di Wolfgang Streeck
La mia immagine della società futura - nella misura in cui sento di poterne fornire una - è desolante. Pensando alla società dell'Europa Occidentale e del Nord America - la regione del capitalismo avanzato - immagino la continuità di una lunga tendenza di declino sociale, il quale è già in atto da decenni: crescente disuguaglianza, stagnazione economica, aumento dell'insicurezza, frammentazione politica. Mai come prima nell'epoca moderna, "noi" abbiamo perso il controllo su dove è diretto il nostro mondo. Ringraziamo ancora la nostra fortuna di vivere sotto il comando di un'utile mano invisibile che agisce sempre al momento giusto, così come ringraziamo la nostra capacità di improvvisare, la nostra resistenza alla pressione. Tuttavia, in realtà, non sappiamo più fino a che punto tutto questo reggerà.
Le prospettive sono incerte. Nel linguaggio sociologico, quel che vedo è l'avanzare di una degenerazione continua della capacità del consumismo edonista, che ha svolto il ruolo delle vecchie fonti collettive di legittimità, di unificare la nostra società: sia fornendo integrazione sociale sia proteggendoci dai conflitti derivanti dall'anomia. Non riesco a vedere come nel prossimo futuro tali tendenze possano essere contenute o invertite. In quanto sono tutte in relazione con la rapida espansione dell'economia capitalista su scala globale. Vale a dire, le regole della politica democratica, così come delle altre forze che in passato si sono opposte al capitalismo, ora non possono più arrestare il veloce sviluppo di queste tendenze disgregatrici.
La "globalizzazione", come viene eufemisticamente chiamata, ha anche accelerato enormemente la mercificazione delle tre merci fittizie di Polanyi - lavoro, denaro e natura. Esse possono essere tratte come mere merci, puramente e semplicemente come merci, ma solo a rischio di una catastrofe sociale. Stiamo cominciando a vederne i risultati: mercati del lavoro deregolamentati con successo; peggioramento generale delle condizioni di lavoro; rapido avanzamento del degrado ambientale; il proseguimento di una crisi finanziaria sempre più grave.
Al centro del marciume sociale che vedo aumentare si trova l'economia capitalista libera da ogni controllo. Ora è sul punto di rompere il suo matrimonio forzato con la democrazia - qualcosa che apparentemente è emerso come un fatto che si è consumato dopo la seconda guerra mondiale. Il neoliberismo ha già pubblicato i documenti ufficiali di un divorzio rispetto al matrimonio che sembrava aver messo a tacere gli incubi della prima metà del XX secolo. Tuttavia, quest'unione aveva già cominciato a disgregarsi negli anni settanta di quello stesso secolo.
Ci troviamo nel mezzo di un processo di disintegrazione del quale non si riesce a vedere la fine. La stagnazione economica è diventata "secolare", anche agli occhi degli economisti che sono ottimisti per professione. A fronte di questa stagnazione, si compiono manovre monetarie sempre più disperate, tutte destinate a mantenere in vita la festa per quanto più tempo possibile; ne deriva un indebitamento crescente che crea una minaccia costante di esplosioni imprevedibili di nuove bolle, che possono emergere in luoghi inaspettati.
Quel che è certo è che l'economia capitalista ha perso la capacità di supportare la società capitalista. Allo stesso tempo, si può anche dire che tale società ha perso la capacità di sostenere l'economia capitalista. In quanto la sopravvivenza sempre precaria del capitalismo è sempre dipesa dalle forze anticapitaliste, le quali lo hanno mantenuto sotto controllo, proteggendolo da sé stesso: religione, conservatorismo, socialismo, anticomunismo, nazionalismo e democrazia. Tali forze sono scomparse oppure si trovano ad essere indebolite in maniera critica, forse fatalmente, grazie alla modernizzazione, alla globalizzazione, al consumismo, al secolarismo, ed altre energie del genere.
