di Alexandre Rousset
Continuano ad arrivare buone notizie dalla Francia dove la campagna del nostro compagno Jean Luc Melenchon conquista crescente consenso popolare. Quando la sinistra radicale ha accesso ai media come sta accadendo nella campagna presidenziale nei dibattiti tra i presidenti si scopre che le posizioni antiliberiste non sono assolutamente minoritarie. Con una crescita record di 19 punti il candidato alle presidenziali sorpassa, questo mese, Emmanuel Macron con il 51% di opinioni positive nell’ultimo termometro Elabe di “Les Echos” e Radio Classique. È una nuova dimostrazione del dinamismo di Jean-Luc Mélenchon nello sprint finale di questa campagna elettorale. Il candidato alle elezioni presidenziali guadagna, questo mese, 19 punti percentuali nel termometro politico di Elabe realizzato da “Les Echos” e Radio Classique.
Ciò gli permette di diventare il personaggio politico preferito dai francesi, con il 51% di opinioni positive, di gran lunga avanti a Emmanuel Macron e Alain Juppé, entrambi al 44%. «È un fatto assolutamente inedito», constata Yves-Marie Cann, direttore degli studi politici di Elabe.
Ciò gli permette di diventare il personaggio politico preferito dai francesi, con il 51% di opinioni positive, di gran lunga avanti a Emmanuel Macron e Alain Juppé, entrambi al 44%. «È un fatto assolutamente inedito», constata Yves-Marie Cann, direttore degli studi politici di Elabe.
Dal lancio di questo termometro nell’autunno del 2015, non era mai accaduto che un personaggio politico registrasse una progressione così forte. Jean-Luc Mélenchon è, inoltre, l’unico ad oltrepassare la soglia simbolica del 50%. Solo Alain Juppé c’era riuscito tra dicembre 2015 e marzo 2016.
SecondoYves-Marie Cann i dibattiti televisivi hanno giocato un ruolo importante per l’ex senatore del Parti Socialiste: «è riuscito a convincere della propria vicinanza alla vita quotidiana delle persone e alle loro aspettative», spiega.
Un’immagine «attenuata»
Jean-Luc Mélenchon avanza naturalmente a sinistra, dove guadagna 19 punti percentuali, arrivando al 71% di opinioni positive, ben distante da Emmanuel Macron et Benoît Hamon, tutti e due al 62%. Ma realizza uno sfondamento anche tra la destra e l’estrema destra, arrivando rispettivamente al 33 e al 37% di opinioni positive. «Riesce a incarnare la protesta contro il sistema. E questo tocca tutte le sensibilità», sottolinea Yves-Marie Cann.
Per il sondaggista se il candidato arriva a suscitare un tale entusiasmo è perché è riuscito ad «attenuare la propria immagine». «Le sue analisi sono sempre state sostenute da molti francesi, ma i suoi scatti di rabbia costituivano un handicap», spiega. Il sondaggista, tuttavia, è prudente: «Il suo progresso può rispecchiare una fragilità, un’incertezza dell’opinione. Il minimo passo falso e tutto potrebbe affondare», avverte prima di fare il parallelo con le elezioni del 2012. «Anche allora aveva conosciuto una bella dinamica sul finire della campagna elettorale, ma la sera del primo turno il risultato fu più basso del previsto con l’11,1% dei voti».
Fillon ancora al posto più basso
L’avanzata spettacolare di Jean-Luc Mélenchon contrasta con le prestazioni degli altri candidati che restano simili a quelle dell’ultima indagine. Emmanuel Macron resta sul podio con il 44% di opinioni positive, perdendo un punto percentuale questo mese. Stessa perdita per Benoît Hamon, che si classifica quinto con un’immagine giudicata positiva dal 33% degli intervistati.
Marine Le Pen si piazza immediatamente dopo il candidato socialista con il 32% di opinioni positive, in crescita di 4 punti percentuali. Tra i simpatizzanti di destra (fuori dal Front National), guadagna poi 8 punti, arrivando al 38%. «È una cattiva notizia per François Fillon», segnala Yves-Marie Cann.
Come il mese scorso il candidato dei Repubblicani non raccoglie che il 23% di opinioni positive e, soprattutto, il 49% di opinioni “molto negative”. Nessun personaggio presente nello studio suscita un tale rifiuto. «La sua immagine è profondamente segnata dalle vicende. Gli resta uno zoccolo duro ma la frattura è così forte che sarà difficile per lui espandersi oltre questa base», avverte il direttore degli studi politici di Elabe.
Baroin in testa a destra, Valls allo sbando a sinistra
Nonostante conservi il 65% di opinioni favorevoli nell’elettorato di destra, François Fillon è sorpassato da Alain Juppé e, soprattutto, da François Baroin che si insedia in testa alla classifica con il 67% di opinioni positive dopo un’avanzata di 10 punti percentuali. «Valorizzandolo in questa campagna elettorale, François Fillon ha puntato sul cavallo giusto, può appoggiarsi su di lui per tentare di recuperare qualche voto», afferma Yves-Marie Cann.
Anche Nicolas Dupont-Aignan ottiene un buon avanzamento, guadagnando 10 punti percentuali tra gli elettori di destra, con un 45% di opinioni positive. «La sua copertura mediatica durante la campagna elettorale ha avuto successo. Se continua a crescere potrebbe diventare un pericolo per Fraçois Fillon», avverte il sondaggista.
Al contrario Manuel Valls conosce una forte caduta di 7 punti percentuali, scendendo al 18% di opinioni positive tra i francesi. Tra i simpatizzanti di sinistra la caduta è ancora più pesante: l’ex primo ministro perde 13 punti, arrivando al 30% di opinioni positive. Per Yves-Marie Cann la ragione di questo abbandono è semplice da trovare: «Sconta la sua decisione di votare per Emmanuel Macron. Di più, la loi travail e il 49-3 sono ancora nella memoria. Avrà bisogno di tempo per riabilitare la propria immagine».
Hollande finisce il suo mandato al 26%
Hollande finisce il suo mandato al 26%
François Hollande vuole credere che il tempo riabiliterà il bilancio su di lui e che la storia renderà merito al suo operato. È parecchio fuori strada. Nonostante la sua rinuncia a candidarsi per un nuovo mandato, la sua quota di fiducia non supera il 26% nel termometro Elabe. Grazie ai simpatizzanti di sinistra (+24 punti percentuali, per arrivare al 58%) ha riguadagnato 12 punti da novembre. Il socialista ha vissuto un quinquennio di impopolarità: è sceso sotto la soglia del 50% dall’estate del 2012, sotto quella del 40% alla fine del 2012 e sotto quella del 30% nel corso del 2013. Per non risalire più, ad eccezione di una breve ripresa dopo gli attentati del 13 novembre 2015.
Articolo pubblicato su Les Echoes
Traduzione di Mauro Azzolini
Fonte: rifondazione.it
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