Intervista a Ernesto Wong Maestre di Geraldina Colotti
Cubano di nascita, classe 1948, il professor Ernesto Wong Maestre è un intellettuale cubano che accompagna le relazioni tra il Venezuela chavista e l’Avana, e che abbiamo incontrato a Caracas. Docente e saggista, dirige l’associazione internazionale Trisol ed è direttore editoriale di una rivista settimanale su Socialismo e lavoro che funziona come “vivaio” teorico e scuola di giornalismo politico.
Qual è il suo ruolo in Venezuela?
"Sono nato all’Avana alla metà del secolo scorso e ho studiato nella Secundaria Basica Simon Bolivar – nome che la revolución Cubana ha dato a questa scuola donata dai proprietari allo Stato. Da lì viene la mia prima vicinanza al Venezuela. Dopo, ho fatto i miei studi di Scienze politiche all’Università dell’Avana e la carriera diplomatica nell’Istituto superiore di Relazioni internazionali, tra il 1974 e il 1979. Vivo in Venezuela dall’inizio del 1994. Conosco il paese dall’agosto del 1988, quando il ministero degli Esteri cubano mi ha inviato qui per osservare lo sviluppo della campagna elettorale di quell’anno. Dalla visita del Comandante Fidel Castro, nel 1989, ho cominciato a occuparmi delle relazioni tra i due popoli, organizzando incontri bilaterali tra università e tra istituzioni culturali venezuelane e cubane, e convegni sportivi bilaterali. Ho terminato il mio periodo diplomatico nel 1991 e sono tornato a Cuba per tre anni, con l’incarico di gestire la promozione delle università cubane, fino a che nel 1994 sono venuto per tenere un dottorato in scienze sociali e promuovere il turismo con Cuba. Con il trionfo del Comandante Chávez, il mio compito è stato e rimane quello di trasmettere conoscenze ed esperienze alle nuove generazioni di venezuelani. Sto facendo questo dal 1998."
Cos’è Trisol e di cosa si occupa?
"E’ un’associazione unica nel suo genere in Venezuela. E’ nata il 26 luglio del 2012 ed è stata registrata ufficialmente il 5 marzo del 2013. Due date che, per pura coincidenza hanno un grande significato per i suoi aderenti: il 26 luglio per via dell’assalto alla Moncada, nel 1953. Il 5 marzo del 2013, per via della morte di Chavez. In Trisol si ritrovano rappresentanti di tutte le professioni interessati a studiare il passo del mondo di oggi e a contribuire a sviluppare relazioni di amicizia e solidarietà tra i popoli dell’Africa, dell’Asia e dell’America latina, così come il nome indica: Trisol, Tricontinental de las Relaciones Internacionales y la Solidaridad. Con questa filosofia, organizziamoseminari scientifici, riflessioni sulla sovranità, l’indipendenza e la libertà raggiunte con la rivoluzione bolivariana, e anche il concorso annuale El Pensamiento de Hugo Chávez. E partecipiamo attivamente alle azioni di solidarietà e amicizia fra i popoli. Con il suo personale docente qualificato, l’associazione ha dato vita, da settembre del 2012, al primo dottorato in Relazioni internazionali nell’Università militare bolivariana, sempre nello spirito di articolare la solidarietà e l’amicizia fra i popoli."
E come vede la situazione del Venezuela in questo momento?
"Occorre analizzare la situazione del paese nella sua interezza, in base alle spinte e controspinte che in tutto questo periodo hanno agito per realizzare o impedire mete, compiti e obiettivi tracciati dal governo bolivariano lungo le tre grandi aspirazioni di Simon Bolivar, riprese da Chavez: il massimo di felicità, di sicurezza e di stabilità politica possibile per il popolo. Un progetto che la borghesia parassitaria ha cercato di sabotare in ogni modo per frenare le trasformazioni necessarie a conseguire questi tre obiettivi. Stiamo attraversando un periodo in cui si sta consolidando il potere popolare mentre quello capitalista è fortemente messo in causa, il che implica grosse tensioni a causa dei mezzi violenti che sta usando la destra, ispirata dai suoi appoggi nordamericani: si stanno moltiplicando gli omicidi di leader sociali, si colpisce nei diversi settori per creare una sensazione di insicurezza e di terrore. Per un altro verso, vi sono forti tensioni nell’ambito finanziario, a causa delle operazioni destabilizzanti del sistema finanziario mondiale contro il Venezuela per togliere l’appoggio materiale ai progetti sociali della rivoluzione e in questo modo cercare di staccare il popolo dal suo governo. Finora, però, non ci sono riusciti, perché la direzione politica ha reagito efficacemente e sta prendendo le decisioni necessarie per superare questa congiuntura critica e dare soluzione ai problemi economici della produzione e della distribuzione."
Con il ritorno delle destre, nel Parlamento venezuelano e in America latina che succederà con l’interscambio tra Venezuela e Cuba?
"La destra venezuelana è riuscita a conquistare la maggioranza in Parlamento agendo sulle debolezze del proceso bolivariano, utilizzando la menzogna e la manipolazione psicologica e materiale di certi settori della popolazione, poco consapevoli delle vere intenzioni della borghesia. Bisogna riconoscere che è stata molto abile a non mostrare pubblicamente i suoi interessi di dominio alla popolazione che usufruisce dei servizi medici, sportivi, agricoli provenienti da Cuba. Nella campagna elettorale di ottobre e novembre scorso ha lasciato intendere che avrebbe mantenuto i grandi progetti sociali della rivoluzione e quindi anche la fondamentale presenza dei medici cubani nei quartieri poveri e i servizi sanitari gratuiti. Ma si è trattato solo di una strategia per vincere le elezioni. La destra ha sempre attaccato gli aiuti cubani e ha cercato di distorcerne il senso e di demonizzarli. Tra le destre venezuelane e Cuba c’è una distanza incolmabile, soprattutto mentre l’opposizione si dedica a violare la Costituzione e le leggi cercando di utilizzare il Parlamento. Per le destre, gli interscambi solidali sono sprechi da impedire con ogni mezzo. Invece, vanno agevolate leggi come quella che abolisce gli impedimenti alle grandi imprese dell’agrobusiness come Monsanto. Ma la partita non è affatto vinta. E la posizione di Cuba non dà adito a dubbi: appoggio incondizionato alla rivoluzione bolivariana e al governo di Nicolas Maduro."
Fonte: il manifesto
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