La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 11 agosto 2016

Il pensiero unico e i millenials

di Carlo Freccero 
Stanno tornando parole che fanno scandalo: colpo di stato, mancanza di libertà, abolizione del pluralismo, limiti alla libertà di espressione. E, dal punto di vista del pensiero unico, fa scandalo che facciano scandalo. Perché se pensiero unico è, il dissenso non è. La maggioranza ha sempre ragione. E la minoranza deve farsi maggioranza per prendere la parola. C’è poi un ulteriore paradosso. Una frattura generazionale totale per cui, se uso parole come “pluralismo” o “dissenso” esse vengono percepite come valori da chi ha la mia età.
E sempre per chi ha la mia età la loro limitazione fa scandalo. In questi giorni è emerso il paradosso per cui minoranze di destra e di sinistra si sono riconosciute nella difesa di questi valori. Mentre i millenials sembrano non percepire neanche il problema.
Per chi è nato, cresciuto, vissuto, con il pensiero unico lo scandalo è insito in quelle stesse parole, troppo estremiste e politicamente scorrette. Insomma, in Italia il pensiero unico è penetrato così a fondo da rappresentare l’imprinting delle nuove generazioni al punto che recepiscono come eccessivo un semplice dissenso verbale o parlamentare, quando, per altri paesi come Francia, Spagna, la stessa Germania, provvedimenti come il Jobs act scatenano tumulti di piazza generalizzati.
L’Italia ha rimosso da tempo ogni residuo del pensiero critico e ha normalizzato così tanto il pensiero corrente da fare del semplice pensiero oppositivo un atto di terrorismo.
Slogan come “No Tav”, “No Border”, “No riforme” fanno scandalo. Perché non previste dal mainstream. Decenni di terzismo, di unanimismo, di centrismo, di dittatura della maggioranza, hanno livellato le differenze fino a provocarne l’estinzione.
Io sto parlando adesso non da sinistra, ma prendendo come modello il pensiero liberale. Il terzismo ha affossato le libertà. Perché non si può glorificare l’individuo e, insieme, la maggioranza. E’ quanto ad esempio teorizzavano campioni del liberismo come i radicali.
Non esiste libertà senza tutela dell’individuo e delle minoranze. In questo contesto lo scandalo non nasce dall’infrazione del “politicamente corretto” ma, al contrario dalla limitazione della possibilità di tutelare, per tutti anche contro la maggioranza, la libertà di espressione. E’ una diretta emanazione di quei principi di razionalità e tolleranza che hanno ispirato l’Illuminismo. E che ispirano tutte le Costituzioni moderne tra cui quella Costituzione Italiana che il referendum vorrebbe stravolgere.
La nostra è una Costituzione ancora ispirata ai concetti basilari della modernità. E cioè una Costituzione che tutela la libertà delle minoranze di esprimere dissenso. E può farlo perché implica una divisione di poteri potenzialmente conflittuali. La libertà deriva necessariamente da questo conflitto, ad esempio dal conflitto tra l’esecutivo e il parlamento. Una minoranza parlamentare può tenere in scacco l’esecutivo attraverso l’ostruzionismo.
L’avvento del pensiero unico e l’interpretazione in senso esclusivamente maggioritario della vita politica ha invece portato, in questi anni, a catalogare il dissenso come colpa. Oggi galleggiamo in un limbo per cui ci sono ancora regolamenti scritti che difendono la diversità e, viceversa, uno “spirito del tempo” che non le riconosce legittimità. C’è solo poco tempo per il dissenso.
Se la Costituzione verrà riscritta nel senso di una delega in bianco al premier, la diversità non sarà più una specie in via di estinzione, ma una specie estinta. Non solo sostanzialmente, ma anche formalmente.

Fonte: il manifesto 

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