In questi anni abbiamo sovente parlato dell’alternativa tra socialismo o barbarie. Le scene delle decine di migliaia di profughi che scappano dalla guerra fermati alle frontiere con il filo spinato, dei barconi stracolmi che affondano, delle fosse comuni che vengono scoperte quotidianamente sugli scenari di guerra ci dicono che la barbarie non è un rischio remoto ma la realtà che caratterizza socialmente, politicamente e esistenzialmente l’ora presente. Noi viviamo gomito a gomito con la barbarie che è il frutto maturo delle politiche neoliberiste e che nel nostro paese produce povertà, sfruttamento, situazioni di deprivazione materiale e morale, obbliga decine di migliaia di giovani all’emigrazione. Le politiche neoliberiste, fondate sull’ideologia dell’assolutizzazione della concorrenza producono un clima di insicurezza ed una situazione in cui ogni solidarietà sociale viene corrosa, in cui nasce e cresce la guerra tra poveri, di tutti contro tutti.
E’ quindi dai danni prodotti dalle politiche neoliberiste imposte attraverso l’Unione Europea dalle elites europee di centro destra e centro sinistra che nasce il consenso alle destre populiste. Queste si nutrono delle paure e delle disperazioni sociali per alimentare nazionalismi e razzismi, per fomentare la guerra tra i poveri.
L’obiettivo di fase dei comunisti e delle comuniste
Noi riteniamo che la sconfitta delle politiche neoliberiste sia l’obiettivo di fase per cui i comunisti e le comuniste devono battersi, così come, nella drammatica vicenda della seconda guerra mondiale, i comunisti seppero aggregare forze per sconfiggere il fascismo. La costruzione di un Comitato di liberazione nazionale ed europeo dal neoliberismo è l’obiettivo a cui dobbiamo lavorare per fermare la barbarie che rischia di travolgere la democrazia e le conquiste sociali e civili del secondo dopoguerra.
Questo ci proponiamo quando avanziamo la proposta di costruire un soggetto unitario della sinistra antiliberista in Italia, autonomo ed alternativo al PD. Una proposta politica che era al centro delle decisioni assunte dal congresso di Perugia del 2013 e che è stata riconfermata dalla consultazione interna al partito svoltasi alla fine dell’anno scorso con la partecipazione di oltre 5.000 compagni e compagne. Riteniamo infatti che il terreno dell’unità costituisca un fattore fondamentale al fine di dar vita ad un processo di aggregazione e partecipazione politica di massa, che permetta la convergenza della gran parte di quelle energie sociali, intellettuali e politiche che oggi si battono in modi e in forme diverse contro il neoliberismo. Quelle energie che sono oggi in gran parte al di fuori delle forze politiche organizzate e che solo un processo unitario democratico e partecipato, basato sul principio di una testa un voto può permettere di coinvolgere in un progetto che sia percepito come proprio e non come l’adesione all’iniziativa di questa o quella parte politica.
Abbiamo perseguito questo obiettivo con il “tavolo delle forze di sinistra”, tavolo che dopo aver prodotto il positivo documento “Noi ci siamo, lanciamo la sfida”, ha fallito il suo obiettivo a causa della scelta settaria di SEL e alcuni fuoriusciti dal PD di dar vita ad un nuovo partito – Sinistra italiana – che ripropone un rapporto ambiguo con il PD, come mostra la vicenda delle elezioni amministrative. La scelta di far fallire il processo unitario per dar vita a Sinistra italiana costituisce quindi un grave errore: non rispondendo all’esigenza dell’unità della sinistra e non definendo con chiarezza la prospettiva politica di alternativa, indebolisce la lotta necessaria per difendere gli interessi delle classi sociali colpite dalla crisi.
Il fallimento del tavolo delle forze di sinistra segnala quindi le difficoltà e le resistenze fortissime con cui dobbiamo fare i conti ma non mette in discussione il nostro obiettivo di fase di sconfiggere il neoliberismo e a tal fine di costruire una sinistra unitaria antiliberista, autonoma ed alternativa al PD. Per questo dobbiamo riprendere il percorso, seguendo altre strade ed altri percorsi, a partire dalla nostra capacità di iniziativa politica sui temi fondamentali per la nostra gente e di relazione con il complesso delle forze sociali, culturali e politiche che si muovono sul terreno della lotta al liberismo.
