La crisi è quel momento in cui il vecchio muore e il nuovo stenta a nascere. Antonio Gramsci

martedì 30 maggio 2017

Schiavitù, guerra e rivoluzione

di Kevin B. Anderson
Gli scritti di Marx sulla Guerra civile americana sono rimasti a lungo nell'oscurità. Nonostante il fatto che essi si occupino di razza, guerra e rivoluzione – e che importanti figure quali W.E.B. Du Bois, C.L.R. James e Raya Dunayevskaya li abbiano visti come centrali nella teoria di Marx – molti, per decenni, non sono stati pubblicati fino allo scorso anno, quando finalmente è apparsa l'edizione di Andrew Zimmerman. Un volume che contiene alcuni veri tesori. Per esempio: “Negli Stati Uniti d'America, ogni movimento indipendente dei lavoratori rimase paralizzato finchè la schiavitù sfigurava una parte della repubblica. Il lavoro dei bianchi non poteva emanciparsi se, nello stesso luogo, vi era il lavoro non libero dei neri”.
Questi giudizi vengono, naturalmente, dal libro primo del Capitale, finito nel 1867 dopo la Guerra civile e dopo che Ricostruzione Radicale era stata formata.
Nel suo tributo del 1860 all'attacco di John Brown ad Harper's Ferry, Marx presentò l'evento come il preludio di una più ampia insurrezione schiavile, sorella della lotta per l'emancipazione dei servi in Russia: “a mio modo di vedere, il maggiore evento odierno nel mondo è il movimento degli schiavi – cominciato da una parte, in America, con la morte di Brown e, dall'altra, in Russia... ho letto sul Tribune che vi è appena stata una rivolta di schiavi in Missouri che, non c'è bisogno di dirlo, è stata soffocata. Ma il segnale è stato dato”.
Gli scritti della raccolta spaziano da articoli di giornale a lettere concernenti le risoluzioni della Prima Internazionale, fino a estratti dai più importanti lavori teoretici di Marx. In essi, egli rappresenta la Guerra civile come una seconda rivoluzione americana, che aveva emancipato qualcosa come quattro milioni di esseri umani dalla costrizione e rovesciato un prepotente regime proprietario capitalistico il cui peso economico aveva a lungo dominato il paese.
Questa nuova rivoluzione stabilì anche diritti politici – almeno momentaneamente – per gli ex schiavi, che la sua frangia radicale aveva invocato, ma non era in grado di realizzare una grande redistribuzione della terra nella forma di “quaranta acri e un mulo” proposta dai “Ricostruttori Radicali”. Inoltre, la lotta aveva richiesto la partecipazione in massa della gente nera, prima in guerra, sia come soldati che come armate di schiavi fuggitivi, e poi, nel dopoguerra, come cittadini nei movimenti politici e sociali degli stati del Sud.
Veramente, nel complesso Marx si concentra nelle attività autonome dei neri. Fra il 1861 e il 1862 invocò l'immediata piena abolizione della schiavitù e l'impiego di truppe nere in combattimento, scrivendo che “questo avrebbe un notevole effetto nel morale del Sud”. Egli sollevò inoltre dei moderati attacchi verso Lincoln per la sua prudenza durante i primi anni di guerra, specialmente per la sua decisione di evitare il proclama di emancipazione al fine di accattivarsi il favore dei bianchi negli stati di confine, come il Kentucky e il Tennesee.
La sua fede nel carattere rivoluzionario della guerra lo separò talvolta da Engels, che aveva meno fiducia nelle capacità sociopolitiche e militari del Nord. Questo allinea Engels più ai socialisti Tedeschi come Ferdinand Lassalle, che trascurò la causa del Nord giudicandola come irrilevante per le lotte delle classi operaie europee. Come questi scritti dimostrano, Marx esaminò da vicino le divisioni di classe interne agli stati del Sud. Per esempio, quando scrive della dichiarazione di secessione, descrive la classe dei proprietari di schiavi come una minoranza esigua ma potente, che governa la grande maggioranza della popolazione, sia quella dei neri schiavizzati che quella dei bianchi poveri. In un articolo del 1861 su Die Presse, Marx nota una diffusa riluttanza a sostenere la secessione in zone come il Kentucky dell'est e l'Alabama del nord, individuando le divisioni di classe fra i lavoratori bianchi poveri e i trecentomila proprietari di schiavi che dominavano il Sud.
Marx applica l'analisi di classe anche alla successione di Andrew Johnson dopo l'assassinio di Lincoln, descritto questo come “l'atto più stupido che potesse essere commesso. Johnson è severo, inflessibile, vendicativo, e da ex povero bianco ha un odio mortale per l'oligarchia (proprietaria di schiavi)”. Il riguardo di Johnson per gli ex proprietari di schiavi dissuase presto Marx dalla sua visione ottimistica del nuovo Presidente, di cui avrebbe volentieri sostenuto la destituzione, ma non si arrese mai alla possibilità che i bianchi poveri del Sud si alleassero con gli ex schiavi in un movimento inter-razziale dei lavoratori. Inoltre, egli reputò che tale alleanza non si sarebbe potuta fare a spese dell'immediata abolizione della piena emancipazione politica ed economica degli Afro Americani; infatti, ritenne che l'emancipazione avrebbe aiutato a costruire il movimento minando il dominio della classe dei proprietari di schiavi.
Questa visione è contrastata da un saggio, The Civil War in the United States, scritto da Joseph Weydemeyer, il più vicino sostenitore di Marx ed Engels negli Stati Uniti, che ne 1852 aveva pubblicato “Il diciotto Brumaio di Napeolene Bonaparte” nella sua rivista Die Revolution. In effetti, uno dei meriti della raccolta di Zimmerman è che include, diversamente dalle prime edizioni di Mosca, alcuni interlocutori di Marx, collocando gli scritti nel clima intellettuale dell'epoca. L'articolo di Weydemeyer del 1865 su Ricostruzione si allinea a Marx in quanto anche lì si reclama il supporto attivo del Nord nell'armare la popolazione ex schiava, da considerare come il suo alleato più affidabile. Ma Weydemeyer si riferisce ai bianchi poveri delle campagne come “rifiuti bianchi”, dicendo che essi “sono sempre stati lo strumento volontario nelle mani dell'oligarchia sudista”. Avverte che Ricostruzione Radicale non può fare affidamento su tale gente indolente, ma solo su i “più disprezzati negri”...insieme agli artigiani bianchi delle città. Marx avrebbe probabilmente dissentito rispetto a tali asserzioni, ma la posizione di Weydemeye ci aiuta a capire la distanza fra Marx e i socialisti Tedeschi. Molti di essi sostenevano che, fatta eccezione per la classe lavoratrice, tutte le classi formavano “una massa rezionaria”. Marx si oppose a questo assunto in “Critica al programma di Gotha”, puntando su “artigiani, piccoli produttori, ecc., e contadini, quali potenziali alleati della classe lavoratrice. Inoltre, Marx si concentra sulla solidarietà di classe internazionale, un concetto che attraversa tutti gli scritti. Fin dall'inizio della guerra, il Nord aveva bloccato i porti del Sud, boicottando il trasporto del cotone verso i centri manifatturieri come Manchester e facendo cadere la classe operaia inglese nella disoccupazione di massa. I numerosi politici e giornali pro-Sudisti inglesi, cercarono di usare questo sentimento per dirigere l'opinione pubblica in favore del riconoscimento diplomatico della Confederazione o addirittura per affiancare il Sud in guerra. I lavoratori inglesi e le loro organizzazioni ripudiarono fermamente tutto questo, impedendo tentativi di tenere incontri nelle loro comunità e organizzando eventi pubblici in cui si approvarono risoluzioni pro-Unione. Marx scrisse spesso a tale proposito, come nel New York Tribune: “Quando una gran parte delle classi lavoratrici inglesi soffre severamente le conseguenze del blocco nel Sud...la giustizia richiede semplicemente di pagare un tributo al fermo atteggiamento dei lavoratori inglesi, tanto più quando esso viene contrastato dall'ipocrita, sfacciata, vigliacca e stupida condotta del benpensante John Bull”.
I suddetti incontri ebbero un ruolo non marginale nella formazione della Prima Internazionale nel Settembre 1864, con la rete di lavoratori che sosteneva il Nord a costituire la maggior parte dei suoi nuclei, non solo in Inghilterra ma anche in altri paesi dell'Europa occidentale. La prima dichiarazione pubblica dell'Internazionale fu di congratulazioni a Lincoln per l'ottenimento del suo secondo mandato. Redatta da Marx, presentò la Guerra civile come il più importante evento rivoluzionario di cui il movimento dei lavoratori in Europa avrebbe beneficiato: “I lavoratori d'Europa sono sicuri che, come la Guerra americana per l'indipendenza fu l'inizio di un'era di ascesa per la classe media, così la Guerra americana antischiavitù lo sarà per le classi lavoratrici”. Dopo l'assassinio di Lincoln e l'alleanza di Johnson con gli ex padroni di schiavi, comunque, l'Internazionale emanò nel 1865 una dichiarazione più aspra. Vi si prediceva una seconda guerra civile se agli ex schiavi non fosse stata garantita pienezza dei diritti politici: “Si dichiari che i vostri cittadini odierni sono liberi e uguali, senza riserve. Se a essi non verranno concessi i diritti dei cittadini, mentre gli vengono chiesti i doveri dei cittadini, il futuro riserverà una lotta che potrà macchiare nuovamente il vostro paese con il sangue della vostra gente”. Questo “Discorso alla gente degli Stati Uniti” non fu pubblicato nell'edizione del 1937 di Marx ed Engels sulla Guerra civile negli Stati Uniti e nemmeno nella Raccolta dei lavori di Marx ed Engels posteriore, che comprende molti testi chiave dell'Internazionale. Per fortuna, l'edizione di Zimmerman ripristina al suo posto tale dichiarazione, fra gli scritti politici più significativi di Marx e del movimento socialista. Grazie a questi nuovi aspetti, il volume non si limita a una ristampa dell'edizione uscita nel 1937. Oltre a includere nuovi documenti di diversi autori, adopera le migliori traduzioni che erano state pubblicate nella Raccolta dei lavori. Questo introduce al Marx critico verso l'insensatezza razziale: egli usa all'occasione la parola-n (negroes)– in Inglese all'interno di una frase in Tedesco. In qualche caso sembra che intenda usarla come un iperbole, come quando, abbiamo già visto, chiede che truppe nere vengano arruolate nell'esercito dell'Unione: “Un solo n-reggimento avrebbe un notevole effetto nel morale del Sud”. Quale che fosse il suo scopo, un tale linguaggio suona discordante in mezzo ad alcune delle frasi migliori sulla razza. Zimmerman e l'International Publishers non hanno bonificato questo linguaggio, ma l'edizione del 1937 l'aveva fatto. Un sostanzioso contributo di Zimmerman sono anche le brevi introduzioni che danno un quadro storico alle nove sezioni nelle quali sono ripartiti i testi. La sua introduzione generale riconosce che gli scritti di Marx sulla Guerra Civile difficilmente compiono un'analisi unificata del conflitto, a parte i problemi razziali e di classe nell'ambito del capitalismo. Solleva anche la questione generale che, all'inizio della Guerra Civile, la critica di Marx all'economia politica non era ancora stata sviluppata: “Gli scritti di questo volume contengono quindi qualcosa di molto più interessante di un'interpretazione Marxista della Guerra Civile: rivelano la co-evoluzione del Marxismo e della Guerra Civile americana”. Questo rafforza il suo argomento - che anche Dunayevskaya nel 1958 aveva sostenuto in Marxismo e Libertà – che “l'influenza della Guerra Civile sul Capitale è indisputabile”. La pubblicazione di questo volume è temporalmente opportuna, dato che la sinistra Americana si trova oggi di fronte molti dei problemi che Marx affrontò negli anni '60 del diciannovesimo secolo. Le elezioni del 2016 paiono un'altra fase della lotta che si estende a ritroso fino alla Guerra Civile e a Ricostruzione. Allora come oggi, la relazione fra razza e classe è in primo piano, come lo è la necessità di movimenti progressivi e rivoluzionari che parlino dei problemi della classe lavoratrice senza concessioni al razzismo. Come da molti recentemente osservato, ignorare questo va a nostro pericolo. Fra le altre cose, gli scritti di Marx sulla Guerra civile ci danno validi strumenti per affrontare i suddetti problemi.

L'autore è professore di sociologia all'Università della California, Santa Barbara

Articolo pubblicato su Jacobin Magazine 
Traduzione di Sergio Farris per facciamosinistra!

L'articolo è liberamente riproducibile citando la fonte

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