di João Pimenta Lopes
Al processo di integrazione capitalista non sono estranei i ripetuti e consistenti attacchi ai diritti, le libertà e le garanzie dei cittadini, con una dinamica dettata da politiche securitarie e militariste. Nell'anno che si è chiuso sono state numerose le iniziative che hanno proseguito e consolidato tali politiche, utilizzando come scusa principale la cosiddetta “crisi” migratoria, la scalata del terrorismo e la pretesa lotta che l'UE condurrebbe contro questo “fenomeno”, e anche i “rischi” e le “minacce” provenienti dalla Federazione Russa.
La reazione dell'UE alla crisi umanitaria si esprime nello sviluppo di una politica sull'immigrazione razzista, xenofoba, disumana. Si è militarizzato la risposta e il pattugliamento per il controllo agli ingressi delle frontiere esterne nel Mar Egeo, spingendo il flusso verso il Mediterraneo centrale, con tragiche conseguenze, più di cinquemila morti solo nel 2016. L'esternalizzazione delle frontiere è proseguita con il criminale e illegale accordo UE-Turchia, che ora si intende replicare nel Nord Africa e nel Medio Oriente. Il Diritto Internazionale all'assistenza, all'accoglienza dei rifugiati e alla concessione dello statuto di asilo è stato calpestato e le più odiose violazioni dei diritti umani avvengono oggi sul suolo europeo.
Il pretesto della crisi, ma anche della presunta lotta al terrorismo, ha consolidato il concetto di Fortezza Europa, ha inasprito i controlli di Schengen alle frontiere esterne (e anche interne, in particolare attraverso la sospensione autorizzata in diversi stati-membri). Il tanto sbandierato principio della libera circolazione è stato gettato alle ortiche. Si concentra l'attenzione sulla raccolta e il trattamento dei dati personali, in database centralizzati, e si rafforzano organismi come EUROPOL. In tal senso, si è introdotto il registro di identificazione dei passeggeri (PNR) per i voli commerciali nell'UE. Con questo registro, qualsiasi cittadino avrà i propri dati conservati, e si permetterà così la creazione di profili sociali – sindacalisti, attivisti politici, ecc.
L'assalto alla democrazia e la sua soppressione sono infatti elemento determinante della natura dell'UE e si riflettono nelle più diverse politiche, dalla governance economica alla politica monetaria e bancaria, alla politica commerciale, agricola e industriale, con crescente attenzione all'armonizzazione giudiziaria. Non ha sorpreso, quindi, la recente iniziativa del Parlamento Europeo circa la creazione di un meccanismo dell'UE per la democrazia, il primato del diritto e dei diritti fondamentali che si propone di mettere a fuoco nei trattati le linee guida per l'esercizio della “democrazia”, armonizzando, livellandoli al basso, diritti fondamentali. In Portogallo, con una Costituzione progressista, ciò si traduce in ancora maggiori ostacoli al suo pieno rispetto e attuazione, in un quadro sempre più inaccettabile di ingerenze e sanzioni come quelle con cui il Portogallo è stato recentemente ricattato.
Crescita dell'estrema destra e del fascismo
L'UE e le sue istituzioni non sono un esempio e non hanno lezioni da dare sulla democrazia. Ne è un esempio la recente modifica del regolamento del Parlamento Europeo, che restringerà ancora di più la capacità di intervento dei deputati, particolarmente dei gruppi politici e partiti con minore rappresentanza.
La sempre più accentuata linea di scontro dell'UE con la Federazione Russa si è manifestata con punte di pericolosa e forsennata isteria, come nella recente “comunicazione strategica dell'UE per affrontare la propaganda diretta contro di essa”. Impregnata di una visione reazionaria e antidemocratica, accompagnata dalla retorica anticomunista, arriva a proporre la limitazione e il controllo dei mezzi di comunicazione sociale, di Internet, dei programmi scolastici e persino dei partiti politici. Si aprono così le porte a quella censura che tante pagine nere ha scritto in passato sul suolo europeo. Pratiche degne dei regimi autoritari e dittatoriali.
Nei tempi in cui viviamo, di profonda crisi nella e della Unione Europea, si moltiplicano i messaggi di propaganda intorno alle idee di “salvare” l'Europa dall'estrema destra e dai populismi. Le istituzioni stesse dell'UE di dedicano all'esercizio della critica ad alcuni governi, e anche a partiti politici, che o implementano o difendono misure e scelte reazionarie, populiste o di estrema destra. Un esercizio di grande ipocrisia e persino cinismo che viene da istituzioni che, come questo testo dimostra, promuovono e implementano misure di natura ideologica simili che obiettivamente contribuiscono direttamente o indirettamente alla rinascita dell'estrema destra e del fascismo in Europa.
Articolo pubblicato su avante.pt
Traduzione di Marx21.it
Fonte: Marx21.it
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