La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

sabato 20 agosto 2016

Stadio, per ammalarsi di terrore

di Liucs 
Come spesso accade nel pieno dell'estate arriva l'ennesima manovra restrittiva della libertà personale dell'individuo e in maniera scientifica prende vita all'interno del sistema calcio. Dopo Biglietti nominali, tornelli, pre filtraggi, tessere del tifoso, barriere e daspo arrivano i controlli biometrici. Ancora una volta lo stadio Olimpico, la casa di Roma e Lazio, è nuovamente il “ laboratorio scentifico e sperimentale” di questo nuovo sistema che partirà con l'inizio del campionato con la “scusa” di prevenire eventuali attacchi terroristici.
Lasciamo da parte qui le polemiche sul fatto che in questo modo si andrà a svuotare il già vuoto che si vede all'interno dell'Olimpico durante le partite delle due squadre romane e proviamo a concentrarci sugli effetti che porterà questa nuova misura ponendo la questione in essere su due aspetti: quello più strettamente legato alle dinamiche ultras e quello sociale.
Dal punto di vista ultras questa nuova manovra repressiva potrebbe essere il colpo di grazia a questo mondo. Dopo una decina di anni di continui attacchi, a fronte di risposte deboli e scialbe, potremmo ritrovarci sempre più vicino alla tanto famigerata normalizzazione del mondo ultras e al tanto citato modello inglese negli stadi: tutti schedati, seduti e zitti.
Questo nuovo colpo repressivo però potrebbe essere quella tanto sperata scintilla per un inversione di marcia per passare dalla resistenza al contr'attacco. L'uso del condizionale non è casuale perché se ciò non accade, se non si da continuità al tentativo che alcune tifoserie hanno fatto questa primavera contro il Daspo, cercando di allargare, cercando di mettere da parte su questo fronte per un obiettivo unicole rivalità, allora sì potremmo decretare la fine di un movimento che ha fatto la storia e che è stato esempio in tutto il mondo per il suo modo di tifare, di ribellarsi e di esprimere rabbia.
Quindi nuovamente il sistema calcio come luogo di sperimentazione repressiva per capire se quello messo in atto è poi traducibile nella quotidianità della vita sociale. Non sempre la controparte riesce nel suo intento, ma intanto sperimenta reprime e si pone non uno ma due, tre passi più avanti di NOI. Ora se il controllo biometrico dovesse risultare un sistema positivo, con l'aumentare delle “ paure” nelle masse causate dalla paura del terrorismo, questo sarebbe accettato da tutti come sta avvenendo per tante altre cose, come l'aumentare dei controlli con telecamere, gps, e polizia andando a limitare sempre più la propria libertà in cambio di una percezione di finta sicurezza.
De Andrè scriveva nel Bombarolo, contenuto in “ Storia di un impiegato” : “Qui chi non terrorizza Si ammala di terrore” . Questo sta avvenendo e se non si reagisce, si rischia veramente di ammalarsi di terrore e accettare ogni sporca cosa che la controparte mette in campo, la stessa controparte. Protagonista e complice nel creare paura.
Noi non vogliamo ammalarci di terrore ed è venuto il momento di mettersi veramente in gioco e cercare di capire veramente come andare a contrastare questo nuovo attacco della controparte.
Spesso l'inizio dei campionati tende a mettere tutto nel dimenticatoio e questo sarebbe l'errore più grave perché non è più possibile far passare questi attacci nel silenzio più assoluto. E' necessario trovare un unità d'intenti, evitare che la sperimentazione romana passi come se nulla fosse, perché se passa questa cosa verrà poi riportata in tutti quei lughi dove esprimiamo il nostro dissenso e rabbia: stadi e piazze.
Loro hanno i mezzi per reprimere. Noi abbiamo rabbia, dissenso e passione. Spesso il cuore è più forte della mano che vuole reprimere.

Fonte: commonware.org 

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