di Andrea Colombo
«Abbiamo approvato il Def con la correzione di bilancio. Abbiamo conti in ordine senza aumentare le tasse». Appena due ore di consiglio dei ministri, e alla fine Gentiloni tripudia. La previsione di crescita per quest’anno è migliorata, dall’1 all’1,1%: scarsa e un po’ azzardata. Per i prossimi anni, invece, la previsione è al ribasso: dall’1,3 all’1% nel 2018, dall’1,2 all’1% nel 2019. Colpa dei parametri europei, spiega il ministro dell’Economia, poi però, nel 2020, «ci sarà un’impennata verso l’alto». Il rapporto deficit/Pil per il 2018 è fissato all’1,2% dall’attuale 2,1% (dopo la manovra correttiva). Significa far scattare le clausole di salvaguardia, una ventina di miliardi da recuperare con la legge di bilancio. Per riuscirci senza alzare almeno di un punto l’Iva non basterebbe il principe dei prestigiatori.
Gentiloni anticipa che l’Italia farà il possibile perché quelle clausole, che nel Def rispettano alla lettera i parametri europei, vengano almeno ammorbidite. «Sono stime conservative», ripetono lui e Padoan. Andrà meglio di così, sia perché la speranza nella generosità dell’Europa è forte sia perché il governo spera che quell’1,1% di Pil si riveli troppo pessimista. Sinora, per la verità, è andata all’opposto.
Gentiloni anticipa che l’Italia farà il possibile perché quelle clausole, che nel Def rispettano alla lettera i parametri europei, vengano almeno ammorbidite. «Sono stime conservative», ripetono lui e Padoan. Andrà meglio di così, sia perché la speranza nella generosità dell’Europa è forte sia perché il governo spera che quell’1,1% di Pil si riveli troppo pessimista. Sinora, per la verità, è andata all’opposto.
Nella conferenza stampa finale, nessuno trova opportuno addentrarsi nei particolari. Più che l’illustrazione di una manovra sembra un comizio. Molto tempo e moltissime parole spese per magnificare il trend positivo e l’ulteriore impulso che arriverà su tutti i fronti con le misure varate. Contagocce quando si tratta di dettagliare le medesime: «Sono quasi tutte ben definite», ammette Padoan. Significa che bisogna ancora trattare con i partiti, in particolare con il Pd. «Ma in cdm l’accordo è stato completo e unanime – chiosa Gentiloni ed è un particolare importante – Le decisioni verranno discusse in parlamento e non in altro luogo».
La manovra correttiva è stata varata, ma con la formula «salvo intese». Per sapere da dove arriveranno i 3,4 miliardi chiesti dalla Ue bisognerà aspettare. Si saprà qualcosa in più oggi. Ci sono 800 milioni che dovrebbero entrare con i tagli lineari ai ministeri, un altro miliardo arriverà dall’ampliamento dello split payment, ma anche considerando tutte le possibili varie ed eventuali non è chiaro come verrà trovato il resto, una volta sacrificate tutte le tasse, dunque, almeno a quanto si deve dedurre dalle parole di Gentiloni, non solo quelle bocciate in partenza dal Pd su benzina e alcolici ma anche quelle su gioco d’azzardo e tabacchi.
Nel Piano di riforma saranno presenti le privatizzazioni, e Padoan è sicuro che renderanno quanto previsto senza ribassi. Ci saranno la contrattazione decentrata, le misure sulla concorrenza e quelle contro la povertà. Figureranno anche misure tributarie, ma Padoan non ha voluto dire se si tratterà di quella facilitazione dei pignoramenti che dovrebbe «invogliare» ad accelerare la rottamazione delle cartelle aumentando così gli introiti. Proprio sulla porta del consiglio dei ministri si è infilata nel Def un’altra voce: 2,8 mld per aumentare di 85 euro in media i contratti del Pubblico impiego. Senza il rispetto dei contratti, con coperture garantite, la Cgil aveva già promesso lo sciopero generale. Con i fondi previsti dalla scorsa manovra non si sarebbe andati oltre un aumento di 35 euro. Per il 2019 serviranno altri 2,8 miliardi, per il 2020, 4,6.
Il decretone varato insieme al Def non conterrà solo la manovra correttiva ma anche le misure per il terremoto, per gli enti locali e per la crescita, incluso un piano di investimenti fino al 2032 per 47,5 miliardi. La scelta di infilare di tutto e di più in un unico provvedimento si spiega più con la logica politico-mediatica che con qualsiasi altra razionalità. Bisogna restituire l’immagine vincente di una politica espansiva che procede a vele spiegate lungo la rotta tracciata da Renzi e dal suo governo, e l’unica per farcela è mischiare tutto.
Si spiegano così i toni non solo ottimisti ma decisamente trionfalistici usati da tutti i ministri, anche se Padoan ammette: «Siamo su un crinale, bisogna procedere con prudenza». Quanto di tanto entusiasmo sia motivato e quanto sia solo campagna elettorale anzitempo lo si capirà un po’ a partire da oggi, quando arriveranno cifre e dettagli del decretone, e molto dopo l’estate, quando le cifre dovranno tradursi in misure concrete.
Fonte: Il manifesto
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