opinionista. «Mio padre per la Costituzione ha rischiato la vita. Aveva diciassette anni, quando col nome di partigiano Naviga, accanto al capitano Tino, fu l’unico sopravvissuto di una strage. Mi sembra un motivo sufficiente per dire, da figlia di un partigiano, che lui non sarebbe contento. La Costituzione va attualizzata, ma non nella sostanza. Parlo a nome di mio padre e a nome di un altro partigiano, il partigiano Nan: Don Gallo, che è stato il mio padre spirituale».
ALTRO DA CAMBIARE Daniela Poggi, attrice. «Credo che i cittadini sentano il bisogno di cambiare altre cose che non vanno nel Paese reale, prima di modificare la Costituzione, scritta dai nostri Padri costituenti, che ha perfettamente garantito fino ad oggi, la vita democratica del nostro Paese».
Fonte: Il Fatto Quotidiano
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