Un team di scienziati italiani, Maria Cristina Rulli, Davide Bellomi, Andrea Cazzoli e Giulia De Carolis del dipartimento di ingegneria civile e ambientale del Politecnico di Milano e Paolo D’Odorico, del Department of Environmental Sciences dell’università della Virginia, ha pubblicato su Scientific Reports lo studio “The water-land-food nexus of first-generation biofuels” che sottolinea : «Circa un terzo della popolazione malnutrita del mondo potrebbe essere alimentato utilizzando le risorse attualmente utilizzate per la produzione di biocarburanti»,
Per la sicurezza energetica sono state incentivate opportunità di investimento e politiche energetiche che hanno fatto crescere esponenzialmente la produzione e il consumo di biocarburanti come il bioetanolo e il biodiesel, ma i ricercatori del Politecnico di Milano e dell’università della Virginia fanno notare che «La terra e l’acqua che altrimenti potrebbero essere utilizzate per la produzione di alimenti sono sempre più utilizzate per la produzione di colture per il carburante».
Dallo studio emerge che circa il 4% dei terreni agricoli tra il 3 e il 4% dell’acqua dolce del mondo vengono utilizzati per coltivare biocarburanti e questo mentre un terzo degli esseri umani sono malnutriti. Con una popolazione mondiale che ha già raggiunto circa 7,4 miliardi di persone e che dovrebbe arrivare a 9 miliardi entro la metà del secolo, i fabbisogni di cibo e carburante potrebbero entrare in conflitto.
D’Odorico, che insegna scienze ambientali all’università della Virginia, spiega: «Stiamo indagando e valutando gli effetti di biocarburanti sulla sicurezza alimentare, il nesso cibo-energia e il suo legame con l’appropriazione globale di terra e acqua. Le risorse di terra e acqua richieste dalla produzione di biocarburanti sono state mal quantificate e e stiamo cercando di avere una migliore comprensione per contribuire ad informare la politica pubblica».
Secondo D’Odorico, «Se la produzione di biocarburanti per il trasporto dovesse aumentare fino al 10% del combustibile totale utilizzato dal settore dei trasporti – come si prevede che avvenga sulla base delle politiche aziendali e dei recenti modelli che favoriscono la produzione di energia rinnovabile – il pianeta potrebbe soddisfare le esigenze alimentari di solo circa 6,7 miliardi di persone. Siamo di fronte a un deficit alimentare per circa 700 milioni di persone rispetto alla nostra attuale popolazione mondiale. Con la popolazione in crescita potrà solo peggiorare».
Il team di ricerca italiano ha basato la sua analisi sui tassi di consumo di biocarburanti desunti dai dati della Fao e da altre fonti e ha valutato l’impronta idrica e sul suolo per unità di energia prodotta dal biocarburante e ricostruito la struttura del commercio mondiale delle colture bioenergetiche. I ricercatori italiani hanno quindi determinato in circa il 4% la percentuale di terreni agricoli e dell’acqua utilizzati per produrre i biocarburanti, quanto sarebbe sufficiente ad alimentare circa 280 milioni di persone se venissero utilizzati per coltivare cibo.
D’Odorico conclude: «Questi risultati dimostrano chiaramente la misura in cui i biocarburanti sono in competizione con il cibo per le limitate risorse idriche e di suolo del pianeta, e che stanno diventando un ostacolo supplementare per portare la produzione alimentare in linea con le crescenti esigenze della popolazione umana».
Fonte: Green Report
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