di Ivan Cavicchi
Del primo discorso di Trump da presidente, mi ha colpito la rimozione rigorosa della parola «diritto» e l’uso ridondante salvifico della parola «benessere». L’antinomia tra «diritto» e «benessere» come è noto è tipica del liberismo e non vi è dubbio che con Trump essa segnerà la fine della riforma sanitaria voluta da Obama. Trump ci dice che i diritti come quello della salute sono funzione non di una tutela pubblica universale e solidale ma del grado di benessere che si riesce a creare in un paese quindi che il benessere economico individuale è la sola condizione attraverso la quale il diritto alla salute può essere soddisfatto.
Per lui il diritto alla salute non si tutela come dice la nostra Costituzione ma si compra. Il mercato diventa così funzione della sua soddisfazione. Chi è fuori mercato, cioè le famose «anatre zoppe», non ha diritti.
Per lui il diritto alla salute non si tutela come dice la nostra Costituzione ma si compra. Il mercato diventa così funzione della sua soddisfazione. Chi è fuori mercato, cioè le famose «anatre zoppe», non ha diritti.
Con Trump si torna certo a Hobbes, a Smith ma soprattutto a Murray Rothbard anch’egli repubblicano famoso per essere il padre dell’ anarco-capitalism. Trump nei confronti dell’ Obamacare si pone esattamente come un libertarian anarco-capitalista.
Egli parte dai conti: «I premi delle assicurazioni sono saliti alle stelle in tutta la nazione» si legge nel suo programma elettorale «con una media nazionale di quasi il 25%, con alcuni membri che subiscono aumenti dei tassi fino al 70%».
E continua rinfacciando a Obama l’inganno «il suo piano di salute avrebbe dovuto tagliare il costo dei premi di famiglia fino a 2.500 dollari l’anno e invece, i premi sono aumentati di quasi 5 mila dollari».
Ed ecco le soluzioni: liberalizzazione totale, defiscalizzazione delle polizze, assicurazione acquistabili in tutti i 50 gli Stati, utilizzo degli Health Savings Accounts (HSA), (sorta di libretti di risparmio) attraverso i quali ogni cittadino versa parte dei suoi risparmi (niente solidarietà, niente fiscalità) revisione delle opzioni base del Medicaid (programma federale che aiuta gli individui e le famiglie con basso reddito). Ma soprattutto no alle «anatre zoppe» cioè no all’assistenza agli immigrati irregolari visti prima di tutto come un grande spreco. Ben11 miliardi di dollari l’anno. Per cui mollare le anatre zoppe di qualunque tipo esse siano al loro destino ha il significato di utilizzare in nome del «benessere» risorse che altrimenti sarebbero sprecate: «prendersi cura della nostra economia sarà un lungo cammino verso la riduzione della nostra dipendenza dal pubblico nei programmi di salute».
Alla fine della storia Trump «bellicapelli» (come si direbbe a Roma) taglierà gli 85 miliardi l’anno (un decimo delle spese militari) dell’Obamacare per ridurre le tasse ai cittadini dal 39,6% al 33%, e alle imprese dal 33% al 15%.
Dalla cura della persona si passa alla cura dell’economia. Ma è un discorso solo americano? No anche Renzi fa dipendere il finanziamento dei diritti dallo sviluppo economico in particolare dal Pil. Il suo governo ha programmato un percorso pluriennale alla fine del quale l’incidenza della spesa sanitaria nei confronti del Pil dovrà ridursi di un punto e mezzo. Anche Renzi tenta di finanziare la riduzione delle tasse tagliando risorse alla sanità. Il taglio dello scorso anno di oltre 2 mld è stato giustificato con la riduzione della pressione fiscale. Anche Renzi con il definanziamento sta riducendo la sanità pubblica ad una sorta di Medicaid aprendo la porta alle assicurazioni. Anche Renzi sta abbandonando le «anatre zoppe» al loro destino (la notizia di oggi è che nel 2016 12 milioni di italiani e 5 milioni di famiglie hanno dovuto limitare il numero di visite mediche o gli esami di accertamento per motivazioni di tipo economico).
La differenza che vedo tra Trump e Renzi rispetto all’antinomia diritti/risorse è solo nel grado di incompatibilità con cui viene letta. Nel primo caso è assoluta tanto da essere inconciliabile. Nel secondo caso è relativa all’andamento del Pil. Evidentemente anche noi stiamo diventando americani.
Fonte: Il manifesto
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.