di Michele Giorgio
È nelle mani della Corte Suprema il destino della Scuola di Gomme, nel villaggio beduino di Khan al Ahmar. I massimi giudici dello Stato di Israele ieri hanno rinviato alla prossima settimana la sentenza che deciderà se la scuola primaria costruita dall’ong italiana Vento di Terra continuerà ad esistere o se invece sarà demolita come chiedono i coloni del vicino insediamento di Kafr Adumim. Decideranno se i 178 bambini della tribù beduina dei Jahalin vedranno le ruspe militari fare a pezzi la loro scuola progettata dallo studio Arcò (Architettura e Cooperazione) di Milano e costruita sette anni fa da Vento di Terra con piccoli finanziamenti di enti locali, della Cooperazione italiana, della Conferenza Episcopale Italiana e della Rete di Sostegno a Vento di Terra.
In quel caso gli scolari saranno costretti ad andare alla scuola di Al Jabal, a più di sette chilometri di distanza. «Chi demolisce una scuola demolisce il futuro» è lo slogan di Vento di Terra rivolto a chi vuole soddisfare le richieste di coloni insediati illegalmente in Cisgiordania e che chiedono di abbattere una scuola “illegale” perchè tirata su senza il permesso delle autorità di occupazione militare.
In quel caso gli scolari saranno costretti ad andare alla scuola di Al Jabal, a più di sette chilometri di distanza. «Chi demolisce una scuola demolisce il futuro» è lo slogan di Vento di Terra rivolto a chi vuole soddisfare le richieste di coloni insediati illegalmente in Cisgiordania e che chiedono di abbattere una scuola “illegale” perchè tirata su senza il permesso delle autorità di occupazione militare.
La campanella della scuola suonerà questa mattina per i bambini di Khan al Ahmar. Entreranno in classe con quindici giorni di anticipo rispetto agli altri studenti palestinesi. Lo faranno per affermare il loro diritto allo studio e, sperano, per prevenire l’arrivo dei bulldozer israeliani. Un inizio di anno scolastico particolare che sarà accompagnato dalla presenza di diplomatici, operatori umanitari, attivisti e tanti altri che credono ai diritti di questa piccola comunità beduina “colpevole” di vivere in una delle aree di maggior espansione della colonizzazione israeliana, la E1, un lembo di terra tra i più strategici della Cisgiordania. E “colpevoli” di qualcosa che nessuno conosce sono anche i piccoli beduini di Umm al Nasser, a nord di Gaza, che due anni fa videro i carri armati israeliani disintegrare sotto i loro pesanti cingoli la “Terra dei Bambini”, l’altra scuola che Vento di Terra, sempre con la collaborazione di Arcò, ha messo a disposizione di una comunità emarginata e povera. La ong italiana non si è arresa e ha quasi completato la ricostruzione della “Terra dei Bambini”.
«Sulla Scuola di Gomme grava una sentenza di demolizione sin dalla sua costruzione nel 2009 perché si trova in Area C, nel corridoio E1» ci spiega Gioia Benedetti, responsabile per i progetti di Vento di Terra nei Territori palestinesi occupati, «nel corso di questi anni i coloni che vivono nella zona hanno presentato più volte la richiesta di demolizione». Nel 2014, continua Benedetti, «i giudici israeliani avevano chiesto alle parti di trovare un accordo, riconoscendo l’utilità sociale della scuola. Poi nelle ultime settimane i coloni hanno fotografato la scuola, ovviamente vuota e chiusa per le vacanze estive, senza acqua ed elettricità, per sostenere la sua inutilità e la necessità di trasferire i ragazzi (beduini) ad Jabal dove, peraltro, la comunità locale già affronta non pochi problemi». Il motivo reale della richiesta di demolizione è l’espansione delle colonie in un’area critica.
«Rimuovere la scuola vorrebbe dire facilitare la crescita della colonia di Kfar Adumim» sottolinea la rappresentante di Vento di terra «tutta quest’area, nel corridoio E1, rientra in un progetto israeliano per estendere fino alla colonia di Maale Adumim il Muro di separazione (allargando ulteriormente a Est i confini di Gerusalemme, ndr)».
La Scuola di Gomme è una struttura realizzata con 2.200 pneumatici usati e appoggiati uno sull’altro, sfalsati di fila in fila come fossero mattoni, riempiti col terreno e pressati fino ad essere pieni. Il peso di ogni singola gomma garantisce la stabilità della struttura. Gli spazi tra le concavità sono stati riempiti e intonacati con terreno argilloso. È stata costuita in meno di tre settimane. Per la comunità Jahalin è la risorsa più importante a sua disposizione. La sua distruzione perciò avrebbe un enorme impatto sociale oltre al danno per l’istruzione di circa 200 bambini. Per i comandi militari israeliani e i coloni invece è solo una struttura “illegale” da rimuovere. E non è servito a molto il fatto che la scuola sia “non permanente”, senza cemento e fondamenta, proprio per non contravvenire ai regolamenti militari che vietano la costruzione non autorizzata di edifici in Area C (il 60% della Cisgiordania sotto il controllo pieno di Israele). Le intimidazioni sono state frequenti in questi anni. Nel 2014 mentre le famiglie stavano montando alcune giostre e altre attrezzature di gioco per i bambini donate dalla Cooperazione italiana, è apparso un piccolo drone di sorveglianza. Dopo qualche minuto sono giunti dei soldati che hanno sequestrato tutto. Un anno fa altri militari israeliani hanno fatto irruzione a Khan al Ahmar per sequestrare 12 pannelli solari portatili donati agli abitanti dall’Istituto di Ricerca Applicata di Gerusalemme.
I Jahalin furono rimossi dal Neghev negli anni Cinquanta. Giunti nei pressi di Gerusalemme hanno creato degli insediamenti che non sono mai riconosciuti dalle autorità israeliane. Un problema che afflige anche altre comunità. L’Unrwa, l’agenzia dell’Onu che assiste i profughi palestinesi, ha denunciato un piano per il trasferimento di circa 12 mila beduini – Jahalin, Kaabneh e Rashaida – da Gerusalemme e la Cisgiordania centrale alla periferia di Gerico.
Fonte: Il manifesto
Originale: http://ilmanifesto.info/gomme-da-cancellare/
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