La nostra iniziativa politica
In questo percorso il CPN impegna tutto il partito ad operare per:
-sviluppare una mobilitazione contro la guerra imminente, sia cogliendo gli elementi di novità della fase, sia superando l’assuefazione ai conflitti e alle loro conseguenze, con l’obiettivo di suscitare un grande movimento contro la guerra, contro la Nato per il disarmo.
-contribuire con tutte le nostre forze e le nostre capacità organizzative e politiche per la riuscita della campagna referendaria, una stagione di mobilitazione sociale complessa e articolata che apre grandi speranze e grandi opportunità di protagonismo e di partecipazione, contrastando la passivizzazione di massa. Noi dovremo avere la capacità di connettere e di unire le motivazioni dei singoli quesiti abrogativi in una trama unitaria e solida, che si oppone alle politiche di austerità del governo Renzi e della UE e affronta in modo innovativo la difesa della Costituzione come rilancio della democrazia, della uguaglianza e dei diritti del lavoro contro il prevalere della legge del mercato.
La Lex mercatoria si sostituisce a quella del diritto e del governo pubblico nel TTIP. In opposizione al TTIP si è sviluppata una rete nazionale, e in Italia la Campagna STOP TTIP con la quale organizziamo iniziative di comunicazione e di mobilitazione e alleanze che rompano il muro del silenzio ad arte costruito attorno al TTIP. E’ indetta una manifestazione nazionale di carattere europeo per il 7 maggio a Roma, manifestazione a cui diamo l’adesione impegnando tutte le strutture del partito al massimo impegno per la sua riuscita. Accanto alla proposta della manifestazione nazionale, è stata lanciata la campagna “Fuori il TTIP dalla mia città”, come importante strumento di sensibilizzazione dal basso e di pressione sui Comuni, perché si riconoscano come primi rappresentanti delle comunità territoriali e si schierino contro il TTIP che ne attacca i diritti, la qualità della vita e la democrazia.
- Utilizzare il terreno delle elezioni amministrative per cogliere il malcontento, il disagio sociale e la critica alle politiche del PD, dando vita a liste unitarie di sinistra, autonome ed alternative al PD, in ogni città. Gli obiettivi principali riguardano l’obiettivo della difesa del territorio, di ‘cemento 0’, del carattere pubblico dei servizi e del loro mantenimento, della tutela degli uomini e delle donne colpiti dalla crisi, disoccupati e/o in pericolo di sfratto. Liste che mettano al centro la proposta e la pratica della democrazia partecipata.
- Prosecuzione della campagna su “i soldi ci sono” che rappresenta un punto di lettura dell’attuale fase del capitalismo e la proposta di uscita dalla crisi nella direzione del superamento della guerra tra i poveri e di costruzione del conflitto di classe, del basso contro l’alto, i ricchi, le banche e le multinazionali.
- Rilancio del Partito della Sinistra Europea, della sua soggettività e capacità di iniziativa e attivazione anche in Italia di una rete per il “piano b” la più ampia e unitaria possibile.
- Attivazione a tutti i livelli di una attività di interlocuzione con tutti i soggetti sociali, culturali e politici che noi riteniamo possano essere interessati alla prospettiva di una sinistra unitaria antiliberista.
La cura del Partito
Per realizzare il nostro progetto politico e questo piano di lavoro è necessario avere cura del partito, del suo radicamento sociale, del rafforzamento della sua attività politica, a tal fine sottolineiamo:
- l’importanza della campagna sul finanziamento L19, che dovrà non solo consolidare i risultati dello scorso anno, ma ampliarli e estenderli fra iscritti/e simpatizzanti, amiche e amici.
- la centralità del tesseramento, del reclutamento di nuove donne e nuovi uomini che si impegnino politicamente per la Rifondazione Comunista.
- la necessità di costruire un clima interno al Partito che riconosca la necessità di superare un dibattito politico ingessato, che invece di sviluppare il confronto politico al fine di migliorare la proposta e l’iniziativa politica tende a cristallizzarsi in separatezze incomunicanti, mettendo in discussione l’esistenza stessa del Partito. Il rischio maggiore che corre Rifondazione Comunista è dato dalle sue dinamiche correntizie interne, ancora prima che dalle difficoltà della fase in cui ci troviamo ad operare.
Documento approvato dal Comitato Politico Nazionale di Rifondazione Comunista
Ferrero, Acerbo, Capelli, Fantozzi, Gelmini, Locatelli, Mainardi, Rinaldi, Sgherri, Tecce
documento approvato con 42 voti a favore, documento prima firmataria Barbarossa 17 voti, 6 astenuti.
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