La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

giovedì 28 luglio 2016

I terroristi vogliono un’Europa in guerra contro l’islam

di Gwynne Dyer
“Siamo in guerra”, ha detto martedì il presidente francese François Hollande, dopo che due presunti militanti del gruppo Stato islamico (Is) hanno ucciso un prete davanti ai suoi fedeli vicino a Rouen. È il tipo di cose che i leader si sentono in dovere di dire in casi del genere, ma che purtroppo comunicano il messaggio sbagliato. L’aviazione francese sta già bombardando le truppe dell’Is in Siria, quindi si può parlare di guerra (anche se priva di vittime sul fronte francese). Ma non era di quello che parlava Hollande. Il presidente stava dicendo che la guerra della Francia è in qualche modo interna, e ha proseguito dicendo: “La nostra democrazia è il loro obiettivo, ma sarà il nostro scudo. Se restiamo uniti, vinceremo questa guerra”.
Parole commoventi, e certamente i francesi hanno bisogno di essere incoraggiati, perché sono ancora sotto shock per la strage di Nizza a opera del terrorista che ha ucciso 84 persone investendole con un camion. Ma quelle parole sono sbagliate: se la guerra dei francesi è interna, contro chi la stanno combattendo? La risposta ovvia, forse l’unica plausibile, è: “I musulmani francesi”. Che, ovviamente, è proprio la conclusione cui lo Stato islamico vuole giungano i francesi.
Non sto dicendo che i due illusi adolescenti musulmani che hanno sferrato l’attacco in chiesa – entrambi nati in Francia – fossero consapevoli della strategia che sta dietro alla campagna terroristica dello Stato islamico in Europa. In tutte le campagne, è improbabile che i soldati semplici ne sappiano (o gliene importi) granché.
Ma chi decide la politica dell’Is e gestisce i siti web islamisti che esortano i giovani musulmani europei a compiere queste azioni terribili sa esattamente cosa vuole ottenere. In Francia, questi individui vogliono incitare l’odio anti musulmano, mettere la maggioranza contro questa minoranza emarginata e portare alla vittoria Marine Le Pen – la leader del Front national (Fn), il partito neofascista, islamofobo e contrario all’immigrazione – alle elezioni presidenziali dell’anno prossimo.
È già praticamente certo che Le Pen sarà una dei due candidati che andranno al ballottaggio alle presidenziali francesi del 2017. Se gli attacchi terroristici radicalizzeranno molti francesi cristiani (e non solo) portando così a una violenza antimusulmana generalizzata, Le Pen potrebbe addirittura vincere e diventare la prossima presidente francese.
La strategia dello Stato islamico in Germania è praticamente la stessa. Il paese, però, costituisce un terreno meno fertile per l’estremismo islamico: tra i musulmani tedeschi, infatti, gli arabi sono relativamente pochi, mentre l’Is è un’organizzazione in larga maggioranza araba. In Germania, inoltre, i partiti di estrema destra sono molto più deboli del Front national in Francia. Eppure, l’Is vi ha appena rivendicato due attentati terroristici nella stessa settimana.
Due attentati, non quattro. Sia il giovane afgano che ha ferito cinque persone a colpi d’ascia su un treno vicino a Würzburg il 18 luglio sia il siriano cui era stato rifiutato l’asilo e che si è fatto esplodere all’ingresso di un festival musicale ferendo altre quindici persone ad Ansbach il 24 luglio hanno proclamato fedeltà allo Stato islamico.
Ma il diciottenne tedesco di origine iraniana che il 22 luglio, a Monaco, ha ucciso nove persone, quasi tutte adolescenti, era un giovane mentalmente instabile ossessionato dalle stragi nelle scuole e dall’assassino norvegese Anders Breivik. Mentre il rifugiato siriano che il 24 luglio ha ucciso con un machete una donna polacca a Reutlingen conosceva la vittima e, secondo la polizia, è probabile che si sia trattato di un “delitto passionale”.
Tuttavia, entrambi i soggetti erano musulmani, perciò agli occhi di molti tedeschi c’è semplicemente stata un’ondata di sanguinosi attacchi islamisti. I due attentati rivendicati dall’Is, di fatto, non hanno nemmeno provocato vittime, eppure la politica tedesca è in preda a un panico dalle forti connotazioni islamofobe. La strategia dell’Is sta funzionando anche in Germania.
Perché lo Stato islamico vuole una forte reazione islamofoba in Europa? Perché questo comporterebbe la radicalizzazione di molti altri musulmani europei, e forse anche l’ascesa al potere di leader populisti che vogliono davvero “dichiarare guerra all’islam”.
La propaganda dello Stato islamico afferma che l’intero mondo musulmano è sotto attacco da parte del malvagio occidente, e che solo l’Is è in grado di difenderlo. Solo se il suo vero pubblico di riferimento nel mondo arabo crederà a quella menzogna l’Is potrà sperare di ottenere il sostegno delle masse (e forse, infine, il potere politico) nei paesi arabi, perciò ha un disperato bisogno che l’occidente si comporti male.
Ecco perché François Hollande ha sbagliato a dire che la Francia sta combattendo una guerra interna. Le parole sono importanti, e Hollande sta facendo il gioco dei terroristi.
Ed ecco perché è probabile che a ottobre gli Stati Uniti assistano a un’ondata di attentati islamisti sul loro territorio. Per spingere milioni di elettori statunitensi tra le braccia di Donald Trump non dovrebbero nemmeno essere troppo clamorosi. E niente sarebbe più gradito allo Stato islamico di una presidenza Trump.

Traduzione di Alberto Frigo
Fonte: Internazionale 

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