di Massimo Torelli
È come se la grande rottura del voto del 4 dicembre potesse già essere riassorbita per procedere alla grande restaurazione. L’urto di quel voto sembrava dover travolgere gli assetti costituiti, le élite che avevano mosso l’assalto alla nostra Carta anche in nome di quell’Europa dell’austerità in cui erano ingaggiate. Invece ci si è sbrigati a varare un governo fotocopia che, come scrive Geminello Preterossi sul manifesto, nasce sulla rimozione del referendum. Si è fatto di tutto per impedire di votare sul quesito dell’art. 18 e si farà di tutto per non far votare neanche sugli altri due (voucher e appalti). Si tira a campare perché, come diceva Andreotti, è meglio che tirare le cuoia.
«Il mondo sta cambiando» abbiamo titolato l’appuntamento che l’Altra Europa con Tsipras propone per sabato 28 a Roma (Meeting Centre, Largo dello Scautismo 1). La citazione è un po’ irridente ma vuole metterci di fronte ad un quadro mondiale in rapida evoluzione (spesso a destra) e a quello che dovrebbe essere, dopo il 4 dicembre, il nostro 2017. Era lo slogan che si illudeva su una globalizzazione dolce, su terze vie, socialismi liberali. Irride la grande restaurazione italiana che non fa i conti con questa durissima età del ferro che della globalizzazione conserva la lotta di classe rovesciata arruolandola in nuovi scontri tra potenze, tensioni internazionali, guerre commerciali e militari. E in mezzo, tra Trump, Putin, Erdogan, si ritrova l’Europa. Questo quadro mondiale, drammatico ma mosso, evidenzia la necessità del cambiamento della sinistra. Con una logica da «anno zero». Il titolo del nostro incontro gioca su quel poco di restaurazione, disincanto, pigrizia che c’è a sinistra tra chi dalla rottura del 4 dicembre dovrebbe ritrovare spinta. Ma è legittimo domandarsi se l’unico esito di un No costituente fosse soltanto non trovarsi (per ora?) Renzi in tv.
«Il mondo sta cambiando» abbiamo titolato l’appuntamento che l’Altra Europa con Tsipras propone per sabato 28 a Roma (Meeting Centre, Largo dello Scautismo 1). La citazione è un po’ irridente ma vuole metterci di fronte ad un quadro mondiale in rapida evoluzione (spesso a destra) e a quello che dovrebbe essere, dopo il 4 dicembre, il nostro 2017. Era lo slogan che si illudeva su una globalizzazione dolce, su terze vie, socialismi liberali. Irride la grande restaurazione italiana che non fa i conti con questa durissima età del ferro che della globalizzazione conserva la lotta di classe rovesciata arruolandola in nuovi scontri tra potenze, tensioni internazionali, guerre commerciali e militari. E in mezzo, tra Trump, Putin, Erdogan, si ritrova l’Europa. Questo quadro mondiale, drammatico ma mosso, evidenzia la necessità del cambiamento della sinistra. Con una logica da «anno zero». Il titolo del nostro incontro gioca su quel poco di restaurazione, disincanto, pigrizia che c’è a sinistra tra chi dalla rottura del 4 dicembre dovrebbe ritrovare spinta. Ma è legittimo domandarsi se l’unico esito di un No costituente fosse soltanto non trovarsi (per ora?) Renzi in tv.
Dobbiamo vivere con la stessa intensità del 4 dicembre i referendum sull’art.1 della Costituzione, attivare comitati e mobilitazione, pretendere di votarli subito. Non dare tempo al tirare a campare del presidente Gentiloni che vuole archiviare il No costituente, come ha scritto Gianandrea Piccioli sempre sul manifesto. Se il vento del cambiamento riprende a soffiare (abbiamo vinto, mica perso) cambierà anche la questione della proposta alle elezioni: un’operazione a guida dei soggetti politici è fuori dai tempi e non può raccogliere quasi niente di questa vitalità. Ci vuole un nuovo protagonismo di chi ha animato lo scontro contro la riforma Renzi, così da aprire una stagione di rinnovata politica della Costituzione e della sua applicazione da sinistra.
Fonte: Il manifesto
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