di Giorgio Cremaschi
Il premio Nobel Joseph Stiglitz ha dichiarato al Financial Times che l'Euro ha prodotto in Europa una depressione economica superiore a quella del 1929 e che per uscire dalle politiche di austerità bisognerebbe uscire dalla moneta unica. Stiglitz non è certo un rivoluzionario, ma un progressista moderato, e infatti fa una proposta che a suo giudizio potrebbe ancora salvare la costruzione europea dalla disintegrazione. Egli propone l'Euro dei paesi del Nord e quello di quelli del Sud, perché le economie dei paesi più deboli non possono reggere ancora la stessa moneta della Germania.
È molto difficile, anzi impossibile, che nella Unione Europea di oggi una simile proposta possa trovare la benché minima accoglienza. Non solo da parte dei governi attuali del Nord, ma anche da parte di quelli del Sud. Ve li immaginate Renzi, Letta, Monti, ma anche tanti esponenti del centrodestra, affermare che l'Italia non dovrebbe più condividere la moneta con la Germania, ma solo con Spagna, Grecia e Portogallo? No la costruzione europea è proprio stata concepita per far sentire ai popoli del Mediterraneo la fierezza di condividere la moneta dei popoli biondi e con gli occhi azzurri. Contando sul loro storico autorazzismo, agli italiani è stato spiegato da decenni che solo con l'euro erano europei a pieno titolo. E ora dovrebbero sentirsi monetariamente europei del Sud? Vorremmo vederlo Salvini a sostenerlo.
In realtà l'Unione Europea, e anche Stiglitz in parte lo ammette, è stata concepita sin dall'inizio dai poteri economici e finanziari come una trappola mortale per la giustizia economica e sociale. E l'euro non è solo una moneta, ma lo strumento economico e il collante ideologico delle politiche di austerità. Con la minaccia di essere cacciata dal salotto buono dell'euro la Grecia è stata ridotta allo stato coloniale. E la stessa medicina, con dosi diluite nel tempo, viene somministrata al nostro e agli altri paesi in crisi nella Unione.
La proposta di Stiglitz è semplicemente irrealizzabile nella Unione Europea perché tutte le classi dirigenti la contrasterebbero in ogni modo. Ma come tutte le proposte autenticamente riformiste, quella del premio Nobel con la sua stessa irrealizzabilità mostra la via della rottura.
La Unione Europea non è e non vuole essere riformabile, essa è nata per distruggere le conquiste del lavoro e lo stato sociale e non può rispondere ad altri mandati che a quello ricevuto dalle sue classi dirigenti. Per questo solo la sua rottura economica e politica può aprire al via alla riconquista di eguaglianza sociale e democrazia da parte dei popoli europei. Solo dopo la rottura della Unione progetti come quello di Stiglitz potranno avere concretezza, non prima.
In ogni caso va dato atto al premio Nobel di essersi espresso con posizioni molto più avanzate di quelle di tanta parte della sinistra europea, che continua vaneggiare di europeismi dei popoli mentre l'Euro e la UE in concreto i popoli li stanno distruggendo. Un sinistra che anche nelle sue componenti cosiddette radicali ha il tabù della moneta unica e che anche per questo sta scomparendo dal continenente. Non si può essere contro il capitalismo e neppure contro le politiche di austerità, senza essere contro l'Euro e la Ue, questo involontariamente insegna Stiglitz alla sinistra radicale, nella speranza che si svegli dal suo lungo sonno.
Fonte: Contropiano
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