di Ums Ganze
A luglio, nella città tedesca di Amburgo si terrà il G20. Sia in Germania che a livello internazionale i movimenti hanno già iniziato a organizzarsi. Dopo la lettera di Blockupy, pubblichiamo l'appello di Ums Ganze, una delle organizzazioni che compongono la coalizione tedesca anti-G20 . La proposta politica insiste, contro la classica modalità politica del controvertice, sulla necessità di interrompere i flussi della produzione e della circolazione delle merci e sull'importanza di costruire reti transnazionali che abbiano una continuità organizzativa oltre i momenti di piazza.
A chi non piacerebbe fare un bel giro ad Amburgo. A luglio 2017 ci saranno due buoni motivi per andarci.
Come punto culminante della fine della Presidenza tedesca del G20, il vertice si terrà ad Amburgo, tra clamore mediatico, parate di polizia e tutta la trafila che ne consegue. Amburgo e il suo porto sono un importante hub per l’economia tedesca basata sull'esportazione e per il traffico globale di merci – e per questo motivo, è il luogo perfetto per disturbare lo Stato e il capitale. Nessuno dei due potrà mai essere in grado di creare condizioni di vita migliori per tutti. Vi invitiamo perciò ad usare la mobilitazione internazionale contro il vertice del G20 per mettere il più possibile in difficoltà un mondo in cui le merci possono circolare liberamente negli oceani, mentre nello stesso istante i migranti muoiono a migliaia in quelle stesse acque.
Una cosa è chiara: con i capi di Stato e di governo delle 19 più grandi nazioni industriali, ci possono essere solo superlativi – le loro promesse di una “giusta pianificazione della globalizzazione" saranno spezzate ancora una volta.
Il vertice è l'espressione centrale della difficile situazione politica chiamata capitalismo: le contraddizioni sistemiche non saranno risolte dai politici e dal loro staff, vengono soltanto gestite da loro. Il G20 non è un attore collettivo, ma un tribunale della concorrenza tra gli Stati occidentali della NATO e la Russia, tra la periferia europea meridionale, i cui paesi sono autorizzati a giocare nell'ambito dell'adesione all'UE, e lo Stato tedesco, che prova ad estendere il suo predominio economico e politico anche sul piano della riunione del G20.
Gli altri partecipanti sono anch'essi parte di questa scena mal riuscita: la Turchia, attualmente in fase di transizione verso una dittatura a tutti gli effetti che minaccia migliaia di persone con la repressione o incarcerandole e combattendo una guerra contro la propria popolazione; il Brasile con il suo nuovo governo ultra-neoliberale e tecnocrate; e l'incubo di Trump, che sta mettendo in difficoltà persino l’élite neoliberale.
In tempi di crisi, quanto più la politica e i suoi attori non sono in grado di risolvere i problemi delle persone, mentre invece tentano di simulare una capacità politica di agire, tanto più contribuiscono al progredire dell'imbarbarimento delle circostanze sociali in tutto il mondo. Il vertice del G20 è quindi principalmente - e non a causa delle elezioni parlamentari tedesche nel 2017 - un evento rappresentativo che cerca legittimazione attraverso la messa in scena di uno spettacolo. Questo è dimostrato dal massiccio tentativo di integrare ONG e iniziative della “società civile” nell'evento. Allo stesso modo, tenere l'evento nel centro della città non è solo una simulazione di vicinanza alla cittadinanza, ma è anche un mero pretesto per mostrare interesse al dialogo e alle richieste della società civile.
Scegliere Amburgo non è stata una coincidenza, quanto piuttosto il tentativo ideologico di ridare legittimazione al vertice del G20. Allo scopo di difendere lo status quo.
Nel frattempo, le numerose crisi sistemiche del capitalismo globale continuano ad aver luogo: il progresso tecnologico - sotto la pressione dei rapporti capitalistici di produzione e delle strutture di proprietà - non libera dalla povertà, ma dall’esistenza degli esseri umani. Le politiche gestiscono quei processi di crisi, disciplinando il superfluo e allo stesso tempo si presentano come la risposta a tutti i problemi, la cui soluzione non ci potrà mai essere per ragioni strutturali e sistemiche.
Questo porta alla frustrazione e ad uno spostamento verso destra, a fantasie nazionaliste, da cui anche le fila della sinistra non sono esenti, e ad una crescente opposizione reazionaria verso la globalizzazione - che a sua volta conduce ad impatti sempre più aggravanti delle crisi e blocca le progressive soluzioni che possono essere formulate per questi. Perché le destre possono solo dimostrare la loro capacità politica di agire in modo negativo esattamente come fa il capitalismo, altamente ingegnerizzato, a causa della sua intrinseca dinamica economica, escludendo sempre più persone dai diritti fondamentali e dall'abbondanza e ricchezza della società.
L’ampia protesta civile contro il summit, che sta emergendo e si sta pianificando ovunque in Europa, sta giustamente mettendo in discussione la legittimità della politica dominante. E di questo aspetto abbiamo massimo rispetto. Ma molte chiamate, che sostengono che "la reale soluzione ai problemi sono democrazia e giustizia", non riescono a riconoscere l'importanza di analizzare il carattere sistemico e i limiti strutturali della politica nel capitalismo globale.
Così si rischia di alimentare l 'illusione di sinistra di uno Stato unitario in grado di fornire la capacità di un agire politico. Capitalismo e nazionalismo non sono in grado di garantire una prospettiva emancipatrice, né nel breve né nel lungo termine.
Solo superando il concetto di capitale e di Stato unitario, si presenterà una prospettiva sociale, che non si basa sull'organizzazione della carenza, ma su un atteggiamento solidale delle attività e delle ricchezze sociali.
D'altra parte: l'autorganizzazione in questa società non sarà possibile nell'attuale ordine politico ed economico. Questo funzionerà solo una volta che le barriere degli Stati nazione, i vincoli del mercato mondiale capitalista, la proprietà privata dei mezzi di produzione e il reggimento di produzione saranno rovesciate.
Anche se il piano può sembrare audace, i requisiti tecnici, oggi, sono migliori che mai.
Invece di sperare in qualche briciola in più per i numerosi scarti del capitalismo ad alta tecnologia, dobbiamo concentrarci su una prospettiva che guardi al di là della singola pagnotta. Questa prospettiva sarà raggiungibile, solo se la si inizia a sviluppare e progettare oggi, anche istituendola attraverso le frontiere. Contro un ordine in cui la crisi è la normalità e la normalità implica uno stato di crisi.
La possibilità che ci si presenta ad Amburgo consiste nell'utilizzare la piattaforma del G20 come vetrina, insieme ai nostri amici da tutta Europa e oltre, attraverso la messa a fuoco sulla logistica, seguendo come scopo il superamento della politica simbolica.
Il nostro obiettivo è trovare una via d'uscita per ferire il capitalismo in un punto vitale e rifiutare la deriva della barbarie nazionalista e religiosa. Senza rivelare troppo: questa via d'uscita non si avvia con un appello allo Stato, ma con una interruzione transnazionale della logistica del capitale stesso. Perché questo è l’unico modo.
Lottiamo per qualcosa di meglio del presente!
Traduzione a cura di Berlin Migrant Strikers
Fonte: dinamopress.it
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