Ora, il capitalismo ha cominciato a governare da solo. Ed in questo modo impone alle persone un ordine sociale surrogato (Ersatz) il quale è altamente volatile ed imprevedibile. Tutto questo esige che i suoi membri si prendano cura di sé stessi e che si sforzino quanto basta per affrontare l'incertezza sistemica, improvvisando correzioni della forma privata e creando aspettative che abbiano un minimo di affidabilità. L'aumento della infrastruttura sociale fai-da-te, o meglio, fatta-dal-capitale, che è stata poi chiamata "social network", induce la trasformazione delle persone in macchine per il profitto delle grandi multinazionali.
L'irresistibile ascesa delle disuguaglianze nei paesi che, in passato, avevano fatto dell'uguaglianza uno dei loro più importanti obiettivi etici e politici, è soltanto un aspetto della crescente ingovernabilità del capitalismo globale. La maggior disuguaglianza è associata ad un aumento dell'arricchimento oligarchico, del furto, dell'asset-stripping (il processo per mezzo del quale lo speculatore compra un impresa in stato fallimentare con l'intenzione di vendere separatamente i suoi attivi, traendone profitto). Questo riflette la capacità declinante della democrazia a redistribuire opportunità nella vita sociale, proteggendo la società dal potere schiacciante del denaro. La società stessa oscilla fra il fine di una robusta crescita economica e la conseguente intensificazione dei conflitti redistributivi, vedendo una crescente eterogeneità fra i cittadini, così come all'interno della forza lavoro.
Legittimata da un'ideologia meritocratica, è stato imposto alle persone un regime di concorrenza sempre più intenso, in cui vincono coloro che hanno una migliore allocazione iniziale di risorse. Si ha sempre più un potere politico meno capace di equalizzare le condizioni di partenza, per non parlare della sua capacità crescente di garantire un qualsivoglia risultato. La solidarietà e la coesione sociale continueranno a indebolirsi, così come anche l'impulso collettivo all'uguaglianza. Ed ecco che l'immigrazione incentivata andrà a produrre una riserva illimitata di lavoratori disposti a lavorare per salari sempre più bassi.
L'ordine sociale attualmente vigente si basa sui lavoratori precari trasformati in consumatori fiduciosi (Colin Crouch). Ci troviamo in questa situazione che è dovuta anche alle pressioni sociali generate continuamente dalla grande industria della pubblicità e dell'intrattenimento, alleata ad un settore finanziario sproporzionato. Quel che stiamo vedendo crescere è un consumismo sfrenato, debitamente camuffato come espressione di libertà individuale - un edonismo secolare che cattura l'immaginazione e che limita le energie morali, soprattutto della generazione più giovane. La questione è quella di sapere per quanto tempo tutto questo sarà in grado di nascondere la crescente fragilità della vita economica di un importante segmento della popolazione, riuscendo a far dimenticare il divario fra le promesse del capitalismo e la realtà capitalista. Esaurite tutte le altre fonti di solidarietà sociale, si tratta di sapere ora fino a quando l'industria culturale continuerà a vendere il consumismo come un modello di vita soddisfacente, mantenendo in questo modo la legittimità del capitalismo avanzato.
Nel futuro che prevedo, la politica dei paesi capitalisti avanzati, in quanto effetto di tutto questo, diverrà sempre più frammentata. Verrà pertanto data continuità alla spirale discendente iniziata ormai da tempo. Gli immigrati, che andranno a fornire in misura crescente servizi privati a prezzi accessibili all'alta classe media - a causa della preferenza generale, sempre più irrinunciabile, per un modello orientato al mercato - verranno esclusi, formalmente e di fatto, dai diritti civili. Le classi medie, incantate da un individualismo meritocratico e disposti a pagare privatamente per l'ottenimento dei servizi, perderanno interesse alla politica. Come contropartita, crescerà il dominio tecnocratico sulla spesa pubblica da parte delle banche centrali e delle organizzazioni sovranazionali. Si imporrà sempre più l'austerità ed il risanamento del bilancio governativo come forma per aprire spazi all'investimento privato e per rafforzare la fiducia dei mercati finanziari.
Fra le classi inferiori, la partecipazione politica diminuirà ancora di più, in quanto tali classi non avranno più niente da aspettarsi dalla politica pubblica - eccetto, forse, ottenere qualche partecipazione ai passatempi scandalosamente volgari riservati ai ricchi ed ai potenti. Esclusi dalla "società della conoscenza", la loro partecipazione al consumismo sarà sempre più limitata. Verrà loro negata anche la cittadinanza democratica.
Via via che, come risultato della diminuzione della crescita e dell'intensificazione del conflitto distributivo, il welfare diventa meno generoso, i perdenti della globalizzazione potranno, a volte, mobilitarsi politicamente. Tuttavia, probabilmente si alleeranno con i partiti xenofobi di destra. Poiché questi continueranno a stimolare una reazione irrazionale alla concorrenza esercitata dai migranti, i quali saranno sempre più disposti a lavorare per meno e a sopportare condizioni più dure di lavoro.
Il declino generale della partecipazione politica, che va avanti da decenni, offre ai partiti come il Fronte Nazionale, i Democratici svedesi, Vlaams Belango, il Movimento Wilders, l'opportunità di catturare una parte significativa di voti. Di conseguenza, i partiti tradizionali del centro vedono le loro possibilità elettorali sempre più ridotte. Per questa ragione, tenderanno ad unirsi contro i partiti intrusi sotto la bandiera del liberalismo e del neoliberismo. Ora, tutto questo conferma l'impressione per cui non esiste alcuna politica alternativa. Si consuma così l'esclusione politicamente destabilizzante di una parte crescente dell'elettorato.
La politica di frammentazione in atto al centro si manterrà connessa all'evoluzione delle periferie dell'impero capitalista. Gli Stati falliti ed i conflitti insolubili richiederanno interventi militari da parte delle nazioni capitaliste ricche. Queste agiranno cinicamente nel nome della democrazia, della costruzione delle nazioni e dei diritti umani, ma solo per mantenere un'offerta illimitata di mano d'opera a basso costo, formata da rifugiati ed immigranti. Possiamo vedere, pertanto, che la "politica di integrazione" promossa dalla società decadente del centro non può portare da nessuna parte.
Mentre la prima generazione di migranti tende ad essere felice del posto al sole ottenuto, i loro figli verranno irrimediabilmente danneggiati dalla mancanza di capitale sociale e culturale. Di conseguenza, saranno anche esclusi dal principio di base meritocratico della "società della conoscenza" che sta soppiantando lo stato sociale del dopoguerra. Incapaci di passare alla classe media e partecipare al consumismo capitalista, così come alla secolarizzazione edonista - le attuali forme importanti dell'integrazione sociale - alcuni di essi verranno attratti dalla lotta ingloriosa contro gli eserciti del centro. In ogni caso, il mondo della periferia cadrà anch'esso a pezzi. In questo modo, le guerre post-coloniali - e, così, gli assassinii selettivi della "guerra contro il terrore" promossi dalle forze speciali e dalla tecnologia dei droni - continueranno. Ciò non impedirà che i paesi avanzati continuino a promuove un'autoimmagine di società tollerante, pacifica, non-violenta ed egualitaria. Ora, tutto questo rafforzerà ancora di più la frammentazione politica. E sdarà accompagnato dall'aumento della vigilanza, poiché l'infrastruttura microelettronica della nuova società facilita lo spionaggio da parte delle agenzie statali.
Come immaginare la società del futuro? Il futuro cui faccio riferimento è quello dei prossimi venti o trent'anni. Temo che questa sarà un'epoca di profonda confusione, di disorientamento crescente, di disordine, senza che un nuovo ordine qualsiasi appaia nell'immediato. Sarà un'epoca del "si salvi chi può", non senza che ci siano nuove forme di violenza, sia degli Stati che degli insorti. Non mancheranno nemmeno immagini false dello spettacolo prodotto dall'industria culturale. Ci sarà bisogno di una transizione lunga e dolorosa verso qualcosa che appare ancora impercettibile.
Si vedrà la fine del capitalismo così come lo conosciamo e l'inizio di qualcosa che ancora non conosciamo.
Articolo pubblicato su Economia e Complexidade
Fonte: blackblog francosenia
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