di Loredana Fraleone
Senza grandi clamori, come nello stile del governo Gentiloni, la 107 detta “Buona Scuola”, è stata completata con l’approvazione dei decreti delegati, varati nel gennaio scorso. Il Parlamento ancora una volta è stato espropriato della possibilità di discutere nel merito dei provvedimenti, non parliamo poi della possibilità di interloquire con i soggetti interessati, solo alcuni dei quali, in particolare le associazioni per i disabili, le più temute, sentite in commissione. Viene da dire che il misfatto è compiuto, anche se ancora non sono disponibili i testi approvati, che non dubitiamo siano in perfetta sintonia con una legge che ha allontanato in modo significativo il mondo della scuola dal dettato costituzionale, sia rispetto al diritto allo studio che alla libertà d’insegnamento.
Molte agenzie che si occupano di scuola e alcuni sindacati hanno fornito informazioni edulcorate di contenuti, che alluderebbero all’ampliamento dei diritti e persino a maggiori investimenti, mettendo in ombra quelli che valorizzano ancora di più l’alternanza scuola-lavoro diventato requisito anche per l’ammissione all’esame di maturità, “la rapida transizione nel mondo del lavoro” (leggi canalizzazione precoce), un ruolo più pesante dell’INVALSI come agenzia che si sostituisce alla valutazione dei docenti, il minestrone di soggetti per la gestione di nidi e la scuola di base. Si potrebbe aggiungere molto altro, ma non è necessario mettere in evidenza troppi aspetti tecnici, per capire quello che si afferma anche con i decreti delegati e il profilo politico culturale che li sottende.
L’ideologia del mercato invade così, con l’ennesimo strappo, un ambito che ha resistito, come nessuno in questo paese, alla sua egemonia e potrebbe persino continuare a farlo in forme magari meno conflittuali in senso tradizionale.
Non vedo questa possibilità per una sorta d’inguaribile ottimismo, ma perché nella migliore tradizione del capitalismo la “Buona Scuola” è densa di contraddizioni e poggia su un’ideologia tanto più feroce quanto più debole. Entrare in quelle contraddizioni è il nostro impegno futuro e spazzarla via il nostro obiettivo principale.
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