di Enrico Piovesana
Operazioni militari di intelligence o guerra segreta incostituzionale fuori dal controllo del Parlamento? Per Felice Casson, segretario del Copasir, l’impiego in Libia di forze speciali italiane decretato da Renzi a febbraio, sarebbe “fuori dalla legge e dalla Costituzione” se non rispetterà i limiti previsti dalla legge. “Ma il Parlamento non potrà controllare perché le informazioni sono secretate”, denuncia Luca Frusone, membro M5S della commissione Difesa.
Non è certo la prima volta che l’Italia entra in guerra, con buona pace dell’articolo 11 della Costituzione, regolarmente aggirato con l’artificio semantico delle “missioni di pace” o con la foglia di fico delle autorizzazioni dell’Onu e della Nato. Ma è una novità assoluta nella storia d’Italia che truppe da combattimento italiane vengano inviate in zona di guerra su iniziativa personale del Presidente del Consiglio senza alcun voto in Parlamento.
Decidendo l’invio in Libia degli incursori del 9 reggimento “Col Moschin”, Renzi si è avvalso per la prima volta del nuovo potere attribuitogli da un emendamento infilato, su iniziativa del senatore dem Nicola Latorre, in una legge approvata alla fine dell’anno scorso. L’articolo 7 bis della legge n.198 dell’11 dicembre 2015 di conversione del decreto di proroga delle missioni militari all’estero, approvata dalla Camera il 19 novembre e al Senato il 3 dicembre, consente al premier, acquisito il parere (non vincolante) del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir) di mobilitare “forze speciali della Difesa con i conseguenti assetti di supporto della Difesa” per far fronte a “situazioni di crisi o di emergenza all’estero che coinvolgano aspetti di sicurezza nazionale o per la protezione di cittadini italiani all’estero”.
Per il senatore Democratico e membro del Copasir Felice Casson, “questa norma è estremamente restrittiva perché consente al presidente del consiglio di impiegare forze speciali solo in casi eccezionali, molto circoscritti e limitati, unicamente a supporto di operazioni d’intelligence, non certo per missioni belliche per le quali ovviamente serve l’autorizzazione del Parlamento. I dettagli operativi della missione delle forze speciali in Libia non sono ancora stati decisi, perché non è stata ancora emanata la direttiva di attuazione del decreto del presidente del consiglio. Se si uscisse da questo quadro di eccezionalità saremmo fuori dalla legge e fuori dalla Costituzione”.
In teoria, i dieci parlamentari del Copasir potranno acquisire dai servizi segreti (Aise) informazioni sull’andamento della missione delle nostre forze speciali in Libia, ma queste informative, ammesso che siano complete e veritiere, non potranno essere rese pubbliche secondo l’articolo 36 dellalegge 124/2007. “Con il sistema introdotto dall’emendamento Latorre il Parlamento non potrà sapere cosa effettivamente staranno facendo le nostre forze speciali nel teatro di guerra libico perché tutti gli atti relativi verrano secretati. Non sapremo se le unità del Col Moschin si limiteranno a fornire supporto ad operazioni di intelligence o se invece andranno oltre le competenze dei servizi conducendo operazioni antiterrorismo e missioni di combattimento, come probabilmente sarà in Libia”.
Un altro problema, oltre al reale mandato di queste operazioni, riguarda la loro reale consistenza e dimensione in termini di uomini e mezzi militari impiegati. Se secondo il senatore Casson “la norma riguarda esclusivamente l’impiego di forze speciali Tier-1 escludendo altri assetti”, vale a dire i soli corpi d’élite delle quattro forze armate (il 9° Col Moschin dell’Esercito, gli incursori Comsubin della Marina e quelli del 17° stormo dell’Aeronautica, più i Gis dei Carabinieri), è vero che la legge parla anche di “conseguenti assetti di supporto della Difesa”, cioè le Unità di Supporto Operativo (forze Tier-2 in gergo militare) del 3° reggimento elicotteri per le operazioni speciali (Reos) “Aldevaran”, con elicotteri AB-412 e CH-47 e NH-90, dell’11° reggimento Trasmissioni dell’Esercito e, all’occorrenza, del 185° reggimento Ricognizione acquisizione obiettivi (Rao) della Folgore e dei Rangers del 4º Alpini “Monte Cervino”.
“C’è il rischio – denuncia Frusone – che con questa nuova modalità extraparlamentare vengano impiegate in Libia non solo poche decine di forze speciali ma anche gli uomini e i mezzi delle forze Tier-2 di supporto operativo”. Secondo fonti del Pd critiche verso l’emendamento Latorre, non c’è alcun dubbio in proposito: “La vera novità di questa procedura non è l’impiego delle forze speciali, ma quello dei cosiddetti assetti terrestri di supporto, terrestri, aerei e se necessario anche navali”. Insomma, più che un semplice supporto a operazioni di intelligence, una missione di guerra segreta sul modello della “Operazione Sarissa” delle forze speciali italiane della Task Force 45 in Afghanistan lanciata nel 2006 da Prodi, D’Alema e Parisi. Nulla di nuovo sotto il sole.
Fonte: Il Fatto Quotidiano
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.