di Riccardo Petrella
La criminalizzazione dei migranti, degli impoveriti ed esclusi, dei cittadini manifestanti è la fine della giustizia, della democrazia della libertà. Alcuni giorni fa, a Ventimiglia, diverse persone sono state condannate per aver dato del cibo agli immigranti. In certi comuni italiani, agire con carità è diventato un atto criminale. Gli immigranti sono persone non grate. Da anni anche la criminalizzazione degli impoveriti, degli esclusi, della “gente di viaggio” (specie i Rom) è un fenomeno diffuso, non solo nel nostro paese. I “senza casa”, per esempio, sono sistematicamente rigettati dal “soggiorno” in luoghi pubblici accusati di insudiciare il decoro delle nostre città. Infine, ora, la semplice intenzione, di partecipare ad una manifestazione pubblica autorizzata può, addirittura, “giustificare” l’interdizione di manifestare in pubblico e l’ingiunzione di un ritorno obbligatorio (il foglio di via) al proprio luogo di residenza. Incredibile, eppure ciò è accaduto il 25 marzo scorso in occasione delle manifestazioni per il 60° anniversario dei trattati di Roma.
Tre pullman di manifestanti sono stati fermati per controlli di polizia e successivamente condotti presso il centro di Tor Cervara dove i manifestanti sono stati trattenuti per ore inibendo cosi loro la partecipazione al corteo. Nel corso delle perquisizioni sarebbe stato rinvenuto un coltellino da formaggio. A ventitre “manifestanti intenzionali” trattenuti erano stati preventivamente notificati fogli di via per il periodo di 3 anni; trattasi di persone incensurate a cui non è stato contestato alcun comportamento illegale.
Tre pullman di manifestanti sono stati fermati per controlli di polizia e successivamente condotti presso il centro di Tor Cervara dove i manifestanti sono stati trattenuti per ore inibendo cosi loro la partecipazione al corteo. Nel corso delle perquisizioni sarebbe stato rinvenuto un coltellino da formaggio. A ventitre “manifestanti intenzionali” trattenuti erano stati preventivamente notificati fogli di via per il periodo di 3 anni; trattasi di persone incensurate a cui non è stato contestato alcun comportamento illegale.
Lo stesso sta accadendo in queste settimane ai cittadini del Salento che manifestano, insieme ai loro sindaci, contro la costruzione del gasdotto TAP (Trans-Adriatic Pipeline). Questa prevede lo sradicamento di centinaia di ulivi secolari e la perforazione del terreno lungo spiagge non ancora devastate e in zone agricole, con grave pregiudizio per il patrimonio paesaggistico e naturale e le attività turistiche ed agricole del salentino.
Opporsi ad una decisione governativa, usando il diritto di libertà di pensiero e di opinione non per rigettare gli altri, non per far violenza contro i più deboli, i più fragili, non per praticare l’odio e la guerra economica competitiva fra i popoli, ma per difendere i diritti umani e della natura, la giustizia e la democrazia, è considerato oramai un atto criminale. Come nel caso delle manifestazioni anti-TAV, i cittadini che manifestano rispettando la democrazia e i diritti sono minacciati di condanne per atti “sovversivi” contro lo stato in nome del denaro, dietro l’alibi mistificatore dello “sviluppo” e del “benessere economico” (dei pochi e per i potenti).
I tre fenomeni di criminalizzazione descritti sono una dimostrazione gravissima della violenza sempre più senza limiti operata contro i cittadini dalle oligarchie che hanno preso il potere in Italia ed in Europa nel corso degli ultimi trent’anni. È urgente lottare affinché i nostri giovani non debbano gridare fra alcuni anni, come dovette fare il popolo francese nel 1792 contro gli oppressori interni ed esterni, “Aux armes citoyens”. La rivolta armata, la guerra civile, non sono il nostro futuro né debbono diventarlo.
Fonte: Banning poverty
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