di Luciana Castellina
Sono molti quelli che saranno assai addolorati nell’apprendere che Linda Bimbi, per decenni direttrice della sezione internazionale della Fondazione Leslie e Lelio Basso, non c’è più. E’ scomparsa ieri dopo una lunga malattia, «serenamente e dolcemente» – mi dicono Monica e Ruth che l’hanno assistita fino all’ultimo e che sono state sue essenziali compagne di impegno. Molti, a cominciare da me, si sentiranno anzi, oltreché tristissimi, abbandonati. Perché Linda è stata un punto di riferimento essenziale per chiunque sia stato coinvolto nelle vicende del terzo mondo, in particolare dell’America Latina, dove lei aveva vissuto a lungo, in Brasile, come suora missionaria, prima di esser costretta a lasciare quel paese per il rischio che correva in conseguenza del suo impegno contro la dittatura.
Il suo ritorno in Italia coincise anzi con il suo definitivo coinvolgimento nella Fondazione di cui Lelio Basso, con grande perspicacia, le affidò la direzione dopo la collaborazione stabilita in occasione della seduta del Tribunale per i diritti dei popoli che si tenne a Roma proprio per condannare i crimini del Brasile.
Il suo ritorno in Italia coincise anzi con il suo definitivo coinvolgimento nella Fondazione di cui Lelio Basso, con grande perspicacia, le affidò la direzione dopo la collaborazione stabilita in occasione della seduta del Tribunale per i diritti dei popoli che si tenne a Roma proprio per condannare i crimini del Brasile.
E’ difficile far capire a chi non l’ha direttamente conosciuta che persona è stata Linda: naturale e al tempo stesso anomala. Era nata e cresciuta a Lucca, studentessa all’università di Pisa dove aveva fatto parte di un gruppo di intellettuali di sinistra di alto livello e politicamente impegnati, aveva a un certo momento compiuto la sua difficile e in qualche modo inattesa scelta religiosa. Che ha vissuto con uno straordinario equilibrio, senza enfasi, senza integralismi, curiosa anzi sempre del nuovo e diverso che andava scoprendo.
Della sua fede ho avvertito solo la sua perenne capacità di portare nell’impegno politico un di più di ottimismo, di fiducia nel prossimo, che ha aiutato anche noi che con lei abbiamo lavorato a stretto contatto di gomito a diventare migliori. Sembrava, talvolta, ingenua. Non lo era affatto, è solo che non voleva mai rassegnarsi ad accettare gli orrori del mondo; o a subire la paralisi dell’impotenza difronte alle difficoltà dell’agire politico.
Grazie Linda. Sono, amaramente, contenta che ti sia stato risparmiato un ultimo dolore: l’imputazione di Lula, suo grande amico, che non mancava mai di venire a via della Dogana quando passava per Roma. Quando fu eletto presidente del suo paese il Ministro degli esteri italiano – all’epoca Massimo D’Alema – insignì Linda Bimbi di una decorazione per il ruolo da lei avuto nella democratizzazione del Brasile. Un riconoscimento più che meritato.
Fonte: il manifesto
Originale: http://ilmanifesto.info/addio-a-linda-bimbi/
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