di Alfonso Gianni
L'Huffington Post ha deciso di offrire molto spazio alle tesi del Sì e pubblica un lungo scritto di Luciano Violante al riguardo. Non intendo contestare le scelte editoriali compiute dalla redazione, né appellarmi al principio della par condicio chiedendo uguale spazio per contestare punto per punto le affermazione dell'ex Presidente della Camera. Semplicemente vorrei sottolineare che, per quanto le argomentazioni di Violante siano portate con garbo, esse ripropongono in modo del tutto inesatto alcuni punti che peraltro sono già stati oggetto di discussione proprio in questa sede.
Per non annoiare nessuno, mi limito a soffermarmi sugli ultimi argomenti sviluppati dall'ex presidente della Camera con i quali cerca di dimostrare che la revisione costituzionale operata dalla legge Renzi-Boschi amplierebbe i diritti dei cittadini.
Per non annoiare nessuno, mi limito a soffermarmi sugli ultimi argomenti sviluppati dall'ex presidente della Camera con i quali cerca di dimostrare che la revisione costituzionale operata dalla legge Renzi-Boschi amplierebbe i diritti dei cittadini.
Al riguardo Violante ripete che sarebbe introdotto per la prima volta ilreferendum propositivo. Cioè in grado non solo di cancellare leggi esistenti o parti di esse, come quello attuale, ma di istituirne delle nuove. Solo che questo non è vero. Basta leggere l'articolato della legge che sarà sottoposta a referendum in una data ancora da destinarsi. In essa si afferma solamente che sarà una legge costituzionale, una nuova legge quindi, a istituire eventualmente tale nuova tipologia di referendum. Ma non c'è alcun vincolo a farlo. Nessuna certezza rispetto alla effettività di tale atto né tanto meno sui tempi.
Allo stesso modo la sicurezza che le proposte di legge di iniziativa popolare siano "necessariamente" discusse dalle Camere, come scrive Violante, non esiste, poiché modalità e tempi di tutto ciò sono demandati ai regolamenti parlamentari. I quali peraltro, se lo volessero, potrebbero già farlo senza alcun bisogno di una modifica della nostra Costituzione. Ma ciò che è più grave è il ragionamento che viene condotto sull'incremento delle firme, portate dalla Renzi-Boschi da 50mila a 150mila per le leggi di iniziativa popolare. La motivazione che Violante porta è del tutto inconsistente. L'ex presidente della Camera ci ricorda che "oggi i cittadini italiani sono un po' più di 60 milioni mentre nel 1948 erano un po' più di 41 milioni". In verità non è proprio così. Infatti l'Istat documenta che "al 1° gennaio 2016 la popolazione in Italia è di 60 milioni 656 mila residenti (-139 mila unità). Gli stranieri sono 5 milioni 54 mila e rappresentano l'8,3% della popolazione totale (+39 mila unità). La popolazione di cittadinanza italiana scende a 55,6 milioni, conseguendo una perdita di 179 mila residenti". Di questi cittadini italiani ovviamente non tutti hanno la maggiore età, quindi in grado di firmare per una legge di iniziativa popolare. Ma, a parte ogni altra considerazione, la triplicazione del numero delle firme richieste non appare proporzionato alla crescita effettiva della popolazione votante.
Aggiunge poi Violante che oggi sarebbe tramite la rete "più facile raggiungere il numero delle firme". E perché mai? Le firme non possono essere trasmesse per via informatica, come Violante ben sa. Devono essere raccolte con attivisti e volontari seduti ai tavolini e con tanto di presenza di cancelliere o facente funzione che sia in grado di garantire e certificare la veridicità delle firme e la correttezza delle operazioni. Il tutto richiede una mobilitazione diffusa e capillare, sorretta da una puntuale organizzazione. Più aumenta il numero delle firme da raccogliere e più bastoni tra le ruote si mettono alla possibilità di esprimere la potestà di proposta legislativa da parte del popolo.
Infine Violante, a differenza, e questo va sottolineato, di altri sostenitori del Sì, accetta di stabilire una relazione fra la legge elettorale, cd. Italicum, entrata in vigore il 1° luglio scorso e la revisione dei 47 articoli della Costituzione. Ma con un ragionamento del tutto singolare. Violante afferma: "Chi è contro l'Italicum quindi, dovrebbe votare Sì per poter dare alla minoranza della Camera o del Senato la possibilità di chiedere una deliberazione preventiva di costituzionalità su questa legge elettorale". È sicuramente vero che la revisione costituzionale prevede tale eventualità non solo per le leggi a venire, ma anche, in via del tutto transitoria, per quelle già entrate in vigore. Quindi anche nei confronti dell'Italicum. Ma questo non è affatto un motivo sufficiente per votare la revisione della Costituzione.
Già il 4 ottobre la Corte Costituzionale è convocata a discutere della costituzionalità dell'Italicum a seguito della sentenza del Tribunale di Messina. Non vi è alcun bisogno di aspettare l'esito del referendum. A quella data già sapremo se la Corte giudicherà incostituzionale l'Italicum, come io mi auguro, avendo del resto già dichiarato incostituzionale il Porcellum da cui l'Italicum differisce solo in peggio. A meno che lo scritto di Violante miri proprio a questo. Non tanto a convincere i cittadini delle sue ragioni, quanto a esercitare una qualche pressione sui giudici costituzionali affinché rimandino ogni decisione in merito alla costituzionalità dell'Italicum, come del resto già si vocifera in queste ore.
Fonte: Huffington Post - blog dell'Autore